Cruciali per questo traguardo sono state anzitutto le figure apicali dei tre governi in questione, ovvero il presidente statunitense Joe Biden, il pre
Cruciali per questo traguardo sono state anzitutto le figure apicali dei tre governi in questione, ovvero il presidente statunitense Joe Biden, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ed il primo ministro giapponese Fumio Kishida. Non bisogna però tralasciare il ruolo svolto dalle sempre più frequenti crisi che scoppiano nella regione dell’Asia-pacifico, causate secondo questi tre Stati soprattutto dalla Cina e dalla Corea del Nord, ed a un sempre maggior allineamento tra Pechino e Mosca. Benché quest’accordo rappresenti una vera svolta per le relazioni tra Sud Corea e Giappone, i prossimi appuntamenti elettorali nelle tre nazioni partner di questo accordo fanno dubitare della possibilità che questo possa essere veramente duraturo.
L’accordo
La Casa Bianca ha rilasciato il 18 agosto del 2023 un documento che elenca i punti salienti del meeting avvenuto tra i leader dei tre Paesi. Sono stati toccati vari argomenti, che vanno dalle questioni economiche, fino a quelle di sicurezza. Tra i vari impegni che Stati Uniti, Giappone e Repubblica di Corea intendono portare avanti nei prossimi anni, spicca sicuramente quello di svolgere regolarmente esercitazioni militari in collaborazione. Viene espressa anche l’intenzione di tenere incontri regolari sia tra i leader che tra le figure apicali dei ministeri più importanti dei tre Paesi, in maniera simile a quanto accade tra gli Stati della NATO o del G7. Inoltre, si intende aumentare la comunicazione e la consultazione durante le crisi che sempre più caratterizzano la regione dell’Asia-Pacifico. In questo settore è particolarmente importante il progetto per condividere informazioni riguardo ai lanci missilistici della Corea del Nord, ormai sempre più frequenti.
Non vengono tralasciati gli aspetti tecnologici ed economici della cooperazione. Biden, Kishida e Yoon si sono accordati a Camp David per collaborare al fine di rendere le supply chains dei tre Stati sempre più resilienti, soprattutto quelle riguardanti prodotti sempre più fondamentali (ad esempio semiconduttori e batterie). La collaborazione tra queste nazioni si estenderà anche a settori cruciali come sicurezza energetica, intelligenza artificiale ad altri campi di particolare interesse.
Le relazioni tra Giappone e Corea e le fragilità dell’intesa
Le relazioni tra Tokyo e Seul hanno visto sempre alti e bassi a causa dell’occupazione nipponica della penisola coreana, avvenuta tra il 1910 ed il 1945. La precedente amministrazione sudcoreana del presidente Moon Jae-in aveva gestito le relazioni con il Giappone in maniera particolarmente tesa proprio per via di queste problematiche storiche. Il presidente Yoon Suk-yeol intendeva nel suo programma proprio tentare di alleggerire queste problematiche, di modo da poter allineare maggiormente gli interessi strategici di Seul con quelli giapponesi e statunitensi. Già ad aprile del 2023 sembravano esserci stati segnali positivi per un avvicinamento dei rapporti tra Giappone e Corea del Sud. Una vera alleanza tra Giappone e Corea del Sud non è ancora stata raggiunta, ma questo meeting avvenuto a Camp David è sicuramente un punto storico non solo per la collaborazione tra questi due Paesi e Washington (anche se Giappone e Sud Corea sono già strettamente legate agli USA da alleanze militari), ma soprattutto per i rapporti tra le due nazioni asiatiche. Non è un caso che i tre leader che si sono riuniti a Camp David si siano espressi molto positivamente riguardo ai risultati del meeting.
Nonostante ciò, gli stessi motivi che negli anni precedenti hanno reso tesi i rapporti tra Sud Corea e Giappone, rendono precari gli impegni presi a Camp David, e non è detto che questo accordo duri a lungo. In Corea del Sud, la decisione del presidente Yoon ha generato scontento tra gli elettori, mente il suo partito è alle porte delle elezioni legislative che si terrano ad aprile del 2024. Similmente in Giappone, dove il Primo Ministro Kishida non gode di molta popolarità, la nuova collaborazione stretta con Seul ha reso scontenti i politici più conservatori. Si teme inoltre per la stabilità dell’accordo nel caso in cui alle prossime elezioni presidenziali statunitensi, Donald Trump dovesse essere eletto per il suo secondo mandato. Le situazioni interne dei tre Stati, ed i prossimi impegni elettorali dei leader, rendono incerta la durabilità dell’accordo.
Il ruolo di Pechino e Pyongyang nella firma dell’accordo
Tra le ragioni di questa riunione a Camp David è rintracciabile in primis la sempre crescente tensione nel Pacifico. Gli ormai più frequenti test missilistici di Pyongyang preoccupano tutti e tre i Paesi in questione. Tra i più recenti, a metà luglio la Nord Corea ha lanciato due missili in occasione della consegna statunitense di un sottomarino nucleare alla Corea del Sud. Pochi giorni prima, un test ha rivelato il possesso nordcoreano di un vettore balistico in grado di raggiungere gli USA. Il missile sorvolò il Giappone prima di atterrare in mare. Non a caso, nel documento rilasciato dalla Casa Bianca riguardo l’incontro trilaterale a Camp David ci sono vari riferimenti alla Repubblica Democratica Popolare di Corea. I leader hanno infatti riaffermato l’importanza di raggiungere una piena denuclearizzazione dell’armamentario nordcoreano, poiché minaccia la sicurezza della penisola coreana (e non solo). Sono stati poi fatti espliciti riferimenti agli attacchi cyber degli hacker nordcoreani, oltre che all’intenzione di continuare a cooperare per promuovere il rispetto dei diritti umani in Corea del Nord.
Fonte: Geopolitica.info