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Dal Mef presto chiarimenti sul caos Tari

Dal Mef presto chiarimenti sul caos Tari

Dopo la confusione generata dal calcolo della tassa sui rifiuti da parte di alcuni Comuni che hanno sbagliato i conti e fatto pagare più del dovut

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Dopo la confusione generata dal calcolo della tassa sui rifiuti da parte di alcuni Comuni che hanno sbagliato i conti e fatto pagare più del dovuto, interviene il governo promettendo una spiegazione in tempi brevi della corretta modalità di applicazione della Tari attraverso un documento di chiarimento, spiegano fonti del ministero dell’Economia (Mef), che servirà ad evitare interpretazioni diverse da parte di singoli Comuni. Secondo il ministero dell’Economia “La parte variabile della tariffa va computata solo una volta considerando l’intera superficie dell’utenza composta sia dalla parte abitativa che dalle pertinenze situate nello stesso comune”. Alcune amministrazioni comunali, invece, hanno applicato più volte su un singolo immobile, calcolandola anche su garage, soffitte e cantine, la quota variabile che caratterizza questo tributo. Il risultato è un balzello gonfiato, in alcuni casi fino a raddoppiare.  La confusione è parecchia anche perché le regole nell’applicazione delle diverse componenti della Tari sono molto diverse da luogo a luogo. Il segretario confederale della Uil Gugliemo Loy spiega che “I Comuni nel fissare la tariffa (dal 2013) hanno avuto la flessibilità di individuare o meno il parametro ‘inquilini’ e le grandi città, in maggioranza, lo hanno inserito. Le pertinenze tassate dalla Tari sono 13,4 mln anche se non tutte sono soggette al sovra costo. Un sovracosto che, dove applicato, è mediamente del 5 per cento in più, circa 16 euro”. Per Loy la soluzione potrebbe essere che i Comuni che abbiano applicato indebitamente il sovracosto lo detraggano dalla prossima bolletta. Non è ancora chiaro quanti siano i Comuni incorsi nell’errore. Il Codacons indica con sicurezza almeno 7 città: Milano, Genova, Ancona, Siracusa, Catanzaro, Rimini e Napoli, sottolineando che il numero potrebbe essere molto più vasto. Al ministero delle Finanze si chiarisce che sono già previste le modalità per chiedere i rimborsi qualora un Comune non applichi la tassa in maniera corretta, ma i consumatori vanno all’attacco anche sul fronte degli indennizzi per le spese eventualmente sostenute. Per comprendere se si è pagato di più bisognerà prendere i bollettini di pagamento inviati dai Comuni che riportano anche i calcoli della tariffa applicata sulle singole unità immobiliari e sulle pertinenze: quest’ultime non devono contenere la quota variabile. Se questa invece è riportata si può richiedere il rimborso. C’è tempo fino a 5 anni (quindi lo si può fare retroattivo) e il Comune può compensare il dovuto sulle bollette future o restituire il maggior importo pagato in 180 giorni.

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