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Quanto sappiamo sulla Luna?

Quanto sappiamo sulla Luna?

E' tempo di Luna. Non ancora con Artemis 1, la missione dimostrativa dell'omonimo programma per il ritorno umano sul nostro satellite, costretta a un 

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E’ tempo di Luna. Non ancora con Artemis 1, la missione dimostrativa dell’omonimo programma per il ritorno umano sul nostro satellite, costretta a un nuovo ritardo e al rientro in garage (nel Vehicle Assembly Building) dal devastante uragano Ian. È tempo di Luna perché il primo ottobre va in scena la Notte internazionale dell’osservazione della Luna, un evento diffuso, in presenza e online, promosso per ammirare il nostro satellite e conoscere i progetti che la riguardano. Perché alla Luna è stata dedicata una grossa fetta dell’esplorazione spaziale e un’altrettanta grossa se ne dedicherà in futuro, in primis con il programma Artemis appunto. Perché molto c’è ancora da scoprire, da esplorare, e anche da conoscere. Perché forse non tutti sanno che…

All’inizio era “liquida”, forse

Partiamo dalle origini: non sappiamo esattamente come si è formata la Luna. La stessa Nasa parla di probabilità quando cita l’ipotesi più accreditata (anche grazie all’analisi dei campioni di rocce raccolti durante le missioni Apollo) per spiegare la nascita del nostro satellite. Secondo questa, la Luna si sarebbe formata in seguito all’aggregazione per effetto della gravità dei detriti sparati nello Spazio dopo lo scontro di un pianeta della grandezza di Marte con la Terra, circa 4,5 miliardi di anni fa. Nei suoi primi attivi di vita il neonato satellite sarebbe stato in uno stato liquido, meglio fuso. Altre teorie alternative a quella nota come del big splash”– ma più problematiche in termini di evidenze scientifiche –  avanzate per spiegare l’origine della Luna sono quelle dell’impatto multiplo (ovvero il satellite sarebbe nato dai detriti di più oggetti e non solo uno che avrebbero colpito la Terra), quella della fissione (si sarebbe staccata dalla Terra in rapida rotazione), della cattura (il nostro pianeta lo avrebbe gravitazionalmente acciuffato), o del co-accrescimento (secondo cui i due corpi, Terra e Luna, si formarono nello stesso tempo come un sistema binario).

La Luna non ha una “faccia oscura”

Continuiamo affrontando uno degli aspetti più chiacchierati quando si parla di Luna e ancora duri a morire: il nostro satellite non ha una faccia oscura. Chiamiamo così impropriamente la parte della Luna che non vediamo, dal momento che impiegando la Luna un tempo di rotazione su stessa pari circa a quello di rivoluzione intorno alla Terra, mostra a noi sempre la stessa faccia. Quella che non vediamo non è una faccia oscura, ma la faccia a noi nascosta. Fino al 1959 però: in quell’anno infatti la navicella sovietica Luna 3 rispediva sulla Terra le prime immagini della faccia nascosta della Luna, conquistata poi per la prima volta dalla sonda cinese Chang’e-4 nel 2019.

Della Luna vediamo sempre la stessa faccia, ma questa non è solo metà faccia. Infatti, per effetto di un processo noto come librazione, riusciamo a vedere nel complesso quasi il 60% della superficie lunare. Questo è dovuto all’effetto combinato dell’inclinazione dell’asse lunare e dell’orbita descritta dalla Luna intorno alla Terra, che la fa viaggiare più veloce quando più vicino e più lenta quando più lontana. Questo fa in modo infatti che la porzione visibile del satellite durante il suo viaggio sia più del 50%, aggiungendo pezzettini sia in longitudine che in latitudine. Per rendere l’idea con una chiara metafora – come fa la Western Washington University – è come se la Luna descrivendo la sua orbita muovesse la testa su e giù e qua e là, svelandosi un pochino di più.

Non cambia (quasi mai) grandezza ai nostri occhi

L’abbiamo sperimentato tutti: la Luna all’orizzonte sembra enorme, per poi diminuire una volta salita in cielo. In realtà – spiega anche la Nasa – la Luna ha la stessa grandezza, siamo noi che la percepiamo come più grande. Di fatto è un’illusione ottica. Piccole differenze invece potremmo notarle durante gli eventi di Superluna, in cui la Luna appare più grande e più luminosa (rispettivamente del 14% e del 30%) quando si trova in fase di piena al perigeo, ma si tratta di differenze davvero minime a un occhio inesperto, difficilmente apprezzabili.

Sulla Luna potremmo saltare molto più in alto

Non c’è trucco e non c’è inganno, semplice effetto della ridotta gravità lunare, circa un sesto di quella terrestre. Questo significa anche che sul nostro satellite peseremmo un sesto di quello che pesiamo sulla Terra.

Abbiamo quasi 400 kg di Luna sulla Terra

Le missioni Apollo e le navicelle sovietiche hanno permesso di portare sulla Terra una quantità considerevole di rocce lunari. Si tratta di 382 kg di Luna per la precisione, gran parte dei quali custodita presso il Lunar Sample Laboratory Facility del Johnson Space Center di Houston. Non un museo, quanto piuttosto una libreria di campioni lunari rigorosamente controllata per proteggere i campioni da contaminazioni o rischi ambientali. A questi quasi 400 kg di Luna se ne aggiungeranno che verranno raccolti durante la missione Artemis III e provenienti dalle regioni in prossimità del polo sud della Luna.

Esiste anche un’ “influenza lunare”

L’astronauta Harrison Schmitt la chiamò “febbre da fieno da polvere lunare”, riferendosi alla reazione fastidiosa sperimentata dopo l’esplorazione del suolo lunare. Una sorta di allergia, con starnuti e congestioni nasali che a detta dell’Esa avrebbe in realtà interessato tutti gli astronauti che hanno messo piede sul suolo lunare. La responsabile sarebbe appunto la polvere lunare, estremamente fine e molto abrasiva. Si solleva facilmente e rimane a lungo sospesa, e si attacca a tutto. Motivo per cui la Nasa è anche al lavoro per cercare di mitigare il più possibile il problema della polvere lunare. Per la salute degli astronauti e il funzionamento delle strumentazioni che porteremo lassù.

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