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Del Vecchio in pressing su Mediobanca

Nel mirino lo statuto della merchant di cui Delfin è primo azionista al 19%. Ma l'imprenditore precisa: nessuna intenzione di revocare il cda. Occhi puntati sull'assemblea del 28 ottobre. Intanto i Benetton escono dal patto

Del Vecchio in pressing su Mediobanca

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Arriva un nuovo scossone agli assetti della Galassia del Nord. In serata Delfin, la holding di Leonardo Del Vecchio che detiene il 19% di Mediobanca, ha chiesto di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea del 28 ottobre proponendo di «eliminare il requisito statutario secondo cui tre amministratori (nel caso in cui il consiglio abbia più di tredici componenti) devono essere dirigenti del gruppo Mediobanca da almeno tre anni» e «altresì di incrementare il numero degli amministratori di minoranza», con la previsione che «più liste possano concorrere alla nomina di tali amministratori», spiega una nota.

Questa sera intanto la famiglia Benetton ha annunciato l’uscita dall’accordo di consultazione di Mediobanca a cui è vincolato il proprio 2,1%. Il sindacato, creato nel 2018 sulle ceneri del vecchio patto, si è progressivamente sgonfiato dopo le defezioni di Unicredit e di Fininvest e raccoglie oggi poco più del 10%. Nella nota di Edizione (la holding di Ponzano Veneto) si precisa che la scelta «si colloca nell’ambito del percorso di ridefinizione delle linee strategiche del gruppo e ha l’obiettivo di mantenere l’assoluta neutralità della visione di Edizione in relazione alle partecipazioni finanziarie detenute, con la volontà di non schierarsi nelle attuali vicende che occupano Mediobanca, pur esprimendo pieno apprezzamento per l’attività svolta dal suo management».

Se insomma i Benetton sono stati molto cauti nei toni, l’annuncio potrebbe essere letto alla luce degli ultimi sviluppi della partita Generali. Ponzano Veneto è azionista diretto della compagnia dal 2006 e la partecipazione si è progressivamente accresciuta fino a raggiungere l’attuale 3,9%. Se finora la famiglia ha scelto di non intervenire nell’accesa dialettica che contrappone Mediobanca (12,9%) agli imprenditori privati Leonardo Del Vecchio (5,13%) e Francesco Gaetano Caltagirone (6,2%), c’è chi ritiene che la scelta di campo sia imminente. I Benetton potrebbero infatti schierarsi con i soci privati, aderendo al patto di consultazione che oggi comprende anche la Crt (1,23%), portando così il peso specifico della coalizione al 16,5%. Se le ipotesi venissero confermate, ci sarebbe meno di un punto percentuale tra i pattisti e la quota che Mediobanca ha raggiunto con il prestito titoli annunciato la scorsa settimana.

Di certo il clima attorno alla governance di Generali si è fatto rovente. Nel corso della riunione di lunedì 27 il cda della compagnia si è nuovamente spaccato sul tema della lista. Lista che, come punto fermo, prevede la riconferma del ceo del Leone, Philippe Donnet per un nuovo mandato. A questo punto appare sempre più probabile che le liste per il rinnovo del board di primavera saranno tre: quella del cda, quella dei pattisti e quella di Assogestioni. Ma da qui ad aprile mancano ancora sei mesi che rischiano di essere incerti per Generali, che tra l’altro è alle prese con partite importanti, a partire dall’opa su Cattolica. E bisognerà capire quale nuovo ceo i pattisti proporranno per le Generali, per tentare di accaparrarsi i voti decisivi del mercato (circa il 40%), con il radar che sarebbe orientato verso manager italiani di primo piano, come Corrado Passera (illimity), Fabrizio Palermo (ex Cdp), Alberto Minali ( Revo ed ex Generali e Cattolica) e Claudio Costamagna.

Fonte: Milanofinanza.it

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