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Goldman Sachs: il debito europeo resta sostenibile nonostante l’aumento dei rendimenti

Nel breve, gli analisti si aspettano che la Bce intensifichi gli acquisti per limitare la risalita dei tassi. Tuttavia, nel lungo periodo, il discorso si lega alla sostenibilità del debito pubblico, e a oggi i rendimenti sono al di sotto del massimale implicito nelle considerazioni di sostenibilità, anche dopo il recente sell-off

Goldman Sachs: il debito europeo resta sostenibile nonostante l’aumento dei rendimenti

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I rendimenti obbligazionari europei a lungo termine sono aumentati rapidamente durante questi primi mesi dell’anno, spingendo i funzionari della Bce a porre in atto una serie di misure per limitare l’entità dei rialzi negli ultimi giorni. A breve termine, gli analisti di Goldman Sachs si aspettano che il Consiglio direttivo intensifichi il ritmo settimanale degli acquisti del Pepp, per mantenere condizioni di finanziamento favorevoli e proteggere la ripresa post-covid.

Tuttavia, secondo gli analisti della banca di Manhattan, il limite dei rendimenti a lungo termine nell’area dell’euro è probabilmente legato alla sostenibilità del debito pubblico nell’Europa meridionale, motivo per cui vi è la necessità di esplorare quanto più i rendimenti obbligazionari potrebbero aumentare prima di innescare problemi di sostenibilità del debito in tutta Europa.

Il primo che gli strategist utilizzano a tal fine è un approccio abbastanza basilare, che stima i rendimenti a lungo termine necessari per stabilizzare i rapporti tra debito pubblico e pil. A tal fine, Goldman Sachs utilizza il vincolo di bilancio pubblico e calcola il tasso di interesse di stabilizzazione del debito in funzione dello stock di debito iniziale, del saldo di bilancio primario e della crescita nominale. Data l’incertezza relativa ai futuri saldi primari e alla crescita nominale, la banca d’affari considera tre scenari: uno intermedio in cui si utilizza il saldo primario medio e la crescita nominale negli ultimi cinque anni prima della crisi da Covid, uno pessimistico, vale a dire gli ultimi dieci anni (2010-2019), e uno ottimistico, con il periodo precedente la crisi finanziaria globale.

I risultati mostrano che il livello di stabilizzazione del debito dei rendimenti differisce notevolmente tra i top four d’Europa (Italia, Francia, Spagna e Germania). Come ci si aspetterebbe, la soglia è più bassa in Italia, intorno al 2%, dato il debito elevato e la bassa crescita nominale, anche se il tasso di interesse di stabilizzazione del debito è solo leggermente più elevato in Francia, alla luce dei disavanzi pubblici storicamente persistenti. Il tasso d’interesse necessario per stabilizzare i rapporti tra debito pubblico e pil è significativamente più elevato in Germania, a causa della riduzione del debito e dell’aumento degli avanzi, e in Spagna, a fronte di una crescita nominale più elevata, commentano gli strategist.

Tuttavia, questa analisti mostra anche che il tasso di interesse di stabilizzazione del debito è molto sensibile alle ipotesi di crescita e saldo primario. In particolare, i rendimenti massimi sono significativamente più bassi in Italia e Spagna nello scenario pessimistico, che include la crisi del debito europeo. Allo stesso modo, i rendimenti potrebbero aumentare molto di più e stabilizzare ancora il debito, con la crescita nominale e i saldi primari alle medie pre-Gfc, specialmente in Spagna.

Mentre il tasso di interesse di stabilizzazione del debito è un punto di partenza utile, Goldman Sachs lo considera un metro abbastanza prudente. In particolare, secondo gli strategist, si applica una rigida nozione di sostenibilità del debito, in quanto anche un rapporto debito/pil leggermente in aumento potrebbe essere sostenibile. Inoltre, il quadro ignora che i governi potrebbero intervenire per contrastare l’aumento del debito, come hanno fatto in passato e, infine, l’approccio si concentra solo sui risultati in stato stazionario e ignora le dinamiche di accumulo del debito e le probabilità di risultati diversi.

Gli analisti introducono dunque un secondo modello dinamico di sostenibilità. In tale approccio, la crescita nominale e i rendimenti obbligazionari seguono un semplice processo “autoregressivo”, mentre il saldo primario del governo dipende dal rapporto debito/pil. Un elemento chiave del quadro è la reazione del saldo primario allo stock di debito, perché può essere utilizzato per esplorare le condizioni per la sostenibilità del debito. In sostanza, se il saldo primario reagisce sufficientemente al rapporto debito/pil rispetto al divario tra la crescita del pil nominale e il tasso di interesse nominale, allora il debito è su un percorso sostenibile. Secondo Goldman Sachs, questa metrica dinamica di sostenibilità l’Italia è la più border-line, visti i rendimenti obbligazionari elevati e la crescita nominale contenuta.

In generale, tuttavia, i risultati della banca di investimento suggeriscono che i rendimenti dell’Europa rimangono significativamente al di sotto del massimale implicito nelle considerazioni di sostenibilità del debito, nonostante il recente sell-off, anche per il bel Paese. Questo, ovviamente, è rassicurante per i politici europei e per i mercati finanziari, ma allo stesso tempo implica anche che i rendimenti hanno ancora un margine significativo prima che la sostenibilità del debito diventi un problema, e questo potrà portare, di conseguenza, ad ulteriori aumenti prima che i banchieri intervengano in modo deciso e definitivo.

Fonte: www.milanofinanza.it

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