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Il grande equivoco sul liberalismo economico e il fallimento del capitalismo

Il grande equivoco sul liberalismo economico e il fallimento del capitalismo

https://youtu.be/ZoykvWOLCY4 Sono anni che sento illustri docenti di altrettanto illustri università di Business Administration confondere il mercato

La rivoluzione dei declassati
Affinità e divergenze tra capitalismo e potere democratico
Il capitalismo sta uccidendo il pianeta

Sono anni che sento illustri docenti di altrettanto illustri università di Business Administration confondere il mercato, la libera competizione, la mobilità sociale con il capitalismo.

Questi “luminari”, attraverso questa concezione del mercato sfornano tanti potenziali criminali economici alla Gordon Gekko i cui enormi danni tocchiamo con mano ogni giorno.

Questi deviati maître à penser dell’economia, che dispensano le loro ineffabili ricette con sussiegoso distacco, sono gli agenti PSYOP, spesso inconsapevoli, degli oligopoli/monopoli delle grandi corporation occidentali.

Eh sì Signori, anche l’Occidente ha le sue “madrase” del capitalismo integralista e solipsistico.
La stragrande maggioranza sono improntate alla Scuola di Chicago stressando a più non posso le teorie del povero Milton Friedman; la famosa “mano invisibile” che tutto può e tutto regola per il meglio.
Gli orfani di Friedman si spingono fino a tesi Darwiniane sull’economia.

Vien da chiedersi allora perché fin dall’alba dell’uomo è stata forte l’esigenza umana di costituire collettività organizzate per dare forza e sicurezza anche a chi non l’aveva.
Jean-Jacques Rousseau e il suo “Contratto Sociale” non avrebbero avuto motivo di esserci; ovvero l’idea che alla base dell’associazionismo politico vi sia un accordo razionale e convenzionale, che permette di superare la semplice legge del più forte (che Rousseau definisce “patto leonino”); che poi è il concetto che dovrebbe essere alla base delle democrazie più forti.

Paradossalmente fucine di veri Candide dell’economia.
Gente che fino alla maturità classica parlava con normale empatia, al terzo anno della Bocconi si trasforma e “appella” tutti con un: “Ueh, testina !”.

Queste scuole di pensiero hanno prodotto pletore di manager (spesso inconsapevoli come tutti i fanatici) perfettamente funzionali al sistema delle grandi Corporation, esattamente come come gli adepti delle scuole coraniche sono funzionali ai precetti della Sharia.

Le sette sorelle della consulenza strategica McKinsey, Boston Consulting, Bain & Company, Accenture, Deloitte, Ernst & Young e Kpmg e le quattro big four contabili Kpmg, Deloitte, E&Y, Pwc ne sono le illustri braccia armate.

Un modello questo rapidamente intuito e adottato per la sua enorme potenzialità dai regimi autocratici che sono, né più né meno, che l’equivalente statale delle corporation occidentali, con l’aggravante dello scudo statale.

Il risultato, sia in Occidente sia nelle Autocrazie Orientali, è una irreversibile e smisurata concentrazione di potere in pochi soggetti economici col risultato che alla libera competizione ed all’impresa veramente concorrenziale e atomistica rimangono da gestire servizi e prodotti ancillari da gig economy o da super nicchia iperspecializzata.

Ciò implica la proletarizzazione della classe media e un riflesso diretto sulla tenuta delle istituzioni democratiche che, mano a mano, diventano inutili e svuotate di ogni funzione realmente incisiva, bypassate da un ristretto numero di decisori privi di mandato popolare.

L’esito finale non può essere che la cristallizzazione dello status sociale di provenienza, ossia l’impossibilità alla mobilità sociale perché il suo effetto è la “castatizzazione” della collettività la cui caratteristica è l’ impermeabilità tra una casta e l’altra, contro ogni possibilità di emersione in virtù della meritocrazia e dell’impegno personale.
Ciò determina disillusione nelle giovani generazioni ed un facile richiamo per le organizzazioni criminali che garantiscono veloci scalate ai vertici per i giovani più “disinvolti” e brillanti.

Quanto agli altri, vengono volutamente impegnati in una guerra tra poveri al fine di distrarli, immersi nel contingente e nella lotta alla sopravvivenza, dal soffermarsi sulle enormi responsabilità dei veri pupari.

Concludo, questa mia riflessione, con un pensiero omaggiante Giulio Sapelli, Professore coltissimo, saggio e preveggente.

Fonte: IL GRANDE EQUIVOCO SUL LIBERALISMO ECONOMICO E IL FALLIMENTO DEL CAPITALISMO DOPO LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO E L’INGRESSO DELLA CINA NEL WTO. | GeoIntel.Blog.4.Italian/SMEs (geointelblog4italianpmi.com)

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