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In città manca lo spazio? Arrivano le foreste “bonsai”

erna, Società Botanica Italiana e Sapienza hanno creato tre tiny forest, mini-foreste che fanno crescere la biodiversità urbana

In città manca lo spazio? Arrivano le foreste “bonsai”

Per rendere le nostre città più vivibili abbiamo bisogno di alberi e ne abbiamo bisogno in breve tempo. Riuscire a far crescere un bosco non è però co

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Per rendere le nostre città più vivibili abbiamo bisogno di alberi e ne abbiamo bisogno in breve tempo. Riuscire a far crescere un bosco non è però cosa rapida, a meno che il bosco non sia una Tiny Forest, cioè una piccola ed efficiente foresta, capace di svilupparsi in pochi anni. Un metodo ideato negli anni ’70 dal botanico giapponese Akira Miyawaki e sperimentato in vari Paesi. Adesso, tre Tiny Forests arrivano anche alle porte di Roma e ad Aversa, in provincia di Caserta, grazie a un’iniziativa di riforestazione urbana promossa da Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, e portata avanti assieme ai ricercatori della Società Botanica Italiana e della Sapienza – Università di Roma.

Queste micro-foreste – precisa Terna – contribuiranno a far crescere la biodiversità delle nostre città, a ridurre i livelli di inquinanti nell’aria e a mitigare gli effetti della crisi climatica. Per questo è stato deciso di far partire in Italia il primo progetto sperimentale a essere inserito nella lista delle Tiny Forest®. “In diverse parti del mondo le Tiny Forests hanno funzionato e ora vogliamo capire se possono avere successo anche da noi. Sarebbero utili per ottenere in tempi rapidi biodiversità e servizi ecosistemici”, dice Vito Emanuele Cambria, biologo dell’Università di Roma La Sapienza e referente scientifico del progetto.

L’obiettivo dell’iniziativa è aumentare la biodiversità urbana e rendere più rapidi i processi di creazione di nuove foreste.

In natura, per diventare maturo, un bosco avrebbe infatti bisogno di 100, 200, anche 400 anni a seconda dei luoghi. “La crescita di un bosco su un suolo nudo inizia con alcune specie pioniere, che aprono la strada prima agli arbusti e poi agli alberi che vediamo nello stadio maturo della foresta”, spiega Cambria. “Questo non avviene con le Tiny Forests. Il metodo Miyawaki accelera il processo evolutivo dei boschi partendo direttamente dalle specie che formano una foresta matura”. In questo modo, alle piccole foreste bastano appena venti anni per diventare mature.

Le nuove Tiny Forests alle porte di Roma e nel casertano – ospitate dalle cooperative agricole sociali la Nuova Arca, a Castel di Leva, Agricoltura Capodarco, nella Tenuta della Mistica, e la Fattoria Sociale Fuori di Zucca, ad Aversa – sono formate da 18 specie autoctone dell’Appennino centrale. Per selezionare le piante più adatte al progetto, i ricercatori hanno studiato la composizione delle comunità vegetali locali. Nelle micro-foreste sono presenti quindi le specie tipiche dei nostri boschi collinari: roverella, cerro, sughera, leccio, acero campestre, sorbo. Piante caratteristiche della biodiversità mediterranea, in grado di crescere spontaneamente su questi terreni. Ogni Tiny Forests è grande circa 200 metri quadri e ospita 400 piantine. Due individui appartenenti a specie diverse per ogni metro. È uno dei punti chiave del metodo, che prevede di piantare giovani alberi in maniera fitta su piccoli appezzamenti di terreno, imitando la diversità e la densità delle foreste naturali.

“Questa metodologia è già stata sperimentata altrove con successo. L’obiettivo è aumentare la biodiversità usando tante specie di piante e velocizzare la crescita delle nuove foreste”, aggiunge Fabio Attorre, direttore dell’Orto Botanico di Roma, dove sono state coltivate le giovani piante prima di essere portate sul campo.

Per i primi anni, i ricercatori accompagneranno la crescita delle piante. “All’inizio è necessario aiutare la giovane foresta. Un sistema di irrigazione garantisce lo stesso apporto di acqua a ogni pianta. Dischi di juta e fibra di cocco posizionati intorno alla base del loro fusto tengono sotto controllo l’evaporazione dal suolo e contrastano la diffusione delle specie infestanti”, precisa Cambria. Contemporaneamente, monitoraggi periodici su altezza, larghezza delle chiome e quantità delle foglie valutano lo stato di salute delle piante. Tutto è organizzato per dare a ogni albero e arbusto la stessa possibilità di crescere. “È un esperimento a cielo aperto che ci aiuterà a capire quale mix di piante è adatto per creare un bosco alle nostre latitudini”, conclude il ricercatore.

Dopo circa tre anni, i giovani alberi avranno sviluppato chiome sufficientemente grandi da dare ombra al sottobosco. La foresta sarà quindi stabile, in grado di resistere, prosperare in maniera autonoma e fornire i suoi preziosi servizi ecosistemici. In Italia siamo ancora in una fase sperimentale e i dati sul successo delle micro-foreste sono ancora pochi. Altrove però sono stati raggiunti risultati che dimostrano il contributo delle Tiny Forests nel far crescere la biodiversità di un territorio.

In Olanda, per esempio, alcuni ricercatori dell’Università di Wageningen hanno valutato l’impatto di undici piccole foreste composte da molti tipi di alberi. I risultati indicano la capacità di queste foreste di richiamare diverse specie animali e vegetali. Più di 600 specie di animali, fra insetti, piccoli vermi del terreno, uccelli e anfibi, si sono insediati nel giro di pochi anni nelle nuove foreste. Sono circa 300 invece le specie di piante, diverse da quelle che hanno dato vita alle foreste, cresciute intorno alle Tiny Forests.

Il contributo delle foreste “bonsai” poi è stato importante anche in termini di cattura del carbonio atmosferico. I ricercatori olandesi hanno rilevato un sequestro medio annuo di 127,5 chilogrammi di anidride carbonica atmosferica per ogni Tiny Forest di età compresa fra 1 e 5 anni. Secondo le stime, la capacità di assorbire il carbonio atmosferico da parte di queste foreste è destinata a crescere nel corso dei 50 anni successivi alla loro creazione, attestandosi intorno ai 250 chilogrammi di anidride carbonica assorbita ogni anno. Sono gli obiettivi fissati da Terna e dai botanici impegnati nel progetto.

Se questo contributo si concretizzerà anche da noi, lo vedremo in poco tempo. Intanto, le Tiny Forest crescono, in attesa di crearne di nuove. I risultati della sperimentazione – sottolinea Terna – serviranno infatti a definire le linee guida per questo tipo di riforestazione e a identificare le migliori specie e associazioni vegetali per realizzare altre micro-foreste con il metodo Miyawaki.

Fonte: Huffingtonpost.it

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