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Crisi russo- ucraina: due potenze che potrebbero portare a una guerra

Crisi russo- ucraina: due potenze che potrebbero portare a una guerra

l’Italia impegnata nell’elezione del presidente della Repubblica, non ha avuto grande evidenza sui nostri media l’affermazione del presidente ucraino

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l’Italia impegnata nell’elezione del presidente della Repubblica, non ha avuto grande evidenza sui nostri media l’affermazione del presidente ucraino Zelensky secondo il quale la Casa Bianca sta rendendo la minaccia dell’invasione russa “il più incandescente possibile” e, secondo lui, questo è un errore, persino aggravato dal ritiro, in contemporanea, di parte del personale e dei familiari del personale diplomatico di Stati Uniti, Australia, Germania e Regno unito, una mossa fatta in modo “ridondante” e, comunque, di per sé sbagliata.

Ma perché il leader ucraino pare più preoccupato per il comportamento dei suoi amici che per l’aggressività dei suoi vicini? Cerchiamo di capire, partendo dalla cronaca degli ultimi due giorni.

Mosca mostra i muscoli…

Continuano i movimenti di truppe russe alla frontiera orientale dell’Ucraina: la 200th Separate Motor Rifle Brigade (200-я отдельная мотострелковая бригада), una formazione militare del 14° corpo d’armata, parte del distretto militare settentrionale russo, è segnalata in spostamento (ferroviario ovviamente) verso sud, il che di per sé non costituisce una grande novità dato che i suoi uomini e mezzi sarebbero già stati impiegati, senza le insegne russe, in Donbass.

Notiamo che la 200° brigata è dotata di carri armati da combattimento di prima linea T-80BVM: ultima versione in cui sono state migliorate tutte le componenti: fuoco, protezione e mobilità.

È stata oggetto di smentite la notizia della consegna di materiali medici e sangue da trasfusioni diffusa in prima mattina e indicata come segno della prontezza militare russa da fonti occidentali.

Washington non sta a guardare…

Il ministero della Difesa dell’Ucraina ha comunicato che sono state consegnate all’Ucraina 81 tonnellate di munizioni di vario calibro. La prossima settimana Kiev aspetta altri aerei statunitensi con assistenza tecnico-militare per rafforzarne le capacità di difesa.

Continuano i voli di sorveglianza americani sull’area antistante le acque territoriali russe nel Mar Nero.

Gli Stati Uniti hanno contattato Budapest per il dispiegamento temporaneo di truppe, come confermato dal ministero degli esteri ungherese. L’Ungheria “ha ricevuto una richiesta americana di dispiegamento temporaneo di truppe” nel paese. Il ministero della Difesa sta conducendo colloqui sulla questione.

Il dubbio rimane…

Spaventoso, vero? Eppure, diverse fonti locali, russe e ucraine, da noi consultate non tolgono all’autore di questo articolo il dubbio che tutto questo non sia che una gigantesca sciarada, che Stati Uniti e Federazione russa pensano – a torto o a ragione – di poter controllare a proprio beneficio.

Guardiamo bene i fatti…

A Mosca in fondo piace così?

Nel 2014 l’occupazione della Crimea e la guerra sporca in Donbass hanno impedito alla Russia di tornare a galla in Ucraina, come era sempre accaduto nei vent’anni precedenti: pur non essendo nemmeno riuscita a trasformare la “nazione sorella” in uno stato “landlocked” portando nella Federazione russa tutta una fascia di territorio fra la Transnistria e il bacino del Don, Mosca è stata capace di scavare un fossato di rancore e diffidenza con la popolazione ucraina, che non permetterà a nessun leader di Kiev di trattare con la Russia una soluzione che comporti aggiustamenti territoriali e buoni rapporti. Effetto analogo Mosca ha conseguito tenendo continuamente sotto pressione altri Paesi limitrofi, come la Svezia e la Finlandia, portate al punto da mettere in discussione la politica di neutralità.

La Russia sta attraversando una lunga fase di stagnazione economica: il PIL del Paese non si è ancora ripreso dalla violenta contrazione avvenuta nel 2014-15 e anche nel 2022, in assenza di una guerra, sarà del 30% inferiore al 2013. Se l’inflazione italiana, al 3,9% a dicembre, vi è sembrata alta, sappiate che in Russia è stata dell’8,4%. Più del doppio… Per la prima volta, fra 2020 e 2021 il PIL pro capite dei Cinesi ha superato quello dei Russi, che sono un decimo. Ricordiamo che il salario minimo per Ivan Ivanov è di meno di 150 euro al mese e che lo stipendio medio è di 550 euro / mese. Se in un momento di crescita esponenziale, come quello fra il 1999 e il 2013, la popolazione è stata pronta a chiudere un occhio davanti alla mancanza di alcune libertà di espressione, all’arricchimento sfacciato degli amici del leader e alla corruzione e inefficienza della macchina amministrativa pubblica, adesso diventa sempre più difficile far digerire tutto questo nel momento in cui evidentemente la crescita si è inceppata e molte famiglie devono rinunciare alle spese voluttuarie e/o rinviare quelle essenziali.

L’idea di “nuovo impero russo” per adesso si basa solo sul dispiegamento di truppe in basi prese in affitto da Paesi alla ricerca di risorse finanziarie (Cuba, Africa ecc.) o intenti a uscire da un quasi totale isolamento (Venezuela): la stessa CSTO, lungi dall’essere un nuovo Patto di Varsavia, appare sempre più traballante, come ben illustrato dall’inutile intervento in Kazakistan, a cui il presidente Tokayev ha posto termine in modo risoluto e senza troppi convenevoli, e soprattutto dal conflitto di un giorno e una notte fra Kirghizistan e Tagikistan, uno spettacolo indecoroso davvero. Rimane la fedelissima Bielorussia, la fidanzatina di sempre.

In conclusione, la sensazione di “accerchiamento da parte della NATO” potrebbe non essere del tutto sgradita, come giustificativo della necessità della stabilità interna.

Washington ha tutto da guadagnare dal terrore in Europa.

Dopo l’apparente disastro afgano, con la presa del potere da parte degli ex nemici talebani, dimostra agli alleati un importante attivismo geopolitico e, almeno in apparenza, che l’America non si disinteressa a un’area anche se non è più centrale per gli interessi americani: in questo senso, dà visibilità a un presidente, Bidenal minimo di gradimento nei sondaggi e, spesse volte, davvero non “sul pezzo”

Dà uno scrollone allo status quo europeo in senso atlantico: dopo secoli di neutralità, la Svezia è sempre più tentata di aderire alla NATO, trovandosi sempre più spesso violata nei propri spazi aerei e navali dalla Russia, mentre la Finlandia sta riconsiderando la propria posizione neutrale, per non trovarsi di nuovo sola di fronte all’orso russo e l’Ungheria viene impedita di avvicinarsi troppo a Mosca.

Parallelamente, gli alleati europei, spaventati da una guerra ma soprattutto dal rischio di perdere il gas russo, invece che pensare a costruire una propria indipendenza energetica, si rivolgono agli USA per forniture e mediazioni con emiri filoamericani, favorendo così anche la tradizionale avversione britannica al saldarsi di un asse strategico fra Mosca e Berlino, che da duecento anni è la stella polare del Foreign Office.

Le conseguenze vanno oltre l’area europea: la Cina si ritrova la “nuova via della seta” bloccata proprio nel tratto finale, quello che unisce l’Asia all’Europa attraverso le steppe russo-ucraine.

Infine, l’effetto colpisce – più di altri, a dire il vero – la Turchia impedita dall’avvicinarsi troppo alla Russia e la stessa Ucraina, che con la possibile (o meglio: probabile?) occupazione diretta del Donbass da parte di forze russe si trasformerebbe in uno Stato cliente di Washington per sempre.

In conclusione, una guerra per sbaglio?

Ecco, allora, perché Zelenski appare così preoccupato: la crisi non giova nemmeno un po’ soltanto all’Ucraina, soprattutto dal punto di vista economico, e non sembra così saldamente nelle mani dei due giocatori. Basta un errore e l’Ucraina o mezzo mondo potrebbero trovarsi in guerra con la Russia. Dopo tutto, nel 1914 prima di cominciare la Prima guerra mondiale, il re d’Inghilterra, lo zar di Russia e l’imperatore di Germania, si chiamavano fra di loro Georgie, Niki e Willy e, anche se sorgevano tensioni e i loro Paesi erano a volte sul punto di combattersi, non mancavano di consultarsi. Già, perché erano tutti e tre cugini di primo grado fra di loro. I leader che abbiamo adesso, invece, non sono nemmeno parenti alla lontana.

Fonte: Difesaonline.it

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