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Gli Stati Uniti hanno scaricato il gasdotto EastMed?

Gli Stati Uniti hanno detto di aver spostato il loro “focus” energetico nel Mediterraneo orientale sugli interconnettori elettrici. E il gasdotto EastMed? Tutti i dettagli

Gli Stati Uniti hanno scaricato il gasdotto EastMed?

Gli Stati Uniti hanno confermato il loro impegno alle strutture per il trasporto dell’energia dal mar Mediterraneo orientale all’Europa continentale.

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Gli Stati Uniti hanno confermato il loro impegno alle strutture per il trasporto dell’energia dal mar Mediterraneo orientale all’Europa continentale. Ma – viene precisato in un comunicato dell’ambasciata americana in Grecia – stanno “spostando” il loro “focus” verso gli interconnettori per l’elettricità, “che possono sostenere sia il gas che le fonti di energia rinnovabile”.

EUROAFRICA ED EUROASIA

Washington menziona, nello specifico, gli interconnettori EuroAfrica (che collega le reti elettriche di Grecia, Cipro ed Egitto) ed EuroAsia (tra Grecia, Cipro ed Israele). Li definisce progetti che, oltre a mettere in comunicazione dei “mercati energetici fondamentali”, aiuteranno la regione a “prepararsi” alla transizione verso l’energia pulita, ossia le fonti a zero emissioni di gas serra.

L’IMPORTANZA DEGLI INTERCONNETTORI

Le interconnessioni tra le reti facilitano gli scambi di elettricità e permettono di migliorare la resistenza complessiva dei sistemi, specialmente quando le rinnovabili occuperanno quote sempre più rilevanti nei mix energetici degli stati e le grids dovranno riuscire a gestire l’intermittenza di queste fonti. La possibilità di attingere ai surplus elettrici delle nazioni vicine, dunque, sarà d’aiuto al soddisfacimento dei singoli fabbisogni energetici.

E L’EASTMED?

Gli Stati Uniti di Joe Biden, dunque, sembrano meno intenzionati a offrire sostegno all’EastMed, la condotta che collegherebbe i giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale alla Grecia, permettendogli poi di raggiungere – attraverso le tubature già esistenti – l’Italia e il continente europeo. Contraria a EastMed è la Turchia, perché il progetto ridurrebbe il suo ruolo di intermediario energetico tra l’Europa e il Medioriente.

LA RISPOSTA DELLA GRECIA

Diversi organi di informazione in Grecia, riporta Euractiv, giudicano la scelta degli Stati Uniti come un regalo ad Ankara.

Il portavoce del governo greco, Ioannis Oikonomou, ha invece rilasciato commenti più pacati. Ha detto che Atene ha sì offerto sostegno a EastMed, ma ha anche preso in considerazione infrastrutture alternative più fattibili dal punto di vista tecnico e più economiche. “Il nostro paese”, ha aggiunto, “non è un produttore, ma è un importante hub di transito. Un ruolo che avrà a prescindere dall’itinerario che verrà scelto”.

UN’INFRASTRUTTURA SOPRAVVALUTATA?

Al di là della mossa americana, l’EastMed era già giudicato dagli esperti un’opera meno straordinaria di quanto propagandato. Il motivo principale sono gli alti costi del combustibile che trasporterà.

È vero che il gasdotto permetterebbe all’Unione europea di diversificare le sue fonti di approvvigionamento, ma già oggi esistono alternative economicamente più vantaggiose (il gas russo via tubi o quello liquefatto americano via nave). In un contesto di transizione energetica

che dovrebbe far contrarre i consumi di gas nel lungo periodo -, peraltro, solo le forniture meno costose riusciranno a rimanere sul mercato.

Bruxelles potrebbe allora puntare sul GNL egiziano: l’opzione potrebbe soddisfare l’Italia, visto che l’impianto nella città di Damietta è di proprietà, in parte, di Eni.

Fonte: Startmag

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