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Intesa potrebbe raggiungere un rating del 10,5% e Berenberg alza il target a 2,25 ma preferisce Unicredit

Il rating resta hold su Intesa Sanpaolo con l'azione che scambia a premio del 25% rispetto ai competitor europei. Un premio che riflette adeguatamente i fattori a supporto della banca come la quota più elevata di ricavi da commissioni. Buy Unicredit che tratta a uno sconto ingiustificato anche rispetto a Intesa

Intesa potrebbe raggiungere un rating del 10,5% e Berenberg alza il target a 2,25 ma preferisce Unicredit

Berenberg alza il target price su Intesa Sanpaolo da 1,85 a 2,25 euro, ma il rating resta hold con l'azione scambiata a 9,7 volte l'utile stimato al 2

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Berenberg alza il target price su Intesa Sanpaolo da 1,85 a 2,25 euro, ma il rating resta hold con l’azione scambiata a 9,7 volte l’utile stimato al 2023 (4,981 miliardi di euro, 4,387 miliardi la stima per il 2021), a premio di circa il 25% rispetto ai competitor europei. Un premio che, a detta del broker, riflette adeguatamente i fattori a supporto della banca. Quali? Intesa Sanpaolo genera una quota più elevata di ricavi da commissioni e può estrarre sinergie di costo dall’accordo con Ubi Banca, entrambi i quali dovrebbero sostenere i suoi utili nel breve termine.

Inoltre, il suo rendimento totale potrebbe raggiungere il 10,5% nei prossimi 12 mesi, fornendo supporto al prezzo del titolo in borsa (solo a livello di dividendo il broker si aspetta 0,2 euro per azione a valere sia sul bilancio 2021 sia su quello 2022 con uno yield del 6,7%). Berenberg crede altresì che la riduzione dei costi sarà il principale driver di crescita dell’utile pre-accantonamenti dell’istituto nel breve termine, dato che i ricavi rimangono sostanzialmente piatti. Questo è dovuto alla crescita dei ricavi da commissioni che più che compensano la pressione sul net interest income, mentre il trading e i ricavi assicurativi si stanno normalizzando.

La prevista riduzione dei costi è il risultato del successo delle sinergie di costo derivanti dall’acquisizione di Ubi. Ma il broker è scettico sulla capacità di generare sinergie (Intesa punta a 300 milioni di euro, ovvero l’1,5% dei ricavi) “poiché storicamente si sono dimostrate difficili da raggiungere. Come tale, prevediamo che i costi di Intesa Sanpaolo diminuiscano del 2,4% l’anno fino al 2023″, ha spiegato, osservando anche che gli investitori sono attratti da Intesa Sanpaolo per l’alta percentuale di ricavi che deriva dalle commissioni (44% nel primo semestre 2021 contro il 30% circa delle banche dell’Ue).

Un terzo dei ricavi da commissioni della banca proviene dai prodotti di asset management, che è un’area di forza. Il suo tasso di penetrazione (AuM/depositi) è dell’86%, 10 punti percentuali più alto della media dei suoi peer italiani quotati. Inoltre, questo tasso è superiore alla media quinquennale della banca, pari all’82%. Questo indica la capacità di Intesa di trasferire i depositi in prodotti AuM e a sua volta questo dovrebbe essere di supporto per i suoi ricavi da commissioni. Come tale, “prevediamo che i ricavi da commissioni di Intesa crescano del 3% circa l’anno fino al 2023”, ha previsto Berenberg.

Naturalmente anche la distribuzione del capitale dovrebbe fornire supporto. “La distribuzione del capitale di Intesa per i prossimi 12 mesi, vale a dire il pagamento del dividendo 2020 sospeso e un payout del 70% sugli utili del 2021, porterebbero a un rendimento totale del 10,5%. Questo dato si confronta favorevolmente con la media delle banche dell’Ue di circa il 7%, che peraltro comprende sia le distribuzioni di capitale ordinario che straordinario”, ha precisato Berenberg che ha stimato che Intesa possa fornire un rendimento sostenibile di circa il 7%, superiore alla media del 6% dei suoi competitor.

“Questi elementi dovrebbero fornire un certo sostegno al prezzo dell’azione, a nostro avviso”, ha aggiunto Berenberg che a conti fatti preferisce Unicredit (buy) a Intesa: “Unicredit è una delle nostre banche preferite dell’Eurozona, dato il miglioramento dell’outlook sugli utili, l’opzionalità del capitale e il potenziale per fusioni e acquisizioni che accrescono il valore. Crediamo che il suo sconto del 60% rispetto al book value tangibile e a Intesa sia ingiustificato”, ha concluso, “e che l’azione abbia un ampio margine di rivalutazione”.

Fonte: Milanofinanza.it

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