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Via al vaccino per le categorie fragili: le iniezioni in ospedale

Quelli "di massa" invece si faranno anche in fabbrica. Lo annuncia il direttore generale del Welfare in Regione Giovanni Pavesi

Via al vaccino per le categorie fragili: le iniezioni in ospedale

MIlano - Cominciano la prossima settimana le vaccinazioni dal coronavirus per i “vulnerabili” lombardi, persone dai 16 anni in su che a causa di un’al

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MIlano – Cominciano la prossima settimana le vaccinazioni dal coronavirus per i “vulnerabili” lombardi, persone dai 16 anni in su che a causa di un’altra patologia prendendo la Covid rischierebbero di più e per questo inserite nelle categorie prioritarie del piano nazionale vaccini, dopo i sanitari, i ricoverati in Rsa e strutture per disabili e gli ultraottantenni. L’ha annunciato ieri il direttore generale del Welfare Giovanni Pavesi, spiegando che i “fragili” (compresi gli immunodepressi per i quali il Ministero della Salute ha mantenuto l’indicazione a usare Pfizer e Moderna) andranno a vaccinarsi nei reparti che li hanno in cura come “oncologie, ematologie, dialisi, per garantire un ambiente protetto”. La vicepresidente al Welfare Letizia Moratti spiega d’aver sottoposto al ministero la richiesta di tante associazioni d’includere i caregiver nelle vaccinazioni che, chiarisce il dg Pavesi, in Lombardia riguardano tra 350mila e 400mila “vulnerabili”: tra loro vanno dunque “declinate le priorità”.
Intanto la Lombardia si prepara alla “campagna massiva”, da far partire quando sarà saltato il tappo alle forniture: ieri è stato presentando un protocollo per vaccinare i dipendenti all’interno delle aziende (purché dispongano di spazi adeguati) impiegando i medici competenti. Un canale che si aggiungerà ai centri massivi e ai punti vaccinali, “sgravando il servizio sanitario senza costi aggiuntivi per la Regione”, sottolinea Moratti.

“Siamo disponibili a somministrare 150 mila vaccini a settimana, solo nelle nostre aziende possiamo vaccinare nel breve da 300 a 400mila lavoratori; se poi riuscissimo ad allargare anche ai loro familiari e alla filiera…”, si lancia Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, anche se Moratti, prima di stimare cifre, attende che l’accordo passi al vaglio del generale Figliuolo, nuovo commissario nazionale all’emergenza. Per il momento l’han firmato Confindustria Lombardia e Confapi, insieme all’Anma, l’associazione dei medici d’azienda e competenti, ma l’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi assicura che altre associazioni, come Confcommercio, Confcooperative e Coldiretti hanno manifestato interesse. Alle imprese la vaccinazione interessa per “la sicurezza dei lavoratori” ma anche per ripartire: “Ai nostri partner stranieri potremo dire di avere un passaporto Covid-free”, osserva il presidente di Confapi Maurizio Casasco. La Lombardia, sottolinea il governatore Attilio Fontana, è la prima regione a siglare un accordo del genere. Cgil, Cisl e Uil lombarde hanno espresso “disappunto” per un protocollo “trattato e concluso con le sole associazioni datoriali”, Moratti assicura che ci sono state “interlocuzioni” coi sindacati, Casasco di Confapi insiste che “i segretari generali” della Triplice “hanno confermato l’adesione a vaccinare nelle aziende”, il segretario lombardo della Uil Danilo Margaritella ribatte che “non siamo contrari ma va fatto condividendo una cabina di regìa con tutte le parti”. Le vaccinazioni sul lavoro, assicura la Regione, si farannno “nel rispetto delle priorità indicate dal piano nazionale vaccini”, che il Governo sta rivedendo alla luce dello sblocco del limite d’età per AstraZeneca.

Nel quale la vicepresidente rivendica “il ruolo della Regione Lombardia, che ha creato un tavolo tecnico e prodotto i pareri scientifici”. Anche se, mentre alcune altre regioni stanno aprendo le prenotazioni per i settantenni, in Lombardia la somministrazione del vaccino anglo-svedese, ha spiegato il dg Pavesi incalzato dalle opposizioni in Commissione Sanità, è “più indietro” rispetto a quella di Pfizer, “consumato quasi tutto, abbiamo poco meno del 15% in magazzino”. In venti giorni, 149.358 ultraottantenni hanno ricevuto la prima dose, il 20% dei 725.923 aventi diritto, e secondo il dg ci vorranno ancora “non meno di due mesi” per vaccinarli tutti. Al netto dell’effetto AstraZeneca la cui somministrazione, confida, accelererà con l’apertura delle vaccinazioni per gli insegnanti e, dalla prossima settimana, per la popolazione delle carceri, detenuti inclusi, attrave rso la sanità penitenziaria.
In aula, il dg ha difeso l’Asst Santi Paolo e Carlo, che dopo una denuncia di Radio Popolare ha fatto sapere d’aver bloccato 220 “furbetti del vaccino” riusciti a prenotarsi all’ospedale militare di Baggio dopo aver messo le mani sul link senza autenticazione, ma dichiarato “strettamente personale”, fornito agli “esterni” (come medici di base e pediatri) che l’Asst era incaricata di vaccinare. Problema che nulla ha a che vedere con le defaillance del portale di Aria utilizzato da anziani e personale scolastico. “La responsabilità è della direzione generale” dell’Asst, attacca la consigliera regionale del Pd Carmela Rozza: “Ha mandato un link senza alcun filtro ed è accaduto solo all’Asst dei Santi. In altri ospedali, quali il Sacco, è stata data la possibilità di prenotarsi solo a chi compariva negli elenchi. È estremamente scorretto da parte della direzione aver cercato di addossare la reponsabilità al personale sanitario. Chiedo un’indagine interna e di sapere quante persone sono state vaccinate dal 15 gennaio”.

Fonte: www.ilgiorno.it

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