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E-commerce cambia e sposa il metaverso, un business da 3 miliardi l’anno: Nike e Forever 21 in testa

Da prodotto reali a prodotti digitali, nel metaverso si va verso il m-commerce e alcuni grandi marchi stanno facendo da battistrada

E-commerce cambia e sposa il metaverso, un business da 3 miliardi l’anno: Nike e Forever 21 in testa

Comincia ad affermarsi l’idea che il metaverso possa essere davvero un universo o una serie di universi creati dalla tecnologia che vanno a sommarsi o

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Comincia ad affermarsi l’idea che il metaverso possa essere davvero un universo o una serie di universi creati dalla tecnologia che vanno a sommarsi o a integrarsi con l’universo creato.

E se questi metaversi sono davvero altri universi, allora là dentro può succedere di tutto. Questo “di tutto” può essere qualcosa di mimetico di quello reale oppure assoluta creazione.

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Il metaverso deriva concettualmente dalla letteratura di fantascienza e operativamente dai videogiochi. Adesso è però uscito da questo suo involucro ontologico per diventare quasi l’idea dominante nel mondo reale, che inizia a soffrire di molti acciacchi. E la prima cosa che iniziamo a chiederci è se nei metaversi ci può essere vita e quindi dei bisogni, un’economia, un mercato, una qualche forma di scambio di beni.

Oltre l’e-commerce verso il m-commerce

Pertanto non c’è da meravigliarsi se assistiamo a fenomeni apparentemente paradossali, seppur in un metaverso ancora primordiale. Ecco il boom immobiliare (cioè l’acquisizione di terreno virtuale), la centrocommercializzazione, cioè l’installazione (parola adeguata) di mall, gallerie commerciali, negozi di marca nei quali svolgere un nuovo tipo di e-commerce, non più con le fotografie, le schede prodotto e le spedizioni, ma con qualcosa di aumentatatamente iper-realistico che spedica oltre l’esperienza che si può avere in un negozio terrestre. Si potrebbe chiamare m-commerce (metaverse-commerce).

Alcune grandi marche della moda e dell’abbigliamento stanno facendo da battistrada.

Per esempio Forever 21 e Nike hanno creato negozi virtuali nella convinzione che il futuristico metaverso trasformerà l’intero settore del commercio.

Forever 21

Il negozio metaversico della catena pronto moda Forever 21 è un’esperienza sensoriale unica.

Come un cliente-avatar entra nel negozio viene accolto da uno stuolo di fan plaudenti e di fotografi, come può solo capitare a una star di Hollywood.

Il negozio è distribuito su cinque piani: alcuni espongono capi digitali da comprare con valuta virtuale, altri offrono spazi per attività di cura del corpo. Quando si raggiunge l’attico, si entra in una bolla per tornare al livello del suolo.

Rivenditori come Forever 21, Nike e Chipotle si stanno affrettando a creare negozi nel metaverso, nell’aspettativa che potranno aumentare i profitti del mondo reale.

Moda passeggera o tendenza?

Viene da chiedersi se siamo di fronte a un espediente passeggero, cioè solo di facciata, o il metaverso è veramente un’occasione per avviare un e-commerce a basso costo e ad alto margine, un qualcosa che trasformerà in profondità il retail globale?

I giganti della tecnologia, tra i quali Meta e Microsoft, hanno già impegnato miliardi di dollari per la creazione di tecnologie per supportare i mondi virtuali popolati da avatar. Nel metaverso vedono il futuro sbocco di Internet, il cosiddetto Web3. 

Meta intende impegnare 10 miliardi di dollari all’anno per sviluppare il proprio mondo virtuale, dove un giorno potrebbero aprire e operare negozi come quello di Forever 21.

“Gran parte dell’esperienza del metaverso ruoterà intorno alla possibilità di teletrasportarsi da un’esperienza all’altra“, ha detto Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Meta nel delineare la sua visione. “Il poter disporre dei propri beni digitali, della propria identità e il poterli muovere da un posto all’altro, è il grande investimento delle persone nel prossimo futuro”, ha aggiunto.

“Il poter disporre dei propri beni digitali, della propria identità e il poterli muovere da un posto all’altro, è il grande investimento delle persone nel prossimo futuro”, ha aggiunto.

La topografia del metaverso

Il negozio di Forever 21 è costruito all’interno di Roblox, il vasto mondo virtuale di giochi e ritrovi digitali che conta 55 milioni di utenti attivi giornalieri.

Forever 21 ha commissionato la progettazione e la costruzione del negozio all’agenzia Virtual Brand Group che si presenta come focalizzata sulla “creazione del metaverso”. Le statistiche di Roblox mostrano che più di 200.000 utenti hanno visitato il negozio da quando è stato aperto a fine dicembre 2021.

“Virtual Brand Group non è un’agenzia pubblicitaria”, precisa il suo amministratore delegato, Justin Hochberg. “Siamo un realizzatore di iniziative nel metaverso. Progettiamo l’abbigliamento, elaboriamo le strategie di marketing, lavoriamo con gli influencer e costruiamo l’intero mondo che serve”.

Un business da 3 mila miliardi l’anno

JPMorgan vede nel metaverso un’opportunità da un trilione di dollari di giro d’affari annuale. In un recente rapporto la banca d’investimento segnala in un valore pari 54 miliardi di dollari la quantità di beni virtuali transati ogni anno, più del doppio di quanto viene speso per l’acquisto di musica.

Il rapporto segnala inoltre che un solo lotto di terreno all’interno di Decentraland, una piattaforma virtuale più orientata agli adulti rispetto a Roblox, è stato venduto per quasi 1 milione di dollari. Il suo sviluppatore, Everyrealm, vende spazi di un centro commerciale online.

“Invece di avere punti vendita in ogni città, un grande rivenditore potrà costruire un hub globale nel metaverso che può servire milioni di clienti”, conclude il rapporto.

 

Complimentary Welcome

In questo senso, Nike ha recentemente lanciato Nikeland, anche su Roblox: gli acquirenti che vi accedono, indossando prodotti digitali Nike, sono accolti da una reincarnazione virtuale della stella del basket LeBron James.

Chipotle ha lanciato il suo “ristorante”: i primi 30.000 visitatori hanno ottenuto un buono per un vero burrito. È stato poi il turno del marchio di scarpe Vans che ha aperto uno parco attrezzato per lo skateboard.

“Il modo nel quale ci si presenta, il modo stesso di presentare in questo ambiente il proprio marchio è fondamentale”, ha detto Steve Rendle, amministratore delegato di VF Corporation, proprietaria do Vans, così come di North Face e Timberland. “Staremo molto attenti a come il nostro marchio viene rappresentato nel metaverso”. Ma ha subito aggiunto: “Penso che ci sia un gran lavoro da fare sul modo corretto per collegarlo al business”.

Metaverso e vendite reali

Alcuni vedono nel metaverso un potenziale per incrementare le vendite nel mondo reale, grazie alla crescente considerazione della clientela nei confronti del proprio “io” digitale.

Per esempio, uno dei prodotti più popolari nel negozio virtuale di Forever 21 è un berretto nero con la parola “FOREVER” stampata sopra. Può essere acquistato per 61 “robux”, la valuta del gioco che si prende con denaro reale. Al tasso di cambio attuale, il cappello ha un costo di 75 centesimi di dollaro.

Virtual Brand Group non ha diffuso i dati sulle vendite del berretto, ma anche se raggiungessero il milione di capi entro la fine di quest’anno, comunque sarebbero una goccia nel conto economico di Forever 21, riconosce Hochberg, anche se tale attività apporta benefici notevoli al business generale.

“Non ci sono costi marginali. Se ne vendo uno o un miliardo, è lo stesso. Non ci sono resi, non ci sono difetti di fabbrica. Non ci sono spedizioni. Non ci sono problemi di catena di approvvigionamento globale”, ha concluso Hochberg.

L’interesse per il berretto virtuale ha portato Forever 21 a cercare di lanciare nei suoi negozi il prodotto per il prossimo inverno, capitalizzando l’interesse manifestato

dai frequentatori del metaverso: l’idea, cioè, di “gemellarsi” con il proprio avatar, indossando gli stessi vestiti e gli stessi accessori è reale.

Nuovi format

In definitiva, la creazione di un’attività di e-commerce metaversico di successo consiste nel dimenticare i format in voga nei negozi reali (brick-and-mortar), ha osservato Sam Englebardt, un partner del gruppo di venture capital Galaxy Interactive, focalizzato sul metaverso.

“Che spreco di tecnologia sarebbe rifare nel metaverso tal quale il negozio PRADA sulla Fifth Avenue. Sarebbe come buttare via una enorme opportunità per esprimersi come marchio e vendere a una differente clientela”, ha ancora osservato Englebardt

Uno degli investimenti di Galaxy Interactive è in RTFKT – pronunciato ” artefact ”  –specializzato in streetwear digitale. Si tratta in genere di sneaker digitali esclusivi, scambiati nel metaverso come gettoni non fungibili. Un evento promozionale all’inizio del 2021 ha registrato la vendita di 600 paia di sneaker per un valore complessivo di oltre 3,1 milioni di dollari. RTFKT è stata acquisita da Nike a dicembre per una somma non rivelata.

“Mi ricorda l’accordo Instagram-Facebook nel suo potenziale”, ha detto David Jones, amministratore delegato di The Brandtech Group ed ex CEO di Havas. “Ha così tanto potenziale da dare a Nike un enorme vantaggio competitivo nel mondo delle sneaker virtuali”.

Quanto è diffuso il “senso” del metaverso

In mezzo a tutto questo clamore, tuttavia, ci sono alcune analisi serie basate su sondaggi che mostrano che il grande pubblico deve ancora essere conquistato da questa idea.

Gli utenti di Roblox hanno dato al negozio Forever 21 un indice di gradimento del 39 per cento. Più in generale, un’indagine campione del 2021 di Forrester Research ha rilevato che meno di un quarto degli adulti americani pensano di trascorrere del tempo nel metaverso.

Per quelli che ci si buttano a corpo morto, gli esperti stanno invitando le imprese alla cautela sul tipo di esperienza da proporgli.

I dispositivi [di realtà virtuale/aumentata] saranno molto efficaci nel conoscere i punti di vista e le opinioni degli utenti “, ha sottolineato Avi Bar-Zeev, consulente VR e co-inventore dell’auricolare Microsoft HoloLens, sottintendendo che la tecnologia di apprendimento automatico sarà probabilmente utilizzata per fare inferenze sui comportamenti degli utilizzatori.

“Con così tante informazioni personali, dobbiamo prepararci alla manipolazione. Una volta che il sistema conosce i nostri pulsanti e sa come spingerli, allora abbiamo molto meno autocontrollo razionale”, ha concluso.

Fonte: Firstonline.it

 

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