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Banche, quando i mutui sono governati dagli algoritmi

Banche, quando i mutui sono governati dagli algoritmi

L'assicurazione sul mutuo ipotecario è la nuova soluzione business degli istituti di credito. C'è un forte cambiamento nel sistema bancario italia

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L’assicurazione sul mutuo ipotecario è la nuova soluzione business degli istituti di credito. C’è un forte cambiamento nel sistema bancario italiano per adeguare il nuovo paradigma del XXI secolo. Cresce con preoccupazione la proposta di alcune tipologie di premi assicurativi quando viene concesso un mutuo. Non è più sufficiente la fideiussione sul patrimonio personale mentre il nuovo business danneggia i consumatori registrando una lievitazione dei costi. Le garanzie reali sembrano siano diventate solo un passaggio obbligato mentre le assicurazioni costituiscono un supplemento oneroso che non trova una giustificazione oggettiva. La commistione dei ruoli non può generare trasparenza mentre la situazione si complica ulteriormente a danno delle persone. La difficoltà nel ricevere un prestito di denaro blocca l’attività economica, impedendo quel movimento di denaro utile ad aumentare l’inflazione, necessario per la crescita di un Paese.

«Il meccanismo della spersonalizzazione del sistema bancario, introducendo freddi algoritmi per calcolare il rating delle persone e delle aziende, compresa la loro solvibilità – commenta Luigi Gabriele, Responsabile Relazioni istituzionali Associazione Consumatori Codici, Componente presso il GDL Commercio del Consiglio nazionale utenti e consumatori presso il MISE – ha cancellato il senso del sistema bancario: creare valore dando fiducia. L’introduzione di meccanismi di annullamento del rischio come le assicurazioni sui mutui non hanno generato sicurezza nel sistema (basti pensare che quasi tutti gli NPL – non performing loans, crediti sofferenti – sono coperti da polizze assicurative), rendendo il credito più costoso. Per questo motivo le banche vivono una crisi sistemica senza precedenti. Il denaro, prima degli algoritmi, del rating personale e delle assicurazioni, veniva concesso dal direttore di banca che conosceva direttamente i clienti e la loro storia personale. Questo rifondeva da una parte fiducia e dall’altra riconoscenza, a tale scopo le due parti (spesso con una stretta di mano) si obbligavano l’uno a concedere, l’altro a restituire. Oggi i prodotti assicurativi sono diventati merce da vendere allo sportello. Sempre più spesso dietro la corresponsione di un mutuo, di un finanziamento o anche della semplice apertura di un conto corrente, viene richiesto forzatamente l’acquisto di una polizza, pena la mancata concessione di quanto richiesto. Quindi si è obbligati, non facilitati: o si stipula la polizza o si deve rinunciare al mutuo».

Questo modo di operare non è favorevole all’economia, annullando e trasformando il vero core business dei banchieri: rischiare e credere a imprenditori e famiglie. Sarebbe il ruolo deputato degli istituti di credito ormai disatteso da troppi anni. È utile notare che una determinata azione potrebbe rilanciare l’economia del Paese. Solo operando in questo modo è possibile uscire dal pantano che ha caratterizzato il XX secolo.

«La banca diventa strumento per vendere altri prodotti (persino le TV) e la commodity reale (ovvero il denaro da presentare) – incalza Luigi Gabriele – è soltanto una delle ultime azioni. I conti correnti, i mutui, i finanziamenti e quasi tutti i prodotti finanziari, oggi non sono la moltiplicazione del credito ricevuto per il tasso d’interesse applicato; rappresentano la sommatoria di numerose voci che nulla hanno a che vedere con il finanziamento oppure con lo stesso mutuo. Ai tassi d’interesse (spesso numerosi e diversificati) si sommano le innumerevoli voci relative alla gestione pratica e alle coperture assicurative. Basti pensare che in alcuni casi queste voci possono raggiungere il 25% complessivo del finanziamento o del mutuo richiesto. La banca è diventata un algoritmo con sedi periferiche e con personale dedito solo all’acquisizione di carte e fascicoli firmati. Se un dipendente, spesso proveniente da un territorio lontano a quello in cui opera, non conosce la persona, il territorio, la storia personale dei clienti ma si limita solo a caricare su un database i dati dei richiedenti, non sarà lui, ma un elaboratore centrale con l’approvazione di un ufficio credito collocato chissà dove, a stabilire se una persona è meritevole o meno di credito. Tutto ciò ha permesso che i criteri economici diventassero esclusivamente matematico-finanziari, riducendo drasticamente la base delle persone concedibili di prestito. Oggi, infatti, anche gli utenti apparentemente più solidi economicamente ricevono netti rifiuti e si vedono costretti a rinunciare al prestito. La decisione non spetta al banchiere: non è lui a concedere il mutuo ma un software. Basti pensare che è sufficiente una bolletta non saldata o un qualsiasi “neo” sulla storia creditizia personale (anche una semplice dimenticanza come una rata di agosto sfuggita perché in vacanza) per finire sulle innumerevoli banche dati. Proprio dall’analisi di queste ultime, i software delle banche stabiliscono dei criteri e finiscono per non concedere il credito. Assistiamo, dunque, al passaggio dal sistema bancario al sistema creditizio. Questo ha ristretto il merito per tutti e quindi niente denaro per quasi nessuno. Esiste, però, per fortuna, l’intelligenza collettiva e non avremo bisogno ancora a lungo del sistema bancario. Le piattaforme di landing e il denaro elettronico cambieranno anche questa distorsione del sistema che pare quasi giunta alla sua fine. Qualche anno e tutto cambierà di nuovo».

di Francesco Fravolini

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