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Il gasdotto Tap un anno dopo

Il 31 dicembre 2020 il primo gas azero arrivava in Puglia. Oggi copre il 10% dei consumi e ha calmierato del 10% il costo della materia prima

Il gasdotto Tap un anno dopo

Il picco è stato toccato la settimana scorsa, quando il prezzo di riferimento del gas in Europa è arrivato a 187,78 euro per megawattora. Un anno

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Il picco è stato toccato la settimana scorsa, quando il prezzo di riferimento del gas in Europa è arrivato a 187,78 euro per megawattora. Un anno fa non superava i 15 euro. Come l’impennata è entrata nelle tasche dei cittadini lo si è visto negli aumenti delle bollette. Il conto degli italiani, però, sarebbe stato maggiore se non ci fosse stato il Tap, il metanodotto che trasporta il gas dall’Azerbaijan, attraversando la Grecia, l’Albania e il mare Adriatico prima di approdare in Puglia. Perché è stato il Tap a calmierare il costo della materia prima di circa il 10 per cento. E sempre il Tap ha coperto circa il 10% del totale dei consumi di gas.

Era il 31 dicembre di un anno fa quando il gas estratto dai giacimenti di Shah Deniz II arrivava per la prima volta al terminale di San Foca, marina di Melendugno, sulla costa adriatica del Salento. Dopo una polemica furibonda iniziata molto prima. Erano gli anni dei No Tap, ma anche della contrarietà dei 5 stelle che, nel 2018, quando andarono al Governo, cambiarono idea. Gli anni in cui l’Europa diceva che il Tap era un pezzo fondamentale del Corridoio meridionale del gas, a sua volta perno della programmazione strategica europea in materia di politica energetica. E, ancora, erano gli anni delle inchieste. Come quella per la procedura seguita dal Ministero dell’Ambiente per il rilascio della Valutazione di impatto ambientale o quella per una presunta truffa della società Tap Italia legata all’altrettanto presunta decisione di non seguire le indicazioni di una direttiva per la prevenzione dei grandi rischi.

Beppe Grillo duramente contestato a Lecce da attivisti Cinque stelle davanti al teatro Politeama per il cedimento sul gasdotto Tap, 10 marzo 2019.

Da quel giorno sono 6,5 i miliardi di metri cubi di gas trasportati attraverso il gasdotto che nel tratto italiano si fa microtunnel sotto la spiaggia. Un altro miliardo di metri cubi è già partito, al momento è al confine tra Turchia e Grecia e sarà disponibile entro la metà di gennaio: si può quindi assimilare al flusso del 2020. Considerando che il consumo di gas in Italia quest’anno è stato di 70 miliardi di metri cubi si evince che i 7,5 miliardi garantiti dal Tap riguardano circa il 10% del totale. Una percentuale che in valori assoluti può sembrare marginale, ma che invece ha consentito al Paese di sostenere una domanda di energia imponente, necessaria anche a spingere la ripresa economica. Soprattutto ha evitato una sofferenza delle scorte. La percentuale di riempimento dei siti di stoccaggio è all′85%: sarebbe stata inferiore senza i 6,5 miliardi di gas trasportati dal Tap.

Questo 10% ha anche un altro significato, che è tra le ragioni fondative del Tap: conferma che l’Italia aveva e ha necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento. La rete nazionale del gas, infatti, si alimenta da cinque punti di afflusso: oltre al punto di importazione del Tap, c’è quello che arriva dalla Russia, dal Mare del Nord, dalla Libia e dall’Algeria.

Il sistema gas in Italia

Ma, come si diceva, il contributo del Tap ha riguardato anche il contenimento del costo del gas. L’entrata in esercizio del gasdotto, infatti, ha annullato il differenziale storico di circa il 10% che l’Italia paga sul prezzo all’ingrosso del gas naturale rispetto agli altri Paesi del Centro e Nord Europa. In alcuni casi, come si evince dal grafico riportato di seguito, lo spread è stato anche invertito nel corso dell’anno. Le parti in verde che compaiono nella figura sono più frequenti rispetto a prima e dicono che in quei giorni il prezzo italiano è risultato più conveniente. Nel week end del 9-10 ottobre, il differenziale in favore del Psv italiano (punto di scambio virtuale, cioè il punto di incontro tra domanda e offerta del mercato del gas) è stato di circa 12 euro/MWh rispetto all’hub olandese Ttf.

Contributo Tap a contenimento prezzo gas

Lo spread favorevole ha reso possibile non solo trasportare 6,5 miliardi di metri cubi di gas in Italia, ma anche esportarlo verso il Nord Europa. Il 9 ottobre, nei punti di Passo Gries e Bizzarone, l’export ha raggiunto i 13,96 milioni di metri cubi.

E gli alberi di ulivo espiantati? Gli 828 ulivi originari, tra cui alcuni monumentali, erano stati custoditi e ora sono tornati al loro posto. Quelli abbattuti perché affetti da Xylella sono stati sostituiti con 930 nuove piante resistenti al batterio. Quelli dell’area di lavoro del microtunnel sono stati i primi ulivi ad essere stati espiantati, nell’aprile del 2017, e sono stati gli ultimi a tornare nella loro posizione originaria. Si sono conservati meglio di tutti perché essendo stati rimossi per primi non sono stati intaccati dalla Xylella. Al netto dei ripristini, che hanno riguardato anche i muretti a secco, circa 12mila nuove piante autoctone hanno trovato una dimora in un’area in cui la copertura forestale attuale è bassa e si aggira intorno all′1% del patrimonio provinciale. Per ogni arbusto che interferiva con il gasdotto ne sono stati messi a dimora tre.

Fonte: Huffpost.it

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