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L’ONU approva un accordo storico sugli oceani: proteggere il 30% dei mari del mondo

Dopo 19 anni di discussioni, l'ONU ha approvato un accordo che dovrebbe portare al primo trattato internazionale a difesa delle acque internazionali. Rappresenta una svolta storica per la protezione della biodiversità e per la lotta ai cambiamenti climatici. continua su: https://www.geopop.it/lonu-approva-un-accordo-storico-sugli-oceani-vuole-proteggere-il-30-dei-mari-del-mondo

L’ONU approva un accordo storico sugli oceani: proteggere il 30% dei mari del mondo

Fonte: Geopop.it Immaginate il 30% dei mari e degli oceani del mondo protetto a livello internazionale: un sogno? Dal 5 marzo 2023 un po' meno. L'O

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Fonte: Geopop.it

Immaginate il 30% dei mari e degli oceani del mondo protetto a livello internazionale: un sogno? Dal 5 marzo 2023 un po’ meno. L’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), infatti, ha raggiunto un accordo storico e ha finalizzato il testo del primo trattato internazionale per proteggere l'”alto mare”. Con questa espressione si indicano le acque internazionali, quelle situate a oltre 200 miglia nautiche dalla costa e che non rientrano sotto le giurisdizioni nazionali.

Spesso, infatti, si tende a proteggere le aree marine più vicine a riva, ma le acque internazionali sono altrettanto fondamentali in termini ecosistemici. Rena Lee, la presidentessa della BBNJ (Intergovernmental Conference on Marine Biodiversity of Areas Beyond National Jurisdiction), la conferenza che si è occupata della redazione del testo, ha annunciato il raggiungimento dell’accordo al Palazzo di Vetro di New York, dopo oltre 19 anni di discussioni (4 dei quali dedicati a veri e propri negoziati). In prospettiva il trattato potrebbe permettere l’istituzione di vaste aree marine protette, il finanziamento di svariati progetti di conservazione marina e un accesso ragionato e controllato alle risorse presenti negli oceani.

La notizia è stata accolta positivamente da numerose personalità politiche, dal segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, alla presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Hanno espresso soddisfazione anche Nello Musumeci, il Ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, e Gilberto Pichetto Fratin, il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica.

 

Il futuro dell’accordo sulla protezione mare

Il testo concordato dai Paesi membri dell‘ONU, d’altro canto, è solo il primo di una lunga serie di passi che – speriamo – condurranno a un vero e proprio trattato internazionale sulla protezione di mari e oceani. Al momento il contenuto dell’accordo non è stato reso pubblico, anche perché necessita ancora di essere validato dagli uffici legali dell’ONU e tradotto nelle 6 lingue ufficiali dell’Organizzazione (arabo, cinese, inglese, francese, russo e spagnolo).

Dopo questo passaggio dovrà essere ratificato da un numero sufficiente di Paesi per entrare in vigore. Insomma, pur essendo un’iniziativa storica, l’accordo ha ancora bisogno di tempo per concretizzarsi e dare seguito all’impegno delle Nazioni Unite di proteggere il 30% dei mari e delle terre emerse (il cosiddetto 30×30) entro il 2030.

L’importanza di proteggere il mare e gli oceani

Proteggere mari e oceani è di fondamentale importanza, non solo nella parte costiera e rivierasca. Mari e oceani, infatti, attualmente assorbono circa il 25% della CO2 emessa ogni anno dalle attività umane ed emettono più del 50% dell’ossigeno che respiriamo (in particolare grazie al fitoplancton).

In assoluto, proteggere le nostre acque serve a lottare contro i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità (causata, tra le altre cose, dalla pesca eccessiva, detta sovrapesca). Inoltre, aiuta a contrastare l’inquinamento marino, in particolare l’inquinamento da rifiuti, i cui tempi di degradazione in acqua sono spesso molto lunghi.

I compromessi tra Paesi del nord e del sud del mondo

Come mai si è arrivati così in ritardo a un accordo su un tema tanto importante? Semplificando, le difficoltà maggiori sono emerse perché i Paesi del nord e del sud del mondo hanno prospettive e interessi diversi sul tema. In particolare, il dibattito ha riguardato la procedura di creazione delle aree marine protette, il modello da utilizzare per valutare gli impatti ambientali delle attività umane e l’accesso e la spartizione di alcune “risorse marine”: organismi come spugne, krill, coralli, alghe e batteri, infatti, sono diventati sempre più appetibili sia in ambito scientifico sia commerciale, dati i loro possibili utilizzi in medicina e cosmetica.

I Paesi in via di sviluppo hanno sottolineato la loro incapacità di sostenere il costo di spedizioni e ricerche in tutti gli ambiti elencati e di accedere a risorse tanto preziose. Gli Stati più ricchi hanno quindi ceduto e promesso di condividere le risorse. L’Unione Europea, in particolare, ha promesso un investimento di 40 milioni di euro per permettere di arrivare all’effettiva ratifica del trattato e alla sua attuazione.

 

 

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