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Sostenibilità, è centrale il ruolo del board

L'integrazione nella governance dei criteri Esg è sempre più una variabile competitiva che richiede scelte, competenze e un cambio di mindset

Sostenibilità, è centrale il ruolo del board

La sostenibilità è diventata mainstream nel mondo corporate. Clienti, fornitori e investitori sono sempre più consapevoli che i fattori ambientali, so

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La sostenibilità è diventata mainstream nel mondo corporate. Clienti, fornitori e investitori sono sempre più consapevoli che i fattori ambientali, sociali e di governance (dalle cui iniziali, in inglese, deriva l’acronimo Esg) influiscono direttamente sulla reputazione e sulla redditività a lungo termine di un’azienda.
Cresce la percentuale di Ceo convinti che le questioni Esg dovrebbero informare la loro strategia aziendale e che l’integrazione della sostenibilità nella governance è sempre più una variabile competitiva. Questa però richiede scelte, competenze e un cambio di mindset.
In Italia, il 62% delle imprese Ftse Mib (nel 2016 era il 37,5%) ha inserito almeno un obiettivo di sostenibilità nella componente variabile della remunerazione dei vertici aziendali. Un passaggio non scontano visto che, ancora nel 2020, l’Harvard Business Review avvertiva che un importante gruppo di attori si mostrava meno entusiasta, se non recalcitrante, rispetto alla rivoluzione della sostenibilità: i consigli di amministrazione delle società.

Un sondaggio PwC, prima della pandemia, aveva rilevato che il 56% di oltre 700 amministratori di public company quotate riteneva che i Cda dedicassero troppo poco tempo al tema della sostenibilità ponendo, al contrario, un’enfasi obsoleta sulla massimizzazione del valore a breve termine. Secondo gli esperti di Harvard, gran parte del problema risiedeva nel fatto che gli amministratori non avevano ancora il mandato preciso di occuparsi di sostenibilità.
L’introduzione del codice di autodisciplina e degli obblighi di rendicontazione non finanziaria hanno contribuito, assieme alle conseguenze del climate change e della pandemia, ad accelerare la consapevolezza e il percorso verso l’integrazione Esg nel core business e nei processi delle imprese.
Un passaggio epocale dal “se” al “come” da cui emerge il bisogno di un cambio di mindset e l’acquisizione di competenze specifiche perché l’integrazione degli aspetti sociali e ambientali nella corporate governance sia un abilitatore dell’innovazione. Il passaggio a modelli di impresa sempre più sostenibili passa necessariamente per la “stanza dei bottoni”, lì dove vengono stabilite le strategie e l’allocazione delle risorse.

In Italia, è dal 2013 che Sustainability Makers, il network dei professionisti della sostenibilità, ha attivato, insieme ad Altis Università Cattolica, un Osservatorio per monitorare le varie soluzioni adottate e, in generale, il grado di integrazione della sostenibilità nei sistemi di governance aziendali. L’Italia è oggi leader nella diffusione di comitati endoconsiliari (presenti nell’87% delle imprese del Ftse Mib) con delega esplicita ai temi della sostenibilità. Tuttavia, nel 57,1% dei casi si tratta di un’estensione delle deleghe a un organo già esistente. Un segnale – secondo l’Osservatorio – di una sottovalutazione persistente della necessità di acquisire competenze specifiche. Inoltre, la presenza di consiglieri con competenze di sostenibilità è cresciuta solo dell’1,1% tra il 2016 e il 2020, attestandosi sul 18% del totale nelle aziende quotate in borsa le quali, al 60%, dichiarano tuttavia di aver incluso la sostenibilità nella skill mix ottimale delle competenze per il Cda.

Nata nel 2006 come CSR Manager Network, dal 2016 rappresentante dell’Italia del Global Network del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), nel 2021 l’associazione cambia il proprio nome in Sustainability Makers – the professional network, rafforzando la propria connotazione sia di laboratorio per lo sviluppo delle competenze sia di organo di rappresentanza e dialogo presso istituzioni, mondo accademico e associativo, sindacato, Terzo Settore e media. Un’esperienza che consente al network di porsi come riferimento tra i più autorevoli in Italia per temi e questioni in rapida trasformazione. Non esiste, infatti, il modello perfetto di corporate governance della sostenibilità ma è possibile individuare principi di riferimento emergenti a partire da un’adeguata interazione tra manager e i livelli apicali incaricati della sostenibilità possibilmente alle dirette dipendenze del Ceo.
Il corporate purpose, cioè la finalità dell’azienda, fornisce l’impulso ai board su come concentrarsi sulle problematiche Esg. Gli approcci su cui si imperniano le strategie possibili variano da una concezione della sostenibilità come rischio da monitorare e gestire alla visione opposta che individua la sostenibilità come un’opportunità competitiva da integrare nelle strategie dell’impresa.

L’Osservatorio ha evidenziato la relazione tra la “purpose” e la scelta degli strumenti adottati, il livello di coinvolgimento degli stakeholder, le competenze dei vertici aziendali, i sistemi di incentivazione del board e le funzioni organizzative. Fino, appunto, al ruolo dei Sustainability Manager all’interno dei Cda. Ruolo che si pone sia come mediatore tra competenze e sensibilità sia, e questo è sempre più preponderante, come facilitatore per la diffusione della consapevolezza di questi temi negli organi di governo dell’azienda.
L’intenzione di Sustainability Makers è quella di stimolare il dibattito più ampio possibile sui nodi posti dalla governance della sostenibilità grazie a un bagaglio di esperienze e conoscenze che oggi trova un’efficace rappresentazione dello stato dell’arte in un ebook dal titolo “La governance della sostenibilità. Esperienze e sfide in atto”, appena pubblicato da Egea e curato, in collaborazione con Altis Università Cattolica, dai ricercatori Marco Minciullo e Maria Cristina Zaccone assieme a Matteo Pedrini, professore ordinario all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore scientifico di Sustainability Makers. Il volume è disponibile online in forma gratuita ed è uno strumento utile a organizzare il confronto in vista dei prossimi step: la quinta edizione, nel 2023, dell’Osservatorio della Sostenibilità e il secondo Gas, il Governance for Sustainability Forum.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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