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San Marino. Ecco chi sono i veri poteri forti sul Titano secondo il Sole 24 Ore

San Marino. Ecco chi sono i veri poteri forti sul Titano secondo il Sole 24 Ore

Leggiamola come una partita a scacchi. Da una parte i pezzi bianchi, e dall’altra i neri. In questo caso sulla scacchiera non ci sono due Re ma una Re

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WhatsApp Image 2016-08-28 at 12.29.27Leggiamola come una partita a scacchi. Da una parte i pezzi bianchi, e dall’altra i neri. In questo caso sulla scacchiera non ci sono due Re ma una Repubblica, quella di San Marino, che da almeno un decennio soffre. Il suo core business storico, la custodia riservata di capitali italiani, da due lustri langue nella disidratazione provocata dai tre scudi fiscali allestiti da Giulio Tremonti, dalla voluntary disclosure e dal pressing continuo del Fmi, dell’Ocse e del Moneyval.
Solo nell’ultimo scudo, al 15 dicembre 2009, Banca d’Italia calcolava che i rimpatri di denaro dal Titano ammontassero a 3,819 miliardi. Altre stime parlano di almeno 5 miliardi evaporati. Il sistema bancario locale ha dimezzato la sua presenza. Prima degli scudi fiscali le banche erano 12 ora sono sei. Il sito della Abs, l’Abi locale, inspiegabilmente, espone dati ibernati al 2013. Più aggiornato quello della Banca centrale, presieduta dal 22 gennaio scorso dall’egiziano Wafik Grais: nel marzo 2016 la raccolta ( diretta e indiretta) delle banche locali era a 6,6 miliardi, nel marzo del 2008 superava i 14. Un dato che dice tutto. Anche politicamente il Paese ha qualche problema. È di qualche giorno fa la notizia delle dimissioni di un’autorevole esponente di Go- verno: Antonella Mularoni, già alla segreteria di Stato agli Esteri, ora membro del Congresso di Stato. E sono iniziate le trattative tra partiti locali per formare coalizioni credibili in vista di future elezioni.

WhatsApp Image 2016-08-28 at 12.28.42Ma la partita che si sta giocando in queste ore è quella sui non performing loans, i crediti inesigibili del sistema bancario del Titano. Npl che ammontano, secondo alcune fonti a 1,8, secondo altre a 2,1 miliardi. Di questi la maggior parte sono ascrivibili alla banca di sistema di San Marino: la Cassa di Risparmio. La stessa che controllava surrettiziamente il gruppo Delta: messo sotto accusa per riciclaggio dalla procura di Forlì. E proprio Delta sono targati 700 milioni di crediti di piccolo taglio ( Delta operava prevalentemente sul credito al consumo) che, tuttavia, dopo una lunga fase di commissariamento sono o sarebbero stati disinnescati.
Quella sui Npl è una partita deli- cata su cui si stanno confrontando due squadre con interessi apparentemente contrapposti. Proviamo a individuare i giocatori. Fonti locali suggeriscono che a muovere i pezzi ci siano ambienti vicini al Cis, il Credito industriale sammarinese: banca una e trina ( ingloba anche Banca Partner e Euro Commercial bank) già della Cassa di Rimini, oggi indirettamente controllata dalla lussemburghese Leiton holding, e riconducibile all’immobiliarista Marino Grandoni. Ebbene il primo obiettivo del Cis, sarebbe quello di acquistare ( o fare acquisire da soggetti amici) la parte pingue dei crediti non esigibili del sistema. Rumor locali però insinuano che il reale obiettivo della cordata sarebbe la conquista della prima banca del Titano, cioè proprio la Cassa di risparmio di San Marino. In questo disegno il Cis troverebbe una solida sponda nella Banca centrale all’interno della quale Grandoni go- drebbe di appoggi ad alto livello. Preliminarmente Banca centrale sarebbe orientata a commissionare una due diligence sui crediti a una società estera (anche questa lussemburghese). Ma questa ipotesi lascerebbe fredda (se non contraria) una parte dell’Associazione bancaria sammarinese, all’interno della quale si starebbe consumando una frattura tra il suo presidente (Daniele Guidi, direttore di Banca Cis e dunque uomo storicamente vicino a Grandoni) e i rappresentanti delle altre banche. Dall’altra parte va registrato il tentativo operato da uomini della Cassa di risparmio ( a capitale statale) di gestire la partita Npl in modo “industriale”. A questo scopo risulta a Plus24 che, nei mesi scorsi, uomini della Cassa, assistiti dall’avvocato Matteo Mularoni ( joint venture partner dello studio romano Bussoletti Nuzzo), abbiano incontrato esponenti di primo piano di note società specializzate nella gestione di Npl, per elaborare una strategia di stabilizzazione del credito sofferente. Con un problema in più. A San Marino non è mai esistita una centrale rischi e inutilmente i precedenti presidenti della Banca centrale, da Antonio Valentini a Renato Clarizia, hanno tentato di istituirla. Questo significa che i crediti erogati a San Marino sono noti solo alle parti, e le garanzie a supporto di questi crediti (anche quelli utilizzati per operazioni di sistema significative) potrebbero essere state reiterate su più istituti senza possibilità di controlli incrociati. Ed eventuali disclosures indesiderate potrebbero provocare non pochi imbarazzi tra le fila dei « prenditori » , siano essi italiani o autoctoni.

di Stefano Elli-  fonte Il Sole 24 Ore

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