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Il Gnl Usa non risolverà i problemi italiani.

L’Unione europea dovrà fare concorrenza all’Asia per accaparrarsi il Gnl? Sì, secondo un rapporto dell’ufficio studi di Cdp (Cassa depositi e prestiti).

Il Gnl Usa non risolverà i problemi italiani.

L’Unione europea vuole aumentare le importazioni di gas liquefatto (GNL) per ridurre la dipendenza dai flussi provenienti dalla Russia, sua principale

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L’Unione europea vuole aumentare le importazioni di gas liquefatto (GNL) per ridurre la dipendenza dai flussi provenienti dalla Russia, sua principale fornitrice di idrocarburi. L’Italia, di conseguenza, sta lavorando per potenziare la propria capacità di rigassificazione: il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha detto che il paese potrebbe dotarsi di una capacità aggiuntiva di 24 miliardi di metri cubi nei prossimi dodici-diciotto mesi.

COSA FA L’ITALIA SUL GNL

Il governo ha chiesto così a Snam, la società energetica che gestisce la rete italiana dei gasdotti, di acquisire delle “unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione”: si tratta di impianti che permettono di riportare allo stato gassoso il gas naturale reso liquido prima di venire caricato sulle metaniere e trasportato; la rigassificazione è necessaria all’immissione del gas nella rete e al suo utilizzo per il riscaldamento o per l’elettricità.

Nei giorni scorsi Snam si è aggiudicata una nave rigassificatrice da Golar LNG a un prezzo di 269 milioni di euro.

L’ACCORDO USA-UE SUL GNL

A fine marzo gli Stati Uniti (grandi esportatori di gas liquefatto) hanno raggiunto un accordo con l’Unione europea per fornirle 15 miliardi di metri cubi di GNL nel 2022, in modo da mitigare la dipendenza dal combustibile russo. Si tratta però di volumi insufficienti a sostituire quelli provenienti da Mosca, che ammontano a 155 miliardi di metri cubi all’anno.

In totale, Bruxelles intende acquistare 50 miliardi di metri cubi di gas liquefatto. In un rapporto dedicato alla sicurezza energetica dopo la guerra in Ucraina, l’ufficio studi di Cassa depositi e prestiti scrive però che “la quota che l’UE si propone di ottenere rappresenta […] il 10% della produzione mondiale attuale e la concorrenza con i mercati asiatici, oltre che una possibile competizione all’interno dell’UE, potrebbero renderla una fonte energetica non completamente affidabile sul piano della continuità delle forniture e dell’impatto sulla bolletta energetica. L’andamento storico dei prezzi del gas a livello internazionale, infatti, evidenzia come l’approvvigionamento tramite gasdotto sia generalmente più competitivo rispetto a quello tramite nave e come mercati strutturalmente dipendenti dal GNL, come il Giappone, siano più attrattivi rispetto all’Europa”.

Fonte: Startmag.it

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