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L’ elicottero del futuro: sei paesi europei raccolgono la sfida

Mentre gli Stati Uniti si apprestano a rivoluzionare la propria componente elicotteristica grazie al programma del Future vertical lift, anche i Paesi europei seguono l’iniziativa transatlantica per modernizzare le proprie forze ad ala rotante. A Bruxelles, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito hanno siglato un memorandum d’intesa per lavorare insieme sugli elicotteri del futuro

L’ elicottero del futuro: sei paesi europei raccolgono la sfida

Un memorandum d’intesa europeo per lavorare insieme all’evoluzione di progetti per un elicottero di nuova generazione. È quanto è emerso dall’impegno

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Un memorandum d’intesa europeo per lavorare insieme all’evoluzione di progetti per un elicottero di nuova generazione. È quanto è emerso dall’impegno preso a margine della riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles, siglato da Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito. Insieme, a quanto si apprende dal comunicato, le sei nazioni impegneranno 26,7 milioni di euro per lo sviluppo del progetto Next-generation rotorcraft capability (Ngrc), con il Canada che potrebbe assumere il ruolo di nazione osservatrice.

Le sei nazioni per l’elicottero del futuro

Secondo quanto annunciato dal gruppo di Stati, “in collaborazione con l’industria, i partecipanti partiranno da zero per esplorare come abbinare le loro esigenze con la tecnologia più recente sul mercato, esaminando opzioni come la propulsione ibrida ed elettrica, un’architettura di sistema aperta e sistematica e la fornitura di caratteristiche di volo radicalmente migliorate”. Il programma Ngrc ha preso le sue prime mosse già dalla fine del 2020, con le lettere di intenti sottoscritte da Francia, Germania, Grecia, Italia e Regno Unito, tutti Paesi i cui elicotteri stanno per raggiungere la fine della propria vita operativa prevista. Con la firma dell’accordo, i Paesi Bassi sono stati l’ultima nazione ad aderire al programma. L’obiettivo di questi stati è quello di trovare un velivolo che sostituisca le proprie dotazioni in via di obsolescenza entro il 2035.

Un modello comune e all’avanguardia

I sei Paesi, dunque, esamineranno i miglioramenti in termini di autonomia e velocità raddoppiate per un elicottero di medio tonnellaggio, che dovrà necessariamente essere in grado di operare in uno scenario di operazioni interforze all-domain (Jado), ad alta intensità e in ambienti caratterizzati da guerra elettronica, alta connettività ed effettuare un variegato numero di missioni, dal trasporto, alla ricognizione armata, dall’evacuazione medica, alla ricerca e salvataggio fino all’assalto, con ulteriori specifiche che saranno perfezionate nei prossimi due o tre anni. I nuovi velivoli dovranno avere maggiori autonomie, minore impatto logistico e sviluppare un’unica struttura comune per le varianti da destinare alle forze terrestri, marittime e aeree, con la previsione di progetti diversi qualora il progetto si rivelasse troppo ambizioso dal punto di vista tecnico. Questi, però, sono solo gli elementi iniziali, poiché il requisito dovrà essere sviluppato e rifinito unitamente all’industria.

Le difficoltà di una collaborazione internazionale

Sicuramente, tra i nodi da sciogliere del progetto ci sarà la collaborazione tra Paesi diversi, uno sforzo che può sempre rivelarsi estremamente impegnativo. I partner dovranno mediare per superare le inevitabili dispute sulla condivisione del lavoro, un vulnus che in passato ha caratterizzato anche altri programmi internazionali europei. Tuttavia, l’esigenza di un nuovo sistema elicotteristico è sentita da diversi Paesi europei, una necessità resa tra l’altro più urgente dopo le lezioni apprese osservando l’andamento della guerra in Ucraina. Gli elicotteri russi di vecchia generazione si sono rivelati incapaci di operare in sicurezza contro le moderne contromisure aeree, venendo abbattuti in grandi numeri.

Il programma Future vertical lift

Lo sforzo dei sei Paesi Nato per mettere in campo un elicottero multiruolo di nuova generazione segue il simile programma in corso negli Stati Uniti, dove l’Esercito è in procinto di selezionare un vincitore tra la Bell e il team formato da Sikorsky (Lockheed Martin) e Boeing per la realizzazione del Future Long-Range Assault Aircraft (Flraa), progetto inserito nel programma Future vertical lift (Fvl), con cui lo US Army intende rivoluzionare completamente la propria componente ad ala rotante sia dal punto di vista tecnico che operativo e strategico.

Il Flraa…

In particolare, il Flraa è stato lanciato nel 2019 per sviluppare un successore dell’elicottero d’assalto UH-60 Black Hawk da mettere in servizio entro il 2030. Sikorsky-Boeing partecipano con il “Defiant X”, dotato di tecnologia detta X2, basata su due rotori sovrapposti le cui pale ruotano in direzione opposta per il movimento verticale, mentre un propulsore di coda garantisce la spinta al velivolo, una combinazione che permette all’apparecchio di raggiungere velocità che hanno raggiunto i 247 nodi, ovvero circa 460 chilometri orari, velocità doppie rispetto ai velivoli ad ala rotante tradizionali, che hanno sempre avuto un limite tecnologico sulla velocità causato dalla cosiddetta “dissimmetria della portanza”, ovvero l’impossibilità degli elicotteri con rotore singolo di superare certe velocità che altrimenti causerebbe uno stallo.

… e il Fara

Allo stesso tempo, l’Esercito degli Stati Uniti sta perseguendo anche il programma parallelo del Future Attack Reconnaissance Aircraft (Fara) per un elicottero da ricognizione e attacco, a cui Sikorsky partecipa con il proprio modello “Raider X”. Secondo quanto stabilito dall’Esercito Usa, i due sistemi del Fvl dovranno agire in combinazione e in connessione con un ecosistema di sistemi di quinta generazione, con il Fara che effettuerà la penetrazione dei sistemi di difesa avversari, anche grazie a droni lanciati direttamente dal velivolo, per consentire poi al Flraa di trasportare le truppe fino a destinazione in sicurezza.

L’interesse italiano

In questo contesto, l’Italia ha più volte ribadito il suo interesse verso il programma Fvl, da ultimo lo stesso capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che ha ricordato in audizione al Senato come “oggi si devono porre le premesse affinché la Difesa possa inserirsi nelle iniziative industriali che nel prossimo decennio daranno vita a una rivoluzione tecnologia: la piattaforma aerea di sesta generazione, i nuovi assetti ad ala rotante Future vertical lift, i progetti e servizi per lo spazio, la piena operatività degli F35”. L’Esercito italiano, inoltre, ha partecipato all’esercitazione aeronautica statunitense Edge 2022 a Dugway Proving Ground, nello Utah, dove ha lavorato sui concetti di interoperabilità per l’Fvl. La partecipazione dell’Italia, inoltre, è stata necessaria per ragionare insieme agli Stati Uniti sulle tempistiche, dove queste possono coincidere e dove potrebbero esserci opportunità di interoperabilità tra le Forze armate e le industrie dei due Paesi.

Fonte: Formiche.net

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