“Costo basso” al primo posto, “Alto rendimento” al secondo e “Agevolazioni fiscali” al terzo: queste le caratteristiche che, secondo gli investitori,
“Costo basso” al primo posto, “Alto rendimento” al secondo e “Agevolazioni fiscali” al terzo: queste le caratteristiche che, secondo gli investitori, dovrebbe avere un prodotto di previdenza integrativa.
Così emerge da una ricerca condotta da Moneyfarm in collaborazione con Progetica, interrogando i risparmiatori italiani sulle loro aspettative di lungo termine e in particolare su desideri, aspettative e speranze riguardo la previdenza integrativa, con l’obiettivo di fornire all’industria del risparmio e alle istituzioni spunti di riflessione e direzioni di sviluppo dei prodotti previdenziali. Il panel di intervistati sono investitori con un buon livello di istruzione, che conoscono, come è emerso, le principali criticità legate alla previdenza e chiedono pertanto un ulteriore passo in avanti al sistema.
Quando si chiede quale caratteristica dovrebbe avere un prodotto di previdenza integrativa ideale emerge chiaramente l’esigenza di prestare attenzione ai costi e solo chi è prossimo alla pensione (fascia 51-65) ha posto in cima alla classifica la fiscalità.
Dall’indagine emerge poi un’esigenza ancora più interessante in merito alle caratteristiche che dovrebbe avere un prodotto previdenziale: la trasparenza che si piazza al primo posto su 25 caratteristiche indicate complessivamente. Ben il 70% dei rispondenti ha infatti assegnato alla voce “Trasparenza nelle condizioni, nei costi, nei rendimenti, nel sottostante dell’investimento” un punteggio di 7 su 7.
Cosa blocca l’attivazione di un piano pensionistico
L’indagine di Moneyfarm in collaborazione con Progetica inoltre sottolinea come il 49% dei rispondenti ha dichiarato di sentirsi bloccato proprio dalle “Difficoltà nella valutazione della validità del piano pensionistico”.
Ma nonostante tutto, il 90% degli investitori mostra una certa fiducia nella previdenza integrativa.
Quali sono i fattori emotivi che poi però, alla fine, portano a de-prioritizzare questo tipo di pianificazione e a non agire? Tra quattro elementi (noti) proposti, il 36% dei rispondenti ha indicato “Perché è troppo distante nel tempo” come motivo principale. I più pigri ad attivare un piano pensionistico sembrano essere i giovani e gli anziani: il 55% degli under 35 ha assegnato alla voce “Pigrizia” un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7, contro il 36% dei 51-65enni.
Come ha dichiarato Andrea Rocchetti, Head of Investment Advisory di Moneyfarm:
“Mettersi in ascolto dei risparmiatori e soddisfarne le esigenze reali può favorire l’evoluzione del mercato della previdenza complementare in Italia. A oggi il segmento non è ancora adeguatamente sviluppato nel nostro Paese e, proprio per questo, il margine di miglioramento è notevole. Fondamentale focalizzarsi sui giovani, che devono andare a integrare fin da oggi un assegno pensionistico pubblico che sarà inesorabilmente esiguo per non trovarsi costretti a rivedere significativamente il proprio stile di vita in pensione. In Moneyfarm, da sempre, crediamo che la trasparenza, l’attenzione ai costi e una consulenza di alta qualità e accessibile in modo semplice e immediato siano valori imprescindibili per chi offre un servizio d’investimento al passo coi tempi, a maggior ragione quando si parla di un tema urgente e delicato come quello della pensione” .
Fonte: The Wall Street Italia.it