L'inatteso cambio al vertice di Fincantieri, che ha visto ieri andarsene a sorpresa il ventennale ceo, Giuseppe Bono, è stato ben accolto dal mercato.
L’inatteso cambio al vertice di Fincantieri, che ha visto ieri andarsene a sorpresa il ventennale ceo, Giuseppe Bono, è stato ben accolto dal mercato. Il titolo sale, infatti, di quasi il 3% a 0,63 euro per 1,06 miliardi di valore, mentre il Ftse Mib cede lo 0,2%. Gli analisti, nel frattempo, si stanno ponendo alcune domande dopo che Cdp ha scelto la figura di Pierroberto Folgiero, attuale ceo di Maire Tecnimont, come candidato alla carica di nuovo amministratore delegato. Per esempio, qual è il motivo profondo della sua nomina.
Tutte e due le nomine saranno decise dall’assemblea degli azionisti di Fincantieri il 16 maggio. Cdp è l’azionista di riferimento con una quota del 71,3%. Folgiero, per ora amministratore delegato del gruppo di ingegneria italiano Maire Tecnimont, sostituirà Giuseppe Bono, che ha preso il timone di Fincantieri 20 anni fa. La notizia è stata una sorpresa, si pensava che la Cassa avrebbe cercato un minimo di continuità, con Bono presidente e uno degli attuali top manager del gruppo nuovo ceo.
Fincantieri ha tenuto colloqui con la tedesca Thyssen-Krupp per l’eventuale acquisto del business Marine Systems in un deal da 1 miliardo. Negli ultimi anni, poi, “il ceo Bono ha ripetutamente escluso che Fincantieri avesse bisogno di un aumento di capitale a meno che non effettuasse grandi operazioni di fusione e acquisizione”. A lungo termine, la nomina di una guida nuova “può significare che la strategia di cambierà”.
A breve, Banca Akros non esclude che il prossimo ad Folgiero effettui “un’approfondita revisione dell’attività con possibili risvolti in termini di svalutazioni e, nel peggiore dei casi, di un aumento di capitale come fece quando 8 anni fa prese la guida di Maire Tecnimont”. Sulle voci, invece, di una possibile fusione con Leonardo, gli analisti ritengono che mettere insieme Fincantieri (il 75% del business proviene dalle navi da crociera) con una compagnia militare quasi pura come Leonardo, “non abbia molto senso: il gruppo che nascerebbe sarebbe un conglomerato che scambierebbe con uno sconto ancora maggiore rispetto ai concorrenti”. Gli analisti confermano oggi il rating neutral e il prezzo obiettivo a 0,8 euro, mantenendo una posizione cauta sul titolo.
Sulla stessa linea gli analisti dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo (rating hold, prezzo obiettivo a 0,6 euro) che parlano di una “chiara discontinuità rispetto al passato”. Considerando il debito netto attuale del gruppo pari a 1 miliardo di euro e il rapporto debito/ebitda di 2 volte, gli specialisti ritengono che il nuovo board “avrà l’occasione di ristrutturare il bilancio”.
Fonte: Milano Finanza