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Il petrolio conviene più del gas?

La stretta sulle forniture globali di gas rappresenta un catalizzatore rialzista per il mercato petrolifero. Secondo Goldman Sachs, con la sostituzione del gas con il petrolio, la domanda di oro nero potrebbe toccare 2 milioni di barili al giorno questo inverno, mentre il Brent è stimato in crescita a 85 dollari al barile

Il petrolio conviene più del gas?

Con le scorte a livelli eccezionalmente bassi, il prezzo del gas ha subito un’impennata su scala globale. E non è arrivata ancora la stagione invernal

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Con le scorte a livelli eccezionalmente bassi, il prezzo del gas ha subito un’impennata su scala globale. E non è arrivata ancora la stagione invernale in cui tipicamente la domanda della materia prima raggiunge il picco. Con le temperature nella media, Goldman Sachs ritiene che i mercati di gas naturale liquefatto (GNL) possano affrontare il prossimo inverno con dei prezzi spot più bassi degli attuali grazie alla completa sostituzione del gas con il carbone e a un’offerta più ampia. Tuttavia potrebbe anche accadere che tali adeguamenti non siano sufficienti a prevenire un esaurimento delle scorte di gas entro la fine della stagione invernale, qualora per esempio le temperature dovessero essere più basse delle attese o se le forniture di GNL o di gas proveniente dalla Russia dovessero essere inferiori a quanto stabilito, o ancora se la produzione da fonti rinnovabili dovessero deludere.

Ne consegue che “i rischi per le soglie da noi stimate per il prezzo del petrolio e del gas in vista di un clima più freddo sono in netto rialzo”, avvertono gli analisti della casa d’affari americana secondo i quali bisogna fare attenzione anche ad altri tre aspetti: il livello di produzione di petrolio è stato notevolmente ridotto negli ultimi anni a favore di gas e fonti rinnovabili; la capacità rimanente funziona tipicamente come fornitura di energia a breve termine (quindi solo per pochi giorni invernali); il prezzo della fonte energetica deve compensare i costi di emissioni di CO2.

Secondo una prospettiva top-down, in caso di inverno più rigido in Europa e Asia la domanda di gas dovrebbe crescere di 2,5 miliardi di piedi cubi di gas al giorno (1,7 miliardi per il consumo in Europa e 0,8 miliardi per la domanda incrementale di GNL in Cina, Giappone e Corea). Questo comporterebbe un aumento pari a 0,6 milioni di barili al giorno della domanda di petrolio per un periodo di 6 mesi, da ottobre a marzo. A questo si aggiungerebbe un ulteriore aumento della domanda di petrolio pari a 0,3 milioni di barili al giorno proveniente dal settore residenziale.

Per Goldman Sachs uno scenario del genere, anche se rialzista, dovrebbe essere gestibile in vista anche di una maggior produzione da parte dell’Opec+ nel primo trimestre del prossimo anno. Lato prezzi, il rischio è di un rialzo di 5 dollari al barile che si somma agli attuali 80 dollari del Brent, e la conseguente soglia di 85 dollari al barile comporterebbe che i prezzi TTF e JKM raggiungano, rispettivamente, i 23,5 e 25,5 dollari al mmBtu (British thermal unit), mentre nel caso di Brent a 80 dollari al barile la soglia di entrambi sarebbe di 22 dollari al mmBtu.

Secondo gli esperti di Goldman Sachs, il mercato europeo sostituirebbe il gas con il petrolio a un prezzo più elevato rispetto a quanto si vedrebbe in Asia, al fine di compensare il premio del prezzo JKM rispetto al TTF per i paesi soggetti alle norme ETS. “Di conseguenza, e in assenza di dislocazioni meteorologiche regionali, ci aspetteremmo che la riduzione della domanda di gas avvenga prima rispetto all’olio combustibile in Asia (principalmente in Giappone, Pakistan, Indonesia, Bangladesh, Corea, Cina), contribuendo all’esportazione di GNL in Europa, a cui si accompagna un calo del premio di JKM su TTF al di sotto di 1 dollaro al mmBtu”, spiega Goldman Sachs.

Secondo, invece, una prospettiva bottom-up, l’obiettivo di raggiungere livelli di combustione del petrolio sopra citati non è raggiungibile alle attuali capacità. Ne consegue che i rischi della sostituzione del petrolio e del gas sulle soglie di prezzo risultano eccessivamente elevati: ne è una dimostrazione il rally dei prezzi JKM a 32 dollari al mmBtu lo scorso gennaio dati i maggiori costi di trasporto, la necessità di bruciare più petrolio nelle ondate di freddo intenso, le scorte petrolifere già al di sotto della media.

Per Goldman Sachs, “una volta implementata, la sostituzione in campo energetico, industriale e dei trasporti potrebbe contribuire a compensare una carenza di gas per 8 miliardi di piedi cubi al giorno, facendo di conseguenza crescere la domanda di petrolio di 2 milioni di barili al giorno da assorbire per tutta la durata della stagione invernale”.

Ma dove può essere implementata la sostituzione? Prima di tutto nelle raffinerie: GPL, gasolio e olio combustibile hanno tutte le carte in regola per sostituire il gas se le infrastrutture locali lo consentono. Anche negli impianti petrolchimici dove l’impiego di propano al posto di 3 milioni di barili equivalenti di petrolio al giorno di gas naturale potrebbe risultare più economico. Potenziale di sostituzione enorme anche per le navi cisterna alimentate a GNL oltre che per gli stessi impianti di gas naturale con GPL, anche se in quest’ultimo caso bisogna bypassare la necessità di avere il carburante disponibile in loco (le scorte di GPL sono più costose da immagazzinare rispetto ai combustibili liquidi).

I rendimenti elevati per la benzina offrono un ampio margine per il cambiamento, rendendo improbabile “trovarsi in uno scenario di eccesso di offerta di benzina”, specifica Goldman Sachs. In definitiva, l’impatto sul gasolio sarà maggiore a causa delle scorte attuali basse, una preferenza per i combustibili residui in Medio Oriente, Europa e parti dell’Asia, e delle piccole dimensioni del mercato dell’olio combustibile. Di conseguenza, “consigliamo di inserire in portafoglio una posizione long sull’olio combustibile di Singapore nel primo trimestre 2022 in modo tale da catturare al meglio il potenziale dell’oro nero”, concludono a Goldman Sachs.

Fonte: Milanofinanza.it

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