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Iraq: obiettivi e sfide dei primi sei mesi del governo al-Sudani

“L’Iraq oggi, dopo la formazione del nuovo governo, è un Iraq completamente diverso. Oggi ci stiamo aprendo all’intera regione e l’Iraq è uno dei pilastri che sostengono la regione ed è stabile; vive in coesistenza ed armonia, con partnership economiche con gli altri paesi.”Queste sono state le prime parole pronunciate da al-Sudani alla Munich Security Conference 2023, dove il primo ministro ha esplicato le priorità, le sfide ed i progetti del suo governo. Come si è mosso al-Sudani nei primi sei mesi a livello regionale, internazionale ed interno?

Iraq: obiettivi e sfide dei primi sei mesi del governo al-Sudani

La prima visita estera è stata la Giordania da Abdullah II, per rafforzare i legami economici ed energetici, con progetti quali l’oleodotto Bassora-Aq

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La prima visita estera è stata la Giordania da Abdullah II, per rafforzare i legami economici ed energetici, con progetti quali l’oleodotto Bassora-Aqaba e l’interconnessione delle linee elettriche nazionali, che consentirebbe all’Iraq di ridurre la dipendenza energetica dall’Iran. La Giordania è parte dell’intesa triangolare, nata nel 2019 tra Iraq, Giordania ed Egitto, dove al-Sudani si è recato per concordare progetti infrastrutturali e investimenti. La partnership basata su interessi di sicurezza, economici e politici punta a sfruttare le economie di scala (i tre paesi assieme hanno 150 milioni di cittadini e $ 500 miliardi di PIL).

Visite significative sono state quelle con l’Arabia Saudita e con gli EAU, per assicurare continuità nel riavvicinamento ai paesi del GCC, passo non scontato visto che al-Sudani è legato al Quadro di Coordinamento Sciita (CF) e quindi potrebbe essere molto influenzato dagli interessi iraniani. Il ministro saudita Faisal ha elogiato il ruolo iracheno per la stabilità regionale e la mediazione ed ha discusso di accordi di cooperazione economica e di sicurezza, è in corso il progetto di collegare la rete elettrica tra Arar e Yusufiya, e c’è un MOU sulla condivisione di intelligence. Vi sono state visite di investitori e sono ripresi i collegamenti aerei tra i due paesi.

Il 9 febbraio al-Sudani si è recato negli EAU per rafforzare la cooperazione economica, politica, diplomatica e fissare la 10° sessione del Joint Commitee. Gli EAU sono un partner rilevante per la ricostruzione irachena (hanno investito 3 miliardi $ e partecipato all’iniziativa Revive the spirit of Mosul). Importante passo avanti è l’accordo per la salvaguardia degli investimenti: gli EAU sono in Iraq con la Crescent Petroleum, Abu Dhabi Ports Group e per la realizzazione di impianti solari con la Masdar.

A livello di soft power verso i paesi arabi è significativa la scelta di ospitare la 25° Gulf Cup a Bassora: le esenzioni hanno consentito ai fan arabi di recarsi in Iraq senza visto, creando interazioni people to people. Al-Sudani, rimarcando di voler sviluppare le relazioni con i paesi del Golfo, ha parlato di “Golfo Arabico”, non di Golfo Persico, suscitando la protesta formale iraniana.

Più complessi risultano invece i dossier con la Turchia, viste le incursioni militari turche per colpire il Kurdistan iracheno e la gestione congiunta delle risorse idriche. La visita ad Erdogan il 21/03 si è conclusa con dichiarazioni sulla cooperazione economica ma pochi risultati concreti. Sul PKK Erdogan è stato irremovibile, mentre al-Sudani ha dichiarato che l’Iraq non sarà usato per attaccare la Turchia e ha proposto di risolvere la questione attraverso la cooperazione e l’intelligence, evitando l’uso della forza. Riguardo all’annosa disputa sulla quota d’acqua che la Turchia, dopo la costruzione delle dighe del GAP su Tigri e Eufrate, lascia defluire verso l’Iraq, Erdogan ha accettato di aumentare il flusso per un solo mese. Rimane alta anche la tensione per la riapertura degli oleodotti, dopo l’accordo raggiunto tra Iraq e Kurdistan.

La seconda Conferenza di Baghdad, a Sweimeh a dicembre 2022, è stata un test importante per al-Sudani, che ha dimostrato di essere qualificato e di saper raccogliere sostegno a livello regionale ed internazionale. Hanno partecipato leader di Iraq, Egitto, Arabia Saudita, EAU, Qatar, Bahrein, Kuwait, Oman, Iran, Turchia, Francia e rappresentanti della Lega Araba, GCC, NU, OIC. Al-Sudani ha riaffermato le linee programmatiche: un Iraq aperto, impegnato a costruire relazioni bilanciate di cooperazione con tutti i partner regionali ed internazionali, che rifiuta la logica delle scelte binarie. Temi fondamentali sono l’interdipendenza infrastrutturale, l’integrazione economica, gli investimenti, la lotta alla corruzione ed all’estremismo, la sicurezza alimentare e la cooperazione ambientale. Ha inoltre segnalato la problematica della condivisione delle fonti idriche e delle incursioni turche e iraniane in territorio iracheno.

Gli sfaccettati rapporti con l’Iran: tra cooperazione, ingerenza e competizione economica. 

L’Iran è un vicino fondamentale e le ingerenze iraniane nel paese sono profonde e istituzionalizzate, visto il ruolo delle PMF ed i forti legami tra Iran e CF. Gli USA hanno dichiarato che non lavoreranno con alcuni ministri, affiliati a gruppi filo-iraniani designati come organizzazioni terroristiche.

Al-Sudani ha ribadito che “l’Iran è un vicino ed abbiamo legami strategici, religiosi ed economici reciproci da molti anni.” Le relazioni restano solide, comprovate da diverse visite bilaterali, con Raisi, Khamenei, Amirabdollahian – che ha chiesto urgentemente la finalizzazione di un documento di cooperazione comprensiva ed ha parlato di affinità strategiche – ed il comandante delle IRGC Hossein Salami, che ha criticato la presenza delle truppe USA e proposto di addestrare i militari iracheni. Prosegue anche la cooperazione economica (l’Iraq è uno dei principali partner commerciali iraniani) ma un punto critico è la dipendenza energetica dell’Iraq dall’Iran da cui importa gas per produrre elettricità.

Autorità irachene hanno partecipato alla commemorazione di al-Muhandis, ci sono scambi a livello giudiziario ed il CF ha spinto al-Sudani a creare una società da 70 $ milioni, gestita da PMF e intitolata ad al-Muhandis. Il 19 marzo è stato siglato un accordo per la sicurezza dei confini, contro i militanti curdi. L’Iraq, che già da novembre ha sostituito con militari iracheni i Peshmerga, ha rassicurato che non permetterà che partano attacchi all’Iran dal suo territorio. L’Iraq ha comunque ribadito il suo disappunto per gli attacchi iraniani in territorio curdo e per la gestione delle risorse idriche. Si apre una competizione economica sulle rotte marittime e terrestri tra i due paesi: entro il 2025 l’Iraq punta a realizzare il Porto al-Faw ed il dry canal, ferrovia che collegherà la Turchia, riducendo l’importanza dei porti di Khorramshahr e di Chabahar. Gli accordi energetici con il GCC e questi sviluppi potrebbero ridurre la dipendenza irachena, limitando quindi le leve dell’ingerenza dell’Iran, che al momento rimane comunque il paese estero più forte in Iraq. Rispondendo ad una domanda specifica alla MSC sulle ingerenze iraniane, Al-Sudani ha replicato che la lettura proposta delle ingerenze iraniane è errata ed ha cercato di sminuirle, affermando che “non permettiamo a nessuna entità o stato di interferire nei nostri processi decisionali”, basati sull’interesse nazionale. Nei fatti l’influenza iraniana nella politica irachena è innegabile ma al-Sudani ha dato prova di sapersi smarcare dai desiderata di Tehran. Ha ribadito la necessità della permanenza delle truppe occidentali per combattere l’ISIS, non allineandosi alla risoluzione parlamentare non vincolante del 2020 ed alle pressioni iraniane, ha mandato truppe scelte per fermare il contrabbando di dollari al confine, sta rimodulando il sistema bancario per essere compliant alle richieste della Federal Reserve (meno flussi illegali di dollari verso l’Iran) e sta investendo sull’indipendenza energetica, con accordi con Siemens, General Electric e Total Energies.

Fonte: Geopolitica.info

 

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