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C’è chi va a caccia di siti ecommerce da comprare

Il fenomeno è nato negli Stati Uniti ma sta prendendo piede anche in Italia. Società specializzate offrono alle pmi di rilevare i loro negozi online per farli crescere

C’è chi va a caccia di siti ecommerce da comprare

Neulabs è la prima realtà italiana specializzata nell’acquisizione di siti ecommerce e creazione di marchi direct-to-consumer. È composta da una squad

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Neulabs è la prima realtà italiana specializzata nell’acquisizione di siti ecommerce e creazione di marchi direct-to-consumer. È composta da una squadra di specialisti finanziari, marketing, software e seo capace di mettere il turbo alle pmi native digitali che vendono i loro prodotti monomarca. È l’espressione di un fenomeno che è maturato negli ultimi due anni negli Stati Uniti e che inizia a propagarsi anche in Europa. Di solito i “cacciatori” di imprese sono società marketing, fondi di investimento oppure imprese di consulenza.

Neulabs parte con quindici investitori alle spalle e una dotazione di circa 20 milioni di euro tra debito ed equity. Il fondatore e amministratore delegato Mauro Giacobbe è una vecchia conoscenza del settore online considerato che per più di sette anni ha ricoperto la carica di ad in Facile.it.

Queste mancanze sono diffuse in tutto il mondo, non solo in Italia. E infatti le prime società a farsi largo nel settore stanno crescendo velocemente: si pensi per esempio a Perk oltreoceano, Razor Group e SellerX in Germania . Di solito puntano ai monomarca nati dentro Amazon, mentre Neulabs su questo fronte è meno rigida. “Basta che il business funzioni e rispetti determinati standard, anche merceologici“, dice il manager. In sintesi è come scovare un talento sportivo in un campetto di provincia e poi lavorarci per trasformarlo in un campione internazionale.

Scandagliare la rete

La nostra è una ricerca attiva basata su un software proprietario che analizza sia i siti web che i marketplace. Rileva la tipologia di prodotti, la nazionalità, il traffico delle schede prodotto, la velocità con cui vengono postate recensioni e altri elementi per comprendere il livello di business“, spiega Giacobbe. In effetti gli strumenti analitici esterni oggi consentono già di delineare per sommi capi il peso che hanno i nuovi marchi su specifici settori.

Questa fotografia di partenza consente al team dedicato di sondare il terreno con l’imprenditore che ha creato l’ecommerce. Si può comprendere se è interessato a una cessione oppure a una partnership. Dopodiché se il contatto è positivo c’è un’ulteriore raccolta di informazioni basata sull’analisi dei ricavi, catena di distribuzione, valutazione marketing e ulteriori stime che consentono di delineare una prima offerta indicativa. Se l’ordine di grandezza soddisfa la controparte l’analisi finanziaria si fa più profonda e con la sua collaborazione dura tra le sei e le otto settimane.

La cavalleria di esperti

Neulabs è organizzato in squadre di lavoro ma ogni impresa digitale acquisita o creata ha un suo business manager di riferimento. “Attualmente siano una cinquantina, ma della parte tecnologica se ne occupano in quindici. I focus sono per esempio sul marketing, le campagne online a pagamento, il seo, la logistica“, sottolinea Giacobbe.

Le macro-aree che favoriscono la crescita sono tre. La prima riguarda l’ampliamento del numero di canali di vendita, quindi non solo l’online in purezza ma anche eventualmente la presenza in Amazon oppure la creazione di un canale business-to-business per i negozianti. In secondo luogo c’è l’internazionalizzazione, quindi l’eventuale accesso a uno o due paesi europei. Infine si punta sull’ampliamento dell’offerta prodotti con una strategia mirata. Senza contare ovviamente tutti i miglioramenti tecnologici che si possono implementare nel tempo.

Il profilo del candidato ideale

Negli ultimi mesi Neulabs ha creato VitaVi, che produce e distribuisce integratori e alimentari premium, e amusi che offre croccantini naturali, shampoo e prodotti beauty per gli animali. Mentre per quanto riguarda le acquisizioni si possono citare BioExxe (packaging alimentare biodegradabile), Zanclem (prodotti prima infanzia) e Cibocrudo (alimenti bio vegani). “Abbiamo deciso di concentrarci su mercati in crescita, anche di nicchia, che sono soggetti ad acquisti ricorrenti. Insomma ad alto valore come il super food, il segmento vegano e naturale, il baby care, pet, prodotti per la casa, articoli plastic free“, sottolinea il manager. L’attesa è un fatturato compreso tra uno e circa quattro milioni di euro.  In questa fase il ritmo delle acquisizione è di circa una o due imprese al mese. L’obiettivo infatti è di acquisire 20 brand entro la fine del 2022. L’ad ammette di avere “l’ambizioso progetto di creare una vera e propria house of brand, al cui interno coltivare marchi digitali e tecnologici all’avanguardia, accomunati da un bacino d’utenza comune.

Il parere del formatore

Mattia Vergerio, co-fondatore di Scuola Ecommerce, una delle strutture di formazione online di riferimento per la vendita online e su Amazon, conferma che il fenomeno delle acquisizioni è molto recente. Per altro eBay è escluso dai giochi poiché non esiste una via ortodossa per trasferire un account. “In questo momento credo di essere uno dei pochi a fare consulenze di questo tipo ai fondi che stanno sondando il terreno“, spiega l’esperto a Wired.

Un dettaglio importante è che a parte i siti ecommerce tradizionali fanno gola soprattutto i cosiddetti seller su Amazon. Ovvero quelle realtà imprenditoriali che vendono i propri prodotti sul marketplace. Nel tempo alcuni possono diventare anche vendor, ovvero fornitori di Amazon. “Ma questo è un passaggio molto delicato perché è come entrare nella grande distribuzione e non tutti sono all’altezza. Ecco quindi uno dei vantaggi di affidarsi a professionisti che ti aiutano a fare il salto“, sottolinea Vergerio.

Il tema centrale è che la crescita di un ecommerce, soprattutto all’interno di Amazon, può essere lineare nella prima fase ma poi il business richiede un controllo finanziario che esula spesso dalle competenze del piccolo artigiano o imprenditore. “Il lavoro di fino sugli aspetti più delicati che riguardano una crescita consolidata è proprio il terreno dei fondi o delle società specializzate come la neonata Neulabs“, aggiunge l’esperto.

Secondo Vergerio l’obiettivo finale di alcune agenzie è di costruire dei conglomerati da vendere poi in blocco a colossi come Unilever o Nestlé. Ovviamente si parla soprattutto di monomarca nati dalla dimensione digitale, non rivenditori. “Indicativamente attività con un fatturato superiore ai 500mila euro, meglio sul milione, con una marginalità lorda di circa il 25%. Ecco un buon profilo. E come categorie merceologiche a volte si parla anche di prodotti realizzati in Cina ma dalla forte connotazione marketing, un marchio riconoscibile”, dice Vergeri.

Fonte: Wired.it

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