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Ambiente marino: implicazioni geopolitiche

Ambiente marino: implicazioni geopolitiche

A prima vista qualcuno potrà avere il dubbio che la questione della tutela dell’ambiente marino abbia poco a che vedere con la geopolitica. Si tratta

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A prima vista qualcuno potrà avere il dubbio che la questione della tutela dell’ambiente marino abbia poco a che vedere con la geopolitica. Si tratta di un errore che molti fanno, non riflettendo sufficientemente circa le significative implicazioni, per esempio, del riscaldamento globale sulla fauna ittica (peraltro messa in grave pericolo anche dalla pesca illegale), sulla salinità dei mari, sull’innalzamento del livello delle acque e sulla circolazione delle correnti marine che, se alterate in modo significativo, hanno significative ripercussioni sul clima globale. La salute dei mari e degli oceani ha, invece, considerevoli implicazioni geopolitiche ed economiche, influendo su questioni fondamentali che riguardano la conformazione delle coste, le risorse ittiche, le attività produttive e il benessere complessivo delle popolazioni, non solo quelle rivierasche.

In tale ambito va sottolineato come il 19 giugno sia stato un giorno storico per gli oceani del pianeta, dato che le Nazioni Unite hanno adottato ufficialmente il primo Accordo internazionale per la protezione dell’Alto mare, ovvero di quelle acque che non ricadono sotto la giurisdizione di alcuno Stato. In sostanza, le aree marine che si trovano oltre la Zona Economica Esclusiva

Approvato definitivamente lo scorso marzo, dopo ben quindici anni di negoziati, l’Accordo rappresenta una tappa cruciale per la salute degli oceani e, aggiungo, nostra. Emozionante e ben augurante l’annuncio fatto dalla presidente della Conferenza, Rena Lee: la nave ha raggiunto il porto.

Difendere gli oceani e i loro ecosistemi situati in profondità e, di conseguenza, la sopravvivenza dell’uomo, questo è l’ambizioso obiettivo del documento, che fornirà la base giuridica per muovere i primi concreti passi per la conservazione e l’uso sostenibile della fauna ittica e la protezione dell’ambiente marino.

Il mare, una biosfera dinamica

Il mare è in continuo movimento, grazie alla presenza delle correnti marine, che mescolano e trasportano importanti masse d’acqua. Anche il Sole e la Luna, per effetto della loro massa, contribuiscono al movimento delle masse d’acqua oceaniche, causando le maree. Le radiazioni solari, infine, riscaldano sia la superficie del mare, generando masse d’acqua di diversa densità, sia la superficie terrestre, causando la formazione dei venti, che provocano onde e influiscono sulle correnti marinei.

In base alle cause che le generano, le correnti marine si possono classificare in correnti di gradiente, di deriva, di marea e geostrofiche. In base alla temperatura possono essere calde o fredde, a seconda della differenza di temperatura tra la massa d’acqua che si sposta e quella che la circonda, superficiali e profonde. Se, invece, teniamo conto della profondità alla quale le masse d’acqua scorrono parallelamente, o quasi, le une sulle altre possono essere classificate in superficiali (0-200 m) e profonde (interne, oltre i 200 m, e di fondo, in prossimità del fondale).

Le correnti superficiali sono determinate principalmente dai venti e dalla rotazione della Terra. I venti si muovono dalle aree di alta pressione verso quelle di bassa pressione e sono causati dalla risalita di aria relativamente calda e dalla discesa di aria relativamente fredda. Il movimento di rotazione terrestre, da occidente verso oriente, devia poi la direzione delle correnti d’aria nel momento della loro salita e della loro discesa nell’atmosfera. Anche le masse d’acqua superficiale (fino alla profondità di circa 100 m) risentono di questi spostamenti d’aria, essendo indotti dal vento per attrito degli strati superiori su quelli inferiori. Sotto l’azione della forza di Coriolis (ma sarebbe meglio chiamarlo “effetto Coriolis”), la direzione del moto viene deviata in senso opposto a quello di rotazione della Terra e ha intensità variabile con la profondità, la latitudine e la velocità delle particelle in movimento. A ciò si aggiunge anche il rimescolamento che avviene in senso verticale, quando masse d’acqua relativamente più calda arrivano ai poli e si raffreddano (ricordate la Corrente del Golfo?), inabissandosi e spostando verso l’equatore l’acqua profonda che, nel suo viaggio, subisce un riscaldamento e “riemerge” a latitudini più basse, ripartendo poi verso i poli, per un nuovo ciclo.

Al movimento orizzontale delle masse d’acqua si aggiunge, quindi, anche un movimento verticale, il cui effetto complessivo descrive una spirale, conosciuta come spirale di Elkman, che contribuisce a mantenere attivo un grande sistema di circolazione di enormi masse d’acqua in continuo rimescolamento.

Importanza economica e geopolitica dell’ambiente marino

Gli spostamenti appena descritti sono indispensabili per la biodiversità e la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta. La risalita e lo sprofondamento delle acque marine, per esempio, sono fenomeni fondamentali per il clima e per la biodiversità sulla Terra. Sono, inoltre, irrinunciabili per la vita nei mari e negli oceani, in quanto questi movimenti fungono da “nastro trasportatore” dei nutrienti che permettono lo sviluppo di plancton, che favorisce la produzione ittica. Un esempio per tutti sono le pescosissime coste del Cile e del Perù, dove la risalita delle acque profonde, ricche di nutrienti, appunto, permette la formazione di enormi banchi di acciughe e di grandi pelagici. Se ne sono accorti anche i cinesi, che battono quelle acque in maniera intensiva, creando anche non pochi problemi nei rapporti internazionali con i paesi rivieraschi sudamericani.

Le masse d’acqua, inoltre, hanno un fondamentale funzione termica, assorbendo più del 90% del calore in eccesso, che viene immagazzinato negli oceani e lentamente “restituito”, contribuendo alla stabilità climatica. Senza questa importante funzione il nostro pianeta sarebbe molto più freddo e la vita sarebbe impossibile. Tuttavia, per dirla in maniera semplice, il calore accumulato dagli oceani negli ultimi anni è molto superiore alle capacità di dissipazione e ciò sta causando una elevatissima mortalità degli organismi marini in tutti gli oceani, comprese importanti specie che formano gli habitat costieri, come coralli, spugne, gorgonie e alghe marine, che contribuiscono in modo determinante alla struttura e al funzionamento degli ecosistemi, fornendo cibo e riparo a molte specie che, altrimenti, non potrebbero sopravvivere.

Come abbiamo visto l’impatto di un mare “depresso” non è, quindi, solo biologico ma anche economico, in quanto la perdita di questi habitat favorevoli comporta la diminuzione del pescato.

La perdita di fauna ittica, inoltre, colpisce le popolazioni locali, in maniera più grave quelle che vivono in territori con problemi di siccità e di povertà. Per sopravvivere queste sono, quindi, costrette a rivolgersi verso altre fonti di sopravvivenza economica non sempre legali, come il contrabbando e la pirateria. Inoltre, le condizioni di disagio sociale favoriscono il fenomeno della migrazione clandestina, spingendo questi disperati verso aree ritenute più socialmente favorevoli. Si innesca, quindi, un circolo vizioso in cui i problemi ambientali creano problemi economici e politici che costringono altri paesi (da soli o inseriti in dispositivi multinazionali) a impegnarsi per rendere sicure le linee di comunicazione marittima, indispensabili per garantire ben il 90% del commercio mondiale. Impegno oneroso che, a sua volta, incide sui bilanci nazionali.

Sotto il profilo meteorologico, non trascurabile l’effetto che la crescente temperatura comporta a livello di maggiore evaporazione delle superfici marine. Ciò fa aumentare la quantità di energia e umidità in atmosfera, che causano fenomeni meteorologici più “aggressivi” e talvolta estremi, anche laddove fino a qualche decennio fa non esistevano. Il risultato è la comparsa di uragani e tifoni, con forti piogge e inondazioni, in aree impreparate a questi fenomeni, che causano morti e danni gravissimi su vaste aree del territorio colpito. Non è un caso, infatti, se da qualche anno nel Mediterraneo si stanno formando fenomeni finora inusuali di cicloni tropicali intensi, denominati “Medicane” (Mediterranean hurricane).

Coprendo una vastissima area della superficie terrestre, i mari custodiscono anche tesori di inestimabile valore. Non mi riferisco solamente alle enormi riserve di gas naturale e idrocarburi, con tutte le implicazioni economiche e politiche che il loro sfruttamento comporta. Mi riferisco anche al patrimonio storico-archeologico ancora custodito sui fondali marini, in particolare del Mediterraneo.

In tale ambito la Marina Militare conduce, in concorso con il Ministero dei beni archeologici culturali e del turismo (MIBACT), specifiche campagne per la ricerca archeologica subacquea e la conservazione dei reperti sommersi. Si tratta di attività altamente specialistiche volte a localizzare e ispezionare i siti archeologici subacquei e i relitti di interesse storico. È una collaborazione estremamente importante che dura da decenni, proprio grazie alla capacità di esplorazione dei fondali marini offerte da unità estremamente sofisticate e specializzate quali Cacciamine e Navi Idrografiche della Marina Militare. Una componente specialistica che, sotto il profilo militare, è importante per assicurare, in concorso con le altre componenti della Marina, la vigilanza e la protezione delle indispensabili linee di approvvigionamento di gas naturale e delle linee subacquee di comunicazione informatica.

Fonte: Difesaonline.it

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