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L’ importanza strategica delle terre rare: dall’ industria militare alla transizione ecologica

L’ importanza strategica delle terre rare: dall’ industria militare alla transizione ecologica

L’ascesa della Cina come superpotenza economica e geopolitica mondiale ha accresciuto le tensioni e preoccupazioni per il mondo occidentale in quanto

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L’ascesa della Cina come superpotenza economica e geopolitica mondiale ha accresciuto le tensioni e preoccupazioni per il mondo occidentale in quanto controlla la produzione e la vendita mondiale di elementi di terre rare e prodotti a base di elementi di terre rare.

Contrariamente da quanto suggerisce il nome, le terre rare non sono “rare”. Nella crosta terrestre questi elementi sono abbondanti e la loro rarità deriva dall’essere mescolati con altri minerali e raramente presenti in concentrazioni che rendono redditizia l’estrazione.

Le proprietà chimiche degli elementi delle terre rare li rendono difficili da separare dai materiali circostanti e l’uno dall’altro. Sono anche difficili da purificare infatti gli attuali metodi di produzione richiedono molto minerale e generano una grande quantità di rifiuti nocivi quali acqua radioattiva, fluoro tossico e acidi. La produzione di elementi di terre rare ha un’enorme impatto ambientale: una tonnellata può generare fino a 60.000 metri cubi di gas di scarico, 200 metri cubi di acque reflue contenenti acido e oltre una tonnellata di rifiuti radioattivi1.

Gli elementi delle terre rare, considerati risorse strategiche, sono utilizzati nella produzione di beni di consumo (display a cristalli liquidi, diodi a emissione di luce e telefoni cellulari), nell’industria e nell’industria energetica.

Lo sviluppo della tecnologia militare e le nuove applicazioni di difesa hanno rafforzato a loro volta la domanda di elementi delle terre rare, per la produzione dei motori dei caccia, cacciatorpediniere e incrociatori equipaggiati con sistema Aegis, strumenti di difesa antimissilistica, satelliti, munizioni, sistemi di comunicazione e molto altro.

Un esempio emblematico del grande utilizzo delle terre rare nell’industria della difesa è rappresentato dal caccia F-35 che richiede circa 415 Kg di questi elementi.

La ricerca nel settore della difesa negli anni ha portato a rilevanti scoperte come quella fatta negli anni ’60 dall’U.S. Air Force che ha sviluppato magneti in Samario-Cobalto che mantiene le sue proprietà magnetiche anche a temperature molto elevate, aumentando la potenza delle strumentazioni radar.

Anche l’Unione Sovietica degli anni ’80 è riuscita ad aumentare le prestazioni dei MIG-29 usando lo Scandio per rendere l’alluminio più leggero e resistente.

Gli Stati Uniti dagli anni ’60 fino alla fine degli anni ’80 erano un grande produttore di terre rare fino a quando la Cina è diventata un importante produttore a basso costo ed esportatore di questi elementi.

La storia ci insegna che la produzione mineraria altamente concentrata in uno o pochi paesi è vulnerabile alle manipolazioni del mercato e ai disastri naturali, ai cambiamenti politici o ai problemi ambientali.

Si stima che la domanda di elementi delle terre rare è destinata a crescere molto rapidamente in quanto la transizione verso energie rinnovabili e pulite necessita di questo tipo di elementi per la produzione ad esempio di veicoli elettrici ibridi, i generatori per le turbine utilizzate per la produzione di energia eolica o i semiconduttori. Ogni prodotto intermedio utilizza solo alcuni dei 17 elementi delle terre rare. Lantanio e Cerio, ad esempio, sono le due terre rare utilizzate nei catalizzatori per la raffinazione del petrolio.

La Cina ha l’obiettivo di dominare la catena di approvvigionamento delle terre rare anche aumentando la propria presenza in Africa. Diversi studi hanno ipotizzato che, da un punto di vista militare, la dipendenza degli Stati Uniti da un potenziale avversario per le risorse critiche potrebbe modificare l’esito di uno scontro militare ad esempio, in un conflitto militare su larga scala e prolungato con Pechino per una disputa nello Stretto di Taiwan o nel Mar Cinese Meridionale2.

Lo studio sugli elementi delle terre rare che la Cina ha compiuto in cinquant’anni ha portato ad un’espansione della sua produzione e, dal momento in cui questi elementi sono stati dichiarati risorse strategichePechino non ha posto limiti alle conseguenze ambientali dovute all’estrazione ed ha sempre di più implementato le sue riserve e l’esportazione causando un crollo dei prezzi che ha causato la riduzione o il fallimento di diverse aziende minerarie occidentali. Questo ha portato i politici occidentali a preoccuparsi delle proprie riserve di terre rare indispensabili per l’industria militare e per l’innovazione tecnologica in generale riattivando, così, miniere precedentemente dismesse.

La Cina è il più grande produttore (ma non perché la Cina ha la maggior parte degli elementi delle terre rare), consumatore ed esportatore mondiale di terre rare, controllando oltre il 90% della fornitura globale. Ha continuato ad essere leader nella produzione di terre rare e lo usa come arma geopolitica.

È interessante notare come si ripropongono oggi le schermaglie tra USA e Cina che interessano in qualche modo Taiwan. Ci riferiamo all’episodio accaduto nel maggio 2020 quando, dopo una visita del presidente Xi Jinping ad una fabbrica di magneti, un articolo della Xinhua avvertiva che “conducendo una guerra commerciale contro la Cina, gli Stati Uniti rischiano di perdere l’approvvigionamento di materiali vitali per sostenere la loro forza tecnologica3”. Un mese dopo, Pechino ha minacciato di sanzioni gli appaltatori della difesa statunitensi in seguito all’approvazione di un accordo da 620 milioni di dollari per la fornitura di parti di missili a Taiwan.

Pechino, recentemente, ha iniziato a consolidare il suo controllo sull’industria per mantenere i prezzi alti, ridurre l’inquinamento ambientale e garantire ai trasformatori cinesi l’accesso a materiali a basso costo4. La politica cinese pare voglia mantenere abbondanti riserve in modo da avere un impatto sui mercati influenzando i prezzi come, ad esempio, abbassare i prezzi globali e mettere fuori combattimento i concorrenti occidentali aumentando le quote di produzione o allentando la repressione delle operazioni minerarie illegali.

Visto che non sono riusciti a prevedere un aumento esponenziale del consumo interno di terre rare, è difficile che applichino una limitazione dei prezzi per lunghi periodi in quanto distoglierebbe risorse utili dalla sua industria di trasformazione. Infine, l’esponenziale aumento della produzione e delle esportazioni accelererebbe l’esaurimento di questi elementi.

Gli elementi delle terre rare sono risorse strategiche utilizzate in molti campi industriali e tecnologiciIl controllo sulle catene di distribuzione ed approvvigionamento è un aspetto che le nazioni occidentali dovrebbero sempre considerare in quanto indispensabile per l’economia.

L’occidente dal 2010 non è riuscito a contrastare incisivamente il monopolio cinese anche in considerazione dell’enorme quantità di terre rare messe sul mercato dalla Cina a prezzi bassi scoraggiando i concorrenti. Potrebbero, nell’immediato futuro, aprirsi nuove opportunità in quanto Pechino utilizza un’ingente volume di terre rare e probabilmente non riuscirà a far fronte alla richiesta delle proprie aziende interne dando la possibilità, ai produttori occidentali, di tornare sul mercato.

Fonte: Indipendente.online

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