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Pagamenti digitali, Patuelli: “In Italia costi bassi. Abi non può fissare prezzi”

È quanto ha affermato il presidente dell'Associazione bancaria nel suo intervento alla 95esima giornata del risparmio. Alle istituzioni ha chiesto "maggiori sforzi per ripresa"

Pagamenti digitali, Patuelli: “In Italia costi bassi. Abi non può fissare prezzi”

"Siamo disponibili a discutere con le istituzioni della Repubblica sulla questione dei costi dei pagamenti digitali, ma rispettando sempre tutte le no

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“Siamo disponibili a discutere con le istituzioni della Repubblica sulla questione dei costi dei pagamenti digitali, ma rispettando sempre tutte le normative italiane e europee: è la concorrenza l’anima commercio che abbassa i prezzi”. È quanto ha affermato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, in occasione della 95esima giornata del risparmio.

Nel suo intervento, Patuelli, ha sottolineato come i costi dei pagamenti digitali in Italia siano più bassi che in molti altri Paesi europei. Citando i dati di Euromonitor-Mastercard, il presidente dell’Abi ha, infatti, rilevato che “il livello medio dei costi dei pagamenti digitali in Italia è dell’1,1%, dell’1,6% in Olanda, 1,5% in Germania e 1,2% in Finlandia”. Su questo versante, per Patuelli non servono, dunque, “divieti inapplicabili e grida manzoniane, ma più cultura civica e incentivi per i dettaglianti come avviene per i benzinai, per i pagamenti elettronici”. “L’Abi – ha aggiunto – non deve e non può fissare prezzi per prodotti e servizi in concorrenza. Le banche sono in prima fila contro il riciclaggio, strettamente connesso anche all’evasione fiscale. Le banche sostengono alti costi per la legalità finanziaria. Più crescono le transazioni elettroniche – ha proseguito Patuelli – più calano i costi di produzione per gli utenti”.

Ampliando lo sguardo sulla situazione del nostro Paese il presidente dell’Abi ha sottolineato come dalle banche italiane arrivi un messaggio di “forte preoccupazione per una possibile recessione”. La Bce con i suoi stimoli monetari e i tassi negativi – ha spiegato Patuelli – “sta sostenendo imprese, famiglie e Stati per la ripresa e le banche, pur penalizzate dai tassi, sono impegnate per la ripresa”. Da qui l’appello del presidente dell’Abi che ha chiesto alle istituzioni “di fare maggiori sforzi per la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione con più misure nazionali ed europee per i fattori della competitività” aggiungendo che “sono urgenti opere pubbliche per tutta l’Italia, con efficienti servizi pubblici e connessioni con l’Europa e il mondo”. Nonostante la “situazione di stagnazione” Patuelli confida che “non si sviluppi la recessione” ma, per invertire tale tendenza, sono necessarie “politiche internazionali diverse da quelle delle elevazioni dei dazi”, definite dal presidente dell’Abi “misure contraddittorie in un epoca di globalizzazione”.

Dopo aver fatto miracoli sulla riduzione dei crediti deteriorati, con le “sofferenze nette che sono passate da 88 miliardi del 2015 ai 32 miliardi di agosto 2019”, e sui salvataggi di istituti concorrenti in dissesto “che dal 2015 sono costati ben 12,4 miliardi di euro” le banche italiane – ha sottolineato Patuelli – “devono ora fare miracoli su redditività e rafforzamenti patrimoniali. Con tassi infimi e passivi, le banche debbono ricalibrare il rischio, il cui costo non può essere sproporzionato rispetto ai tassi. Devono fare miracoli per ottenere una redditività adeguata e rafforzare i patrimoni”.

Fonte : www.teleborsa.it

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