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Entro il 2026 l’anno più caldo nella storia

Gli scienziati del Wmo avvertono che l'eventualità di superare temporaneamente 1,5°C è salita costantemente a partire dal 2015, quando era praticamente vicina allo zero

Entro il 2026 l’anno più caldo nella storia

C'è una probabilità del 93% che almeno un anno da qui al 2026 diventi il più caldo mai registrato nella storia, e in percentuale minore che anche il p

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C’è una probabilità del 93% che almeno un anno da qui al 2026 diventi il più caldo mai registrato nella storia, e in percentuale minore che anche il periodo quinquennale in cui siamo entrati raggiunga medie stagionali superiori rispetto al passato. A certificare la variazione climatica in corso è l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO). Gli scienziati avvertono che l’eventualità di superare temporaneamente 1,5 °C è salita costantemente a partire dal 2015, quando era praticamente vicina allo zero. Se nell’arco degli anni compreso tra il 2017 e il 2021 avevamo una possibilità del 10% di superamento della temperatura oggi siamo al 50%.

Secondo il segretario del WMO Petteri Taalas “il limite di 1,5 gradi non è un numero casuale. È un indicatore del punto in cui gli impatti climatici diventeranno sempre più dannosi per le persone e per l’intero Pianeta”. E aggiunge: “Finché continueremo a emettere gas serra le temperature continueranno ad aumentare, contemporaneamente il nostro clima diventerà più estremo”.

Gli accordi internazionali sul clima, in primis quello di Parigi del 2015, stabiliscono obiettivi a lungo termine per guidare gli stati a ridurre in modo sostanziale le emissioni globali di gas serra. Buone intenzioni al fine di limitare l’aumento della temperatura globale in questo secolo a 2 ° centigradi, perseguendo al contempo lo sforzo (morale) di contenere il limite entro la soglia di + 1,5 °. In termini pratici per l’Intergovernmental Panel on Climate Change più alto è il riscaldamento globale e maggiore saranno le conseguenze dirette sull’ambiente e sugli uomini.

Per chi invece fosse interessato a una lettura attenta all’evoluzione dei cambiamenti climatici nella storia consiglio l’approfondimento “Climate crisis: what lessons can we learn from the last great cooling-off period?” di Michael Marshall, apparso recentemente sul the Guardian. Dove si cerca di dare una risposta alle cause dei periodi di gelo avvenuti nel tempo. “Cosa stava accadendo? Manca ancora una risposta, tuttavia i ricercatori sono sempre più fiduciosi che inizialmente l’elemento scatenante siano stati i vulcani”. Un altro fattore meteorologico preso in considerazione è l’impatto del sole. E infine, l’ultima ipotesi sono gli effetti sull’ambiente del genocidio degli indigeni durante la colonizzazione americana (William Ruddiman, 2003). Motivi di spunto e riflessione per l’evoluzione della scienza climatica. E anche “esperienze” di resilienza al clima utili alla definizione di politiche future.

“Nei primi giorni di febbraio del 1814, un elefante ha attraversato la superficie del Tamigi vicino al Blackfriars Bridge di Londra. Lo spettacolo acrobatico ha avuto luogo durante la fiera del gelo”. Allora, per ben quattro giorni consecutivi gli strati superiori del fiume rimasero allo stato solido. In occasione dell’evento i londinesi organizzarono il rituale festival, con tanto di diffusa illegalità nella vendita di alcolici. Nessuno avrebbe immaginato che quella sarebbe stata l’ultima fiera del gelo del Tamigi. Ma soprattutto la “piccola era glaciale” se provocò felicità e divertimento nei cittadini londinesi fu invece una catastrofe per la produzione agricola, e non fu comunque un fenomeno globale. A differenza di oggi.

Fonte: Huffpost.it

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