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Ucraina: la tesi dello scacco matto

Ucraina: la tesi dello scacco matto

Insomma, ci vorrebbe un “matto” per l’Ucraina. Nel senso degli scacchi, ovviamente. Ma, forse, non solo metaforicamente. Ecco, se l’America, come dire

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Insomma, ci vorrebbe un “matto” per lUcraina. Nel senso degli scacchi, ovviamente. Ma, forse, non solo metaforicamente. Ecco, se l’America, come dire, avesse avuto un presidente un po’ matto, avrebbe preso di petto il suo diretto (di nuovo!) rivale russo e lo avrebbe in qualche modo costretto a sedersi attorno a un tavolo, fino a trovare un accordo a quattr’occhi, con l’obiettivo di massimizzare i benefici per i rispettivi popoli, anziché minimizzarli sollevando ricatti reciproci di ricorrere a “ordigni-fine-di-mondo” alla Dottor Stranamore. In tema, si è già sentito di tutto, con minacce che vanno dall’estromissione della Russia dal sistema internazionale di pagamenti interbancari swift; alla chiusura dei rubinetti russi delle forniture di gas siberiano; al blocco (già in corso di attuazione!) russo delle esportazioni dei fertilizzanti derivati dal metano, senza i quali non si fa il grano nel resto del mondo. Per non parlare poi (dell’avvenuto!) aumento vertiginoso delle materie prime (russe), che consentono al nuovo nemico giurato dell’Occidente di tagliare le sue produzioni energetiche e minerarie guadagnando più di prima. Tanto, se da questo emisfero si osasse dichiarare l’embargo nei confronti di Mosca, c’è chi, come la Cina, è disposto ad assorbirne tutta l’eccedenza produttiva di gas e petrolio, rinsaldando così ancora di più i nuovi legami politico-strategici di interdipendenza tra i due grandi conglomerati del comunismo mondiale (uno finto ex e l’altro riconvertitosi in capital-comunista!).

Del resto, gli aumenti vertiginosi di questi giorni fanno il gioco di Mosca che, in tal modo, è in grado di mantenere in piedi un imponente schieramento di truppe in perenne assetto di “esercitazione” bellica. Finzione (quella dei ritiri che vanno e vengono) che può in un attimo diventare realtà, con la penetrazione oltre quei confini dove oggi le armate russe sono ancora minacciosamente schierate. L’obiettivo dichiarato è di convincere con la forza qualcuno da cui si intende ottenere sottomissione e un impegno al ricongiungimento con la madrepatria della Santa Russia, dalla quale quelle nazioni dichiaratesi autonome e indipendenti si sono troppo precocemente e arbitrariamente distaccate, nel sogno vano di un benessere all’occidentale che non è mai arrivato. Un po’ (anzi, tanto) per colpa dei loro pseudo regimi “democratici”, vedi BielorussiaUcrainaStan-State che, come molti Stati africani in bancarotta socioeconomica, non sono mai riusciti a democratizzare e ridistribuire verso il basso, a beneficio di tutti i loro cittadini, gli stratosferici profitti derivanti dallo sfruttamento delle ricchezze del proprio sottosuolo.

Vladimir Putin, in questo non fa eccezione. Infatti, dopo il 1991, la gestione delle immense ricchezze naturali siberiane è stata a esclusivo appannaggio di oligarchi ex comunisti e amici del nuovo uomo forte del Cremlino. Non risulta che sia mai stato fatto, da allora, il mea culpa a proposito delle cause che portarono alla caduta alquanto scellerata dell’Urss, schiantatasi per eccesso di narcisismo di un potere politico-militare autoreferente. Tutti i potentissimi leader comunisti di allora sono storicamente i diretti responsabili per aver dissipato immense ricchezze della Nazione volendo sostenere l’utopia dell’iper-potenza, che ha saturato di testate inservibili gli arsenali nucleari e tenuto in piedi un’industria bellica sovietica obsoleta, riducendo in miseria la sua popolazione per foraggiare una mostruosa macchina burocratica di partito e l’onnipresente polizia segreta, dai cui ranghi proviene lo stesso Vladimir Putin. E, forse, non a caso gli sono state affidate le sorti di una Nazione in disarmo e disastrata, visto che il Kgb, grazie alla proiezione estera globalizzata dei suoi “affari”, aveva chiarissimi come metro di paragone sia le cause che i motivi del fallimento dell’Urss.

Di qui si vede come la storia cambi sempre in peggio e giustifichi molti dei rimpianti ex post sui mancati “federatori”, come quel Napoleone Bonaparte il quale (alla luce degli eventi degli ultimi due secoli) non aveva poi tutti i torti a ritenere che, per fare l’Europa veramente unita, l’unico elemento unificatore era di conquistarla con la forza, costringendola a essere quello che l’euro-burocrazia di Bruxelles non sarà in grado di realizzare da qui a dieci secoli! Ma, come un altro folle, stavolta di Germania, pur avendo capito che per federare occorresse in primis annettere all’Europa l’immenso territorio russo, si è visto sconfitto dal Generale Inverno, malgrado l’assoluta superiorità militare delle sue armate d’occupazione. Ma, stiamone certi: continuando così, noi europei con il nostro profilo basso e la nostra incapacità di combattere ci esponiamo concretamente a divenire un giorno, a nostra scelta, o russi o cinesi. Mosca e Pechino possiedono infatti quelle doti innate napoleoniche che originano dalla coscienza di grande nazione, sostenuta da un territorio immenso e, per la Cina, da decine di milioni di armati veri, pronti a obbedire agli ordini che non si discutono del loro leader maximo di turno, mentre la cosa vale in tono appena minore per la stessa Russia, soggetta a un regime di democratura. Cioè, comanda sempre uno solo, ma si finge di plebiscitarlo con elezioni a suffragio universale.

Occorre chiedersi come sia stato possibile che oggi l’Occidente sia vittima del bullismo politico internazionale di Russia e Cina, che trova risposta per l’Europa (ma, in parte, anche per l’America) nel suo stato irrecuperabile di pusillanimità e di scarsa o nulla voglia di combattere per i propri principi e ideali, convinti come siamo che, tanto, con la forza del denaro e dei nostri mercati internazionali, alla fine vinceremo noi senza sparare un solo colpo. Di fatto, stiamo andando verso il disastro più totale senza rendercene conto, da quando l’America ha smesso di essere lo Stato Pantalone che paga per tutti, coprendo i nostri fabbisogni con le proprie spese militari e con le vite dei suoi soldati, per difenderci dalle aggressioni esterne. E così, nell’impossibilità di provvedere noi europei ad alcunché che riguardi l’uso ragionato e mirato della forza, ci esponiamo ai venti di tutte le tempeste originate da poteri esterni, che manipolano le migrazioni di massa e fanno un utilizzo spregiudicato di mercenari, droni, aviazione e armi privi di insegne, per mettere piede in regioni strategiche come quelle africane e mediorientali. Se ne sono visti ovunque gli effetti destabilizzanti, sia in Libia e Siria che in Mali.

La Cina, molto più furba della Russia e di noi, fa esattamente lo stesso, ma con strumenti di dominio molto più sottili e solo apparentemente disarmati, che originano dagli immensi capitali (statali!) cinesi confluiti nei progetti concreti della Road & Belt Initiative per conquistare territori e Paesi in via di sviluppo, oberandoli di debiti con la Cina che non saranno mai in grado di restituire, se non in natura, tramite concessioni minerarie e di sfruttamento del suolo e del sottosuolo a prezzi stracciati. E tutto ciò sta avvenendo grazie all’insipienza di un’Europa che guarda ai regolamenti sul calibro dei cetrioli, anziché, come si è visto con i vaccini, formulare una politica comune di approvvigionamento energetico strategico, che ci mettesse al riparo dal vertiginoso aumento dei prezzi dell’energia, evitando così di cedere immensi spazi di manovra alle speculazioni degli sceicchi arabi e di Gazprom che, già da ora, ci dicono che la guerra per noi europei è perduta su tutti i fronti.

La pandemia ha causato gravi danni umani e materiali anche ai nostri nuovi nemici, ma il tipo di potere verticistico e assolutistico ha fatto la differenza: l’Europa è un Continente senza l’Io, mentre gli altri due, Cina e Russia, hanno un’insepolta e mai doma anima imperiale. Vogliamo tenerne debito conto o no, provando ad adeguarci?

Fonte: Opinione.it

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