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Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi: Sogin presenta la nuova carta delle aree idonee

Il 15 marzo 2022 la Sogin ha presentato la Carta delle Aree Idonee per il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi (al momento non ancora pubblicata).

Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi: Sogin presenta la nuova carta delle aree idonee

Negli ultimi anni si è parlato molto del Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Si tratta di una struttura che, una volta terminata, sarà in gr

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Negli ultimi anni si è parlato molto del Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Si tratta di una struttura che, una volta terminata, sarà in grado di ospitare i rifiuti radioattivi del nostro Paese – sia quelli derivanti dallo smantellamento delle 4 ex-centrali nucleari italiane, sia quelli prodotti in ambito medico, di ricerca e industriale.
Nonostante il progetto per il deposito sia già pronto, la scelta del luogo per la sua costruzione ha creato diversi problemi: nessuno vuole un deposito di rifiuti radioattivi nel proprio comune (si tratta del cosiddetto effetto NIMBY). Dopo più di un anno di consultazioni pubbliche, però, il 15 marzo 2022 l’azienda Sogin (cioè la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi) ha trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) per la costruzione del deposito.
Si tratta della versione “definitiva” della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI): in altre parole i siti “potenziali” presenti in questo documento sono stati scremati e, di questa selezione di aree idonee, sarà poi necessario scegliere un unico sito per la costruzione del Deposito Nazionale.

Andiamo quindi a vedere non solo quali passaggi sono stati necessari per realizzare questa carta ma anche, in breve, in cosa consiste questo deposito.

Il piano per il Deposito Nazionale

Il Deposito Nazionale è stato progettato per ospitare 78 mila metri cubi di rifiuti radioattivi di livello basso e medio-basso per circa 300 anni – tempo oltre il quale la radioattività sarà trascurabile.
Per garantire il corretto stoccaggio dei rifiuti il piano prevede di inglobarli in una matrice cementizia all’interno di un contenitore (il “manufatto“). Questo a sua volta verrà inserito in una struttura in calcestruzzo armato (il “modulo“), all’interno di una matrice di malta. I vari moduli saranno poi inseriti in una terza barriera di calcestruzzo armato (la “cella“). Complessivamente saranno presenti 90 celle che verranno infine ricoperte da una collina artificiale. Questa non solo permetterà di impermeabilizzare la struttura ma di avere anche un impatto visivo migliore.

Le barriere ingegneristiche a protezione dei rifiuti radioattivi italian

All’interno del Deposito Nazionale saranno presenti anche i 17 mila metri cubi di rifiuti ad attività medio-alta e alta, inclusi i 400 metri cubi che sono attualmente stoccati in Inghilterra. Visto il diverso tipo di rifiuto, in questo caso si utilizzeranno dei cosiddetti “canister” di massima sicurezza, cioè delle taniche cilindriche alte circa 3 metri realizzate per resistere a inondazioni, esplosioni, incendi e terremoti. Questo sarà comunque un deposito temporaneo, in attesa della creazione di un deposito geologico nel quale verranno smaltiti in via definitiva.

La realizzazione della CNAI

La prima fase della consultazione è durata 6 mesi (dal 5 gennaio 2021 al 5 luglio 2021) e in questo lasso di tempo le diverse parti interessate hanno fatto osservazioni e proposte tecniche sulla cosiddetta Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), cioè una sorta di versione preliminare della carta CNAI. In questa carta (immagine sottostante) furono presentati 67 siti potenziali.

Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) (credit: SOGIN).

Dal 7 settembre al 24 novembre 2021 si è tenuto poi un Seminario Nazionale sull’argomento al quale hanno partecipato non solo le regioni interessate ma anche rappresentanti di Istituzioni ed Enti nazionali e locali, associazioni, comitati e singoli cittadini. Il tutto si è concluso ufficialmente il 15 dicembre dello stesso anno con la pubblicazione degli Atti conclusivi. Nei 30 giorni successivi si è tenuta una seconda fase di consultazione pubblica durante la quale sono stati sollevati ulteriori osservazioni e proposte tecniche. Complessivamente sono state analizzate 600 tra domande, osservazioni e proposte, per un totale di 25 mila pagine di documenti, studi, carte e relazioni tecniche: tutto questo materiale ha permesso di scremare i 67 siti potenziali, così da ottenerne solo alcuni che sono idonei a tutti gli effetti (la loro localizzazione verrà annunciata prossimamente).

La norma prevede che ora il Ministero della Transizione Ecologica approvi la CNAI, previo parere tecnico dell’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN). Una volta approvata, la mappa verrà pubblicata sui siti web di Sogin, dell’ISIN e dei Ministeri delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.
Si avvierà quindi la fase conclusiva, durante la quale si arriverà assieme alle regioni ad una decisione condivisa del sito nel quale realizzare il Deposito Nazionale.

Per approfondire, trovate di seguito una video-intervista di Andrea Moccia al Direttore del Deposito Nazionale Fabio Chiaravalli.

Fonte: Geopop.it

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