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Demenza: scoprire (molto) prima i segnali del deterioramento cognitivo grazie all’Intelligenza artificiale

Il progetto europeo «Ai-Mind» si propone di identificare le persone con deterioramento cognitivo lieve quando ancora non manifestino i sintomi irreversibili della patologia

Demenza: scoprire (molto) prima i segnali del deterioramento cognitivo grazie all’Intelligenza artificiale

Una corsa contro il tempo, per riuscire a scovare quelle quasi 400 mila persone che nel giro di 3-5 anni andranno certamente a ingrossare le fila de

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Una corsa contro il tempo, per riuscire a scovare quelle quasi 400 mila persone che nel giro di 3-5 anni andranno certamente a ingrossare le fila dei pazienti con demenza nel nostro Paese. E diversi altri milioni in tutta Europa. Al momento oltre 10 milioni di persone sono colpite da demenza in Europa e si stima che siano circa il doppio le persone affette da deterioramento cognitivo lieve (MCI), una forma molto iniziale di malattia. La sfida è riuscire a identificarli prima che manifestino i sintomi irreversibili e progressivi della patologia, grazie all’Intelligenza artificiale. Anzi, per essere più precisi, nel giro di una settimana.

La sfida e i protagonisti in Italia

Una scommessa davvero forte. Ci sta provando un consorzio di otto Paesi europei (Estonia, Finlandia, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Spagna, Svizzera) che comprende 16 fra centri clinici e di ricerca a livello avanzato nel campo delle neuroscienze e dell’informatica, piccole e medie imprese che forniscono tecnologie innovative, un ente consolidato di governance dei dati e la Fondazione Alzheimer Europe (malati e familiari). Il progetto internazionale «AI-Mind» (che per esteso si chiama: «Strumenti di intelligenza digitale per lo screening della connettività cerebrale e la stima del rischio di demenza nelle persone affette da Disturbo cognitivo lieve») è finanziato dalla Commissione Europea con circa 14 milioni di Euro. Per l’Italia i centri coinvolti nello studio sono l’Università Cattolica (professor Camillo Marra), Altems (professor Americo Cicchetti); Irccs San Raffaele Roma (professor Paolo Maria Rossini) e l’azienda spin-off accademico di ricerca Neuroconnect (professor Fabrizio Vecchio).

Il campione

Lo studio coinvolgerà mille partecipanti con deficit cognitivi lievi, di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, che saranno reclutati in Italia, Norvegia, Spagna e Finlandia. Ai Mind si propone di sviluppare una piattaforma, facilmente integrabile nelle pratiche cliniche esistenti, che contiene due nuovi dispositivi basati sull’Ia: «AI-Mind Connector» e «AI-Mind Predictor». Il primo identifica le reti cerebrali «disfunzionali», mentre il secondo valuta il rischio di demenza utilizzando i dati del Connector, test cognitivi avanzati e biomarcatori genetici. L’obiettivo è creare una rete clinica europea che caricherà i dati dei pazienti sulla piattaforma cloud europea AI-Mind.

Potenza e velocità Perché l’Ia?

«L’intelligenza umana non è in grado di estrarre in un tempo ragionevole tutte le informazioni contenute nell’esito di esami (biomarcatori) oggi eseguibili tramite test neuropsicologici avanzati, metodiche di neuroimmagini strutturale e funzionale (come l’elettroencefalogramma) e test genetici», spiega il professor Paolo Rossini. «L’utilizzo di varie metodiche di Intelligenza artificiale, quali machine learning e deep learning, potrà rilevare parametri e correlazioni che il cervello umano non è in grado di rilevare e di farlo sulla base di elementi che hanno un peso diverso da paziente a paziente, cioè con un approccio personalizzato», aggiunge.

Politiche sanitarie

«L’identificazione all’interno della popolazione di età superiore ai 60 anni di soggetti con disturbo cognitivo lieve ovvero di quelle persone che, pur essendo ancora sostanzialmente sane, hanno un elevatissimo rischio di sviluppare demenza, rappresenta una delle urgenze maggiori in tema di politiche sanitarie per la corretta allocazione delle risorse economiche per questa patologia», sottolineano i professori Camillo Marra del Dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento, neurologiche, ortopediche e della testa-collo e Clinica della memoria della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs e Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica (Altems). Il progetto è partito il primo marzo 2021 e si concluderà il 28 febbraio del 2026. Il 4 e 5 maggio scorso, a Roma, si è tenuta la prima assemblea generale in presenza. «Finora sono stati reclutati circa 200 pazienti ed entro novembre contiamo di arrivare a 750. Tutti i pazienti dovranno essere rivisti a distanza di otto mesi per rifare i test e gli esami», conclude Rossini.

Fonte: Corriere della Sera

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