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Un “passaporto ecologico” per cellulari e pc per rilanciare l’economia circolare

Le proposte del Circular Economy Network: indicare in etichetta la provenienza dei materiali rari

Un “passaporto ecologico” per cellulari e pc per rilanciare l’economia circolare

Perché andare a comprare fuori dall’Europa materie prime rare che diventano sempre più costose man mano che la digitalizzazione e la transizione ecolo

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Perché andare a comprare fuori dall’Europa materie prime rare che diventano sempre più costose man mano che la digitalizzazione e la transizione ecologica avanzano? L’alternativa è usare le miniere urbane, i luoghi dove abbiamo ammassato migliaia di computer, cellulari, tablet, schermi, tv. Un processo di accumulo che all’inizio è stato disordinato, caotico, sprecone. Ma che sta lentamente modernizzandosi per trasformare gli scarti in risorse.

Un processo che verrebbe accelerato se i devices elettronici venissero muniti di un “passaporto” elettronico con alcune indicazioni che possono aiutare a fare una scelta ambientalmente corretta: da dove vengono le materie prime critiche di cui l’apparecchio è composto e con quali garanzie di tipo ambientale e sociale sono state estratte. In questo modo l’Europa, povera di queste materie prime, potrebbe creare i propri giacimenti. E guadagnare competitività, perché l’applicazione degli accordi sul clima porterà a inglobare nel prezzo dei prodotti il costo ambientale e sociale che la loro realizzazione ha comportato.

Il suggerimento viene dal Circular Economy Network – la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa – che ha presentato una serie di proposte ad hoc , una “cassetta degli attrezzi” per implementare l’economia circolare in Italia. L’occasione è stata il documento “Linee programmatiche per l’aggiornamento” della Strategia nazionale per l’economia circolare del ministero della Transizione ecologica, reso pubblico per sollecitare osservazioni.

L’accelerazione dei processi di recupero dei materiali che buttiamo è particolarmente urgente perché alcuni di questi materiali stanno diventando sempre più rari e la ridotta disponibilità è una delle cause dell’aumento dei prezzi. “Entro due decenni, nello scenario dell’accordo di Parigi per il clima, il consumo mondiale di terre rare e di rame dovrebbe aumentare di oltre il 40%, quello di nichel e cobalto del 60-70% e di litio di circa il 90%”, ricorda Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network. “Il consumo totale di questi ‘minerali critici’ dovrebbe aumentare, in uno scenario di neutralità climatica, al 2040 di ben 6 volte: da circa 7 milioni di tonnellate nel 2020 a oltre 42 milioni di tonnellate nel 2040”.

Tra le altre misure mirate a stimolare il meccanismo dell’economia circolare, il Cen propone di portare la garanzia sui prodotti almeno a cinque anni (una misura capace di stimolare i produttori a immettere nel mercato prodotti con maggiore durabilità e migliori prestazioni ambientali). Di porre nuovi obiettivi di riciclo minimi anche per settori come il tessile e i mobili. Di avere un’Iva agevolata sui prodotti più “circolari”, così come aliquote agevolate per l’uso di materie riciclate e l’acquisto di beni provenienti dal riuso.

Si chiede infine di “anticipare le misure proposte dall’Ue come il diritto alla riparabilità e il divieto di distruggere beni durevoli invenduti”, e di rafforzare gli strumenti di politica industriale, a partire da Transizione 4.0, per promuovere la simbiosi industriale e la circolarità nelle filiere produttive nazionali.

Fonte: Huffpost

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