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Prezzo Bitcoin: come capire quando è il momento di investire?

I continui rialzi in doppia cifra del Bitcoin si spiegano (anche) con il crescente interesse degli investitori retail verso il trading sulle divise digitali. Un gioco facile? Aldilà dei record da copertina, il BTC rimane un asset che si basa su tecnologie complesse, e che segue logiche precise. Elementi chiave, questi, per comprendere quando investire: ne abbiamo parlato con il blogger Alberto De Luigi, esperto di crypto.

Prezzo Bitcoin: come capire quando è il momento di investire?

Come capire quando è il momento di investire in Bitcoin? Un interrogativo, questo, che ronza da sempre nei pensieri dei trader che scommettono sul BTC

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Come capire quando è il momento di investire in Bitcoin? Un interrogativo, questo, che ronza da sempre nei pensieri dei trader che scommettono sul BTC, bull della prima ora e non. Per chi si è affacciato sul mondo delle crypto solo nell’ultimo anno, in concomitanza con il trend rialzista che ha spinto la prima divisa digitale per market cap oltre i 60.000 dollari, il trading sul token di Nakamoto può apparire come un gioco, senza possibilità di scottarsi: del resto, dal sell-off delle Borse dello scorso marzo il BTC non ha fatto che strappare in avanti, fermandosi occasionalmente per riprendere fiato.

Tuttavia, allargando lo sguardo, quella del Bitcoin è stata anche una storia di rovinose bolle e di lunghe stagnazioni (vedi il biennio 2018-2020), e anche in un ciclo rialzista come quello attuale cogliere l’attimo giusto per raggranellare BTC sul mercato può fare la differenza alla voce profitti su carta. Tanti gli elementi da analizzare: per farlo, abbiamo passato la parola ad Alberto De Luigi, blogger ed esperto di criptovalute.

Bitcoin, quando è il momento di investire?
Anzitutto, nel calcolare il momento più opportuno per prendersi la propria stecca di BTC è necessario tenere in considerazione il peso dell’halving sull’universo del token. Si tratta, in breve, del dimezzamento delle ricompense dei miners che ricorre ogni quattro anni, e che incrementa la scarsità percepita dell’asset, favorendo per un certo periodo il rialzo della quotazione. In chiave investimenti, De Luigi afferma:

“Di norma il prezzo del Bitcoin segue i cicli di halving […] Se si deve fare un grosso investimento, sconsiglierei di scegliere i momenti di bull run di questi cicli. Normalmente hanno un anno o un anno e mezzo di salita molto rapida, e poi un crollo”.

Ma perché al ciclo rialzista post-halving segue una decisa correzione del prezzo del Bitcoin? Come evidenziato da De Luigi, ogni volta che le ricompense vengono dimezzate “c’è una specie di discovery price, un meccanismo di mercato per cui non si sa più qual è il prezzo giusto. Di conseguenza questo attira dei movimenti speculativi e quindi delle bolle”.

In sintesi, dunque, è necessaria una certa prudenza nei momenti in cui il Bitcoin è in piena bull run, come la fase attuale, visto che “non siamo ancora arrivati alla vetta”, puntualizza De Luigi. Insomma, più ci si avvicina al limite temporale del ciclo rialzista post-halving più aumenta il rischio di scottarsi con lo scoppio di una bolla, senza contare che investire in pieno bull market vuol dire mettere le mani su un BTC già gonfiato, riducendo così i margini di profitto.

Ma aldilà delle considerazioni tecniche sulle logiche dell’halving, buona parte delle linee guida da seguire sono piuttosto basilari, ed hanno a che fare con la predisposizione dei trader di sposare la causa del Bitcoin e comprendere il funzionamento di un registro pubblico come la tecnologia blockchain, piuttosto che rincorrere la crypto per rapide prese di profitto. Aggiunge De Luigi:

“La soluzione migliore, anzitutto, è capire il Bitcoin e perché ci si sta investendo. Una volta che si è capito, e si è on board anche da un punto di vista ideologico, si può procedere con piani di accumulo mensili anziché tutto in una volta, soprattutto in fasi di bear market. In questo modo è possibile guadagnare di più dalla bull run successiva”.

Bitcoin a rischio blocco dagli Stati?

Un altro tema caldo, sempre in tema di investimenti in Bitcoin, è quello relativo all’eventuale ostruzionismo degli Stati e delle banche centrali, uno scenario che si è rafforzato con lo scetticismo espresso da personalità del calibro di Christine Lagarde, Gerome Powell e Janet Yellen. Il pensiero di De Luigi sull’ipotesi di uno stop dai Governi è tranchant:

“Quali Governi? Di base sono in competizione tra loro, ci sono quelli che hanno legislazioni molto più favorevoli al Bitcoin di altri, ed alcuni che li hanno legalizzati vendendoli, come i BTC sequestrati a Silk Road negli Stati Uniti. Gli Stati hanno approcci molto diversi tra loro e cercano di attirare nuovi investimenti e tecnologie, quindi l’assunto che vogliano andare in blocco contro il Bitcoin non è reale”.

Al contrario, aldilà dell’episodico ban islandese al BTC, la fotografia attuale vede delle legislazioni sempre più aperte nei confronti del token, Italia inclusa. La tendenza, piuttosto, è quella di mettere a punto delle regolamentazioni “per recuperare le tasse dall’economia in Bitcoin, o anche solo il capital gain di chi converte la crypto in valuta fiat” osserva De Luigi.

Ma se uno Stato, in via del tutto ipotetica, volesse effettivamente bloccare l’adozione del Bitcoin, come potrebbe muoversi? Secondo De Luigi c’è la possibilità di portare avanti “delle costosissime operazioni, come bloccare i provider dei servizi di internet a tutti coloro che hanno dei nodi”, sebbene quest’ultimi possano essere lanciati anche su Thor e, soprattutto, un detentore di Bitcoin non necessiti obbligatoriamente di un nodo. Insomma, è lo stesso funzionamento del BTC che potrebbe sbarrare la strada a chi fosse intenzionato ad intimare l’alt.

Fonte: www.money.it

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