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Parchi: sono l’ oro verde danno un reddito annuale fino al 4,5 euro al metro quadro

Dal convegno Lost Landascapes la proposta di rivitalizzare in chiave climatica i paesaggi perduti

Parchi: sono l’ oro verde danno un reddito annuale fino al 4,5 euro al metro quadro

Fonte: Huffingtonpost.it L’Italia è piena di paesaggi perduti. Il cemento e l’asfalto che hanno coperto più del 7% del Paese hanno portato via gli

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Fonte: Huffingtonpost.it

L’Italia è piena di paesaggi perduti. Il cemento e l’asfalto che hanno coperto più del 7% del Paese hanno portato via gli agrumeti ottocenteschi della Conca d’oro di Palermo, i campi straordinariamente fertili ai piedi dell’Appennino campano che già Plinio chiamava Terra del lavoro, le masserie e i pascoli di Taranto sepolti dai fumi alla diossina dell’Ilva, le spiagge della Belle Époque incastrate tra villette a schiera e mare in risalita.

Ma è anche vero che non esiste una contrapposizione secca tra natura e cultura perché la bellezza le può abitare entrambe. Lo splendore di Venezia una volta era laguna. E il fascino delle colline toscane e dei terrazzamenti delle Cinque Terre è natura sapientemente modificata.

Nell’ultima metà del secolo scorso però di questa sapienza quasi ovunque si è persa traccia. E stiamo scoprendo che a rimetterci non è solo l’estetica, perché il conto che paghiamo anno dopo anno per un’impermeabilizzazione così ampia del territorio (quasi il doppio della media europea) continua a salire anche se si tende a calcolarlo per difetto.

Quanto valgono l’acqua che ci arriva in casa, l’aria che respiriamo, il senso di pace che può dare la passeggiata in un bosco? Già secondo numeri un po’ datati del Teeb (The Economics of Ecosystems and Biodiversity), i benefici economici netti assicurati in 40 anni dal restauro ambientale di un ettaro delle nostre foreste sono un affare: hanno un tasso di ritorno dell’investimento del 20%. Per un ettaro di prateria si arriva al 79%. Per un ettaro di zona umida dell’entroterra siamo al 12%. E negli ultimi anni la pressione crescente della crisi climatica ha alzato le quotazioni del verde perché aiuta a catturare il carbonio e fa anche da scudo alle città sempre più esposte a picchi di calore come quello che l’anno scorso ha ucciso 18 mila persone in Italia.

Ora dal convegno internazionale “Lost Landscapes”, organizzato dall’Associazione italiana di architettura del paesaggio (Aiapp) a Napoli dal 12 al 13 ottobre, emerge una nuova valutazione proprio per il verde urbano definito l’oro verde: il valore medio annuo in Italia varia da 1,5 a 4,5 euro a metro quadro. Un calcolo basato sulla capacità di fornire ossigeno, depurare acqua e aria, mitigare il clima, ridurre l’uso dei condizionatori, assicurare un benessere complessivo. Tutto ciò non è misurato dal Pil, ma ha effetti sulle risorse necessarie alla vita oltre che sulla qualità della vita.

Quindi un parco come Villa Borghese a Roma, che è grande circa 80 ettari, garantisce servizi ecosistemici che valgono fino a 3,6 milioni. Oltre a benefici esclusivamente monetari come l’aumento dell’appeal turistico e il valore aggiunto delle case che si affacciano sul verde.

Eppure nella difesa di questo patrimonio investiamo poco. Per la manutenzione ordinaria del paesaggio urbano, inteso come verde pubblico, in un anno a Milano si spende in media un euro al metro quadro, a New York 7 euro, a Monaco di Baviera 12. A questi costi vanno aggiunti quelli di manutenzione straordinaria e le spese di ammortizzazione di lungo periodo. Ora che la tutela del paesaggio è un valore costituzionale (è stato inserito nell’articolo 9 della Carta Costituzionale) andrà meglio?

“Dall’Europa arriva un assist prezioso per recuperare e ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi danneggiati o perduti a causa del cambiamento climatico e della cementificazione selvaggia: la Nature Restoration Law ci dà l’opportunità di recuperare paesaggi perduti, spesso privati della loro identità”, osserva Maria Cristina Tullio, presidente di Aiapp. “Aprire oggi una riflessione su come i paesaggi mutano o diventano altro, senza tagliare il filo che li lega alla loro origine, è la sfida che abbiamo di fronte. Si tratta di preservare la memoria e l’identità dei luoghi e delle società, ma anche di riconnettere il metabolismo urbano e i sistemi ecologici della Terra”.

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