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Imballaggi, idee per le nuove regole europee. Evitando danni per l’Italia

l termine per presentare osservazioni e proposte sul progetto di Regolamento è stato prorogato dalla Commissione al 24 aprile: è da auspicare che le imprese e gli operatori della logistica facciano sentire la propria voce e i propri argomenti verso un approccio pluralista e di più ampio spettro a una questione di grande rilievo e di non agevole soluzione

Imballaggi, idee per le nuove regole europee. Evitando danni per l’Italia

Fonte: Formiche.net Quando approvato nella propria veste definitiva il regolamento europeo in materia di imballaggi e rifiuti da imballaggio avrà u

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Fonte: Formiche.net

Quando approvato nella propria veste definitiva il regolamento europeo in materia di imballaggi e rifiuti da imballaggio avrà un impatto sulle filiere industriali degli Stati membri e sul commercio internazionale. Riuso, reimpiego e riciclo: le parole chiave e le scelte di fondo cui è chiamato il legislatore europeo.

CONTENUTO E OBIETTIVI

Il Regolamento persegue tre obiettivi principali:

prevenire la produzione di rifiuti da imballaggio, riducendone la quantità immessa sul mercato, limitando gli imballaggi non necessari e promuovendo soluzioni di imballaggio riutilizzabili e ricaricabili;
promuovere il riciclaggio di alta qualità (“closed loop”), rendendo tutti gli imballaggi presenti sul mercato dell’Ue riciclabili in modo economicamente vantaggioso entro il 2030;
ridurre il fabbisogno di risorse naturali primarie e garantire un mercato efficiente per le materie prime secondarie, aumentando l’uso di plastica riciclata negli imballaggi.

In concreto, le norme contenute nel progetto di Regolamento sono mirate a coinvolgere il più possibile sia i consumatori nel processo di circolarità dell’economia, garantendo opzioni di imballaggio riutilizzabili, eliminando gli imballaggi non necessari, limitando l’eccesso di imballaggi realizzati con materie prime e fornendo etichette chiare per favorire il corretto riciclaggio; sia le industrie e gli operatori della logistica, creando nuove opportunità di business, soprattutto per le aziende più piccole, e rendendo le filiere produttive meno dipendenti dalle risorse primarie e dai fornitori esterni.

Il Regolamento, una volta approvato ed entrato in vigore (presumibilmente entro il 2027), riaffermerà la centralità e l’obbligatorietà della “gerarchia” dei modi di gestione dei rifiuti, prevista fin dal 2008 dalla legislazione dell’Ue, che dà chiara priorità alla prevenzione, ossia la riduzione degli imballaggi immessi sul mercato, e al riuso rispetto al riciclaggio, a sua volta considerato prioritario rispetto all’incenerimento in discarica con recupero di energia.

RIPERCUSSIONI DELL’ENTRATA IN VIGORE DEL REGOLAMENTO SULLE IMPRESE ITALIANE

I Paesi a grande tradizione di riciclo, come l’Italia, dove il riciclo degli imballaggi ha raggiunto percentuali e livello di efficienza encomiabili, sono piuttosto scettici riguardo a questa nuova proposta europea.

Nel nostro Paese, la gestione degli imballaggi funziona in maniera efficiente, poiché è basata su un sistema di raccolta differenziata integrata, la quale viene supportata, ove necessario, con un sistema più selettivo. A livello nazionale la filiera di riciclo degli imballaggi è all’avanguardia: più di settecento mila piccole e medie imprese (Pmi) italiane partecipano attivamente e sostengono, anche finanziariamente, il riciclo dei rifiuti in modo differenziato. Infatti, la stima italiana per l’anno corrente prevede un riciclo del totale dei rifiuti pari al 75%.

Alcune voci del mondo produttivo italiano sostengono che l’entrata in vigore del nuovo Regolamento rischia di danneggiare tutti i produttori, i relativi fornitori di materie prime nonché gli utilizzatori industriali di imballaggi, penalizzando così un sistema di riciclaggio per il quale il Pnrr ha stanziato, ad oggi, 2,1 miliardi di euro e che potrebbe avere un possibile impatto su 6,3 milioni di dipendenti su un mondo produttivo che fattura 1.850 miliardi di euro l’anno.

Tenendo conto della maturità di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, nelle attività di riciclo, potrebbe essere più corretta l’introduzione di un’ulteriore direttiva – come per altro fatto in passato – anziché un Regolamento, la quale permetta l’innalzamento delle percentuali di attività di riuso degli imballaggi in alcuni settori, con il conseguente beneficio di una maggiore attenzione alla catena logistica da parte delle imprese che ne fanno parte, ma che allo stesso tempo garantisca un maggiore adattamento alla normativa in ciascun contesto nazionale, preservando di conseguenza l’industria del riciclo. In alternativa, potrebbe essere utile abbassare il target da raggiungere per le attività di riuso entro il 2030, permettendo alle imprese di avere maggiore tempo a disposizione per adattarsi alla nuova normativa, salvaguardando maggiormente l’intera filiera produttiva nel processo di transizione.

Sicuramente un Regolamento, vincolante in tutti i suoi aspetti e per tutti gli Stati membri, le imprese e i cittadini dell’Unione europea, è uno strumento molto valido ed efficiente per uniformare tutte le diverse discipline in materia. Occorre però sottolineare che una scelta di campo, uno schieramento netto per il solo riuso, mirato a non lasciare alternative, potrebbe essere un atteggiamento troppo drastico e, in ultima analisi, controproducente, penalizzando i progressi che sono stati fatti e gli investimenti, portati avanti con serietà ed efficienza, nel settore del riciclo.

Si tratta indubbiamente di due modi diversi di trattare i rifiuti, ma forse potrebbe essere un binomio percorribile in futuro, con due approcci complementari sulla strada della transizione ecologica e dell’economia circolare. Il termine per presentare osservazioni e proposte sul progetto di Regolamento è stato prorogato dalla Commissione al 24 aprile: è da auspicare che le imprese e gli operatori della logistica facciano sentire la propria voce e i propri argomenti verso un approccio pluralista e di più ampio spettro a una questione di grande rilievo e di non agevole soluzione.

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