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Ascesa e caduta del pop-ulismo

L'immortalità in politica si conquista nel tempo di una generazione. Per questo vince sempre la Diccì.

Ascesa e caduta del pop-ulismo

Le interlocuzioni tra leader di partito finalizzate all’elezione del Presidente della Repubblica, derivata verso una sciapa riconferma di Sergio Matta

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Le interlocuzioni tra leader di partito finalizzate all’elezione del Presidente della Repubblica, derivata verso una sciapa riconferma di Sergio Mattarella al Quirinale ha decretato, ancora una volta, la debolezza della leadership politica attuale, ma soprattutto, un inesorabile passo avanti verso l’epilogo di una entusiasmante quanto fugace infatuazione di massa per il populismo. È doveroso sottolineare come nessuno degli attuali segretari di partito dell’arco costituzionale – fatti salvi, forse, Renzi e Meloni -, sia riuscito ad emergere per coerenza, visione e cultura politica. Tuttavia, è doppia la debacle per chi, dal 2013 ad oggi, aveva pavimentato una strada che sembrava, a livello internazionale, portare lontano, verso un nuovo storytelling politico che potesse ribaltare le logiche proprie di un establishment che, ad occhio e croce, sembra essersi ripreso il terreno perduto negli anni passati. Si tratta di Salvini e Conte, il cui sentiero di sella sulla parabola politica è coinciso con la crisi del Papeete, oggi sublimata nell’incapacità di conciliare le posizioni all’interno dei rispettivi partiti, esacerbando le tensioni e i mal di pancia tra i vari alfieri ed eminenze grigie, che oggi alzano toni già concitati, segnando di fatto un punto di non ritorno e minacciando concrete eventualità di scissioni interne.

È un dato di fatto che, dal 2018 ad oggi, siano emerse costantemente le difficoltà di due partiti trascinati dall’entusiasmo per la novità della proposta politica e ideologica, ma che, a ben vedere, sono stati vittima della loro stessa immaturità istituzionale e dell’assenza di una classe dirigente strutturata e consolidata all’interno delle istituzioni, così come sul territorio. E ancora, come detto, nei loro leader così come negli alti gradi, una mancanza di visione prospettica, un manifesto ideologico, una cultura della politica e del partito tout court. È così che compagini strutturate, granitiche nella loro visione, hanno fagocitato tutta l’ingenuità istituzionale e l’entusiasmo elettorale delle due grandi bandiere della stagione populista italiana.

Esperienze diverse per Movimento 5 Stelle e Lega, così diversi ma così simili allo stesso tempo, fautori di un progetto politico alternativo, vittime dello stesso sistema che hanno provato a scardinare. L’eutanasia del governo Conte I ha dato il via alle operazioni di riassorbimento della stravagante esperienza gialloverde, con una azione di assoggettamento delle forze populiste da parte delle estremità di un bipolarismo che probabilmente non esisterà più a partire dalla prossima legislatura: le coalizioni e gli stessi partiti, le anime interne sono in ricognizione, e la strutturazione di un nuovo grande Centro è già avviata. E tutto ciò avverrà attraverso una OPA aggressiva ai danni delle due forze politiche in corso di sfilacciamento.

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