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C’è chi vuole costruire una scatola nera della Terra che registri i dati sulla crisi del clima

Grande quanto un autobus, sarà realizzata entro i primi mesi del 2022 in Tasmania. Temperature, crescita dei gas serra, evoluzione demografica e soprattutto le scelte politiche su come affrontare l'emergenza climatica saranno alcuni tra gli elementi monitorati

C’è chi vuole costruire una scatola nera della Terra che registri i dati sulla crisi del clima

L’evoluzione umana può essere in qualche modo paragonata a un viaggio in aereo. E come se fossimo davvero su un velivolo, qualcuno ha pensato che a qu

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L’evoluzione umana può essere in qualche modo paragonata a un viaggio in aereo. E come se fossimo davvero su un velivolo, qualcuno ha pensato che a questo punto del tragitto fosse utile dotarsi di una scatola nera. È stata nominata Earth’s Black Box ma in realtà, più che al destino della Terra, lo strumento sarà dedicato a monitorare il nostro destino sul pianeta: un apparecchio indistruttibile che registrerà ogni passo che faremo verso la catastrofe climatica. La “scatola” è un caveau di 10 metri quadrati con pareti in acciaio spesse circa 8 centimetri. Vedrà la luce a metà del prossimo anno nell’isola della Tasmania, a sud dell’Australia.

Perché costruire una scatola nera della Terra?

“Se la civiltà si schianta, questa scatola sopravviverà con una storia di dati completamente oggettiva”, dice Jim Curtis, direttore creativo esecutivo della Clemenger Bbdo, l’agenzia pubblicitaria australiana che ha ideato il progetto insieme ad un gruppo di ricercatori dell’Università della Tasmania. La Earth Black Box nasce infatti con due obiettivi: lanciare un campanello d’allarme sugli impatti dei cambiamenti climatici e lasciare alle prossime generazioni un resoconto basato su dati scientifici e articoli giornalistici referenziati di come sono andate le cose, se l’evoluzione umana dovesse collassare. “Sono sull’aereo – aggiunge Curtis – e non voglio che si schianti”. Ma la rotta va cambiata per evitare i danni più gravi derivati dai cambiamenti climatici.

ll’ultima Cop 26 a Glasgow si è stimata una media della crescita della temperatura globale da qui al 2100 superiore ai 2,7 gradi, mentre l’obiettivo degli accordi di Parigi rimanda ad un’asticella mai più alta dei 2 gradi. Anche a causa di questa magra constatazione a seguito della Cop 26, i ricercatori e i creativi australiani hanno deciso di portare a termine il loro progetto. Si sta perdendo tempo, e intanto la Terra brucia sempre di più. E l’Oceania è uno dei continenti che più soffrirà l’innalzamento delle temperature: ne sono testimonianza, tra le altre cose, gli incendi del 2019 e del 2020 in Australia che hanno cancellato 3 milioni di ettari e ucciso quasi mezzo miliardo di animali.

L’obiettivo è creare un archivio di dati, come le temperature sulla superficie delle terre emerse e dei mari, la quantità di gas a effetto serra presenti nell’atmosfera terrestre, il grado di acidificazione degli oceani. Non solo dati ambientali: la ricognizione intende davvero essere la cronaca dei passi verso (o contro) uno sviluppo sostenibile della nostra specie sul Pianeta. Per cui, tra altri elementi, la scatola nera registrerà anche l’evoluzione demografica mondiale, il consumo di energia e le decisioni istituzionali a livello nazionale e internazionale. Un registro a lungo termine di quanto di buono o di male sarà deciso dai nostri governi su come fronteggiare la crisi climatica.

Dentro il box grande all’incirca quanto un autobus saranno stoccati hard disk alimentati da pannelli solari: al momento, hanno capacità di raccogliere informazioni per circa 50 anni. Ma i responsabili stanno studiando modi per rendere più efficienti i livelli di stoccaggio per memorizzare “i dati per centinaia, se non migliaia di anni”. La ricognizione di questi dati complessi circa aree tematiche molto eterogenee avverrà attraverso il lavoro di un algoritmo che selezionerà informazioni ufficiali, articoli giornalistici, post pubblicati sui social network o pubblicazioni scientifiche.

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Serve una scatola nera del Pianeta?

Al momento non sono noti i costi previsti del progetto che deve essere ancora approvato anche dalla comunità locale: gli organizzatori sono fiduciosi, anche perché dicono che il monolite porterà turismo. Ma dato che ciò che è fisico può essere replicato online, la Earth’s Black Box è ad ogni buon conto già attiva: l’impianto sta già registrando. Cosa esattamente? I creatori del progetto hanno detto che mostreranno online i dati raccolti dopo il lancio del progetto.

Davvero la scatola nera può essere un incentivo a spingere la politica verso azioni più efficaci? Difficile: raccogliere dati non salverà il mondo. Ma l’iniziativa in Tanzania riporta l’attenzione sull’urgenza della crisi climatica.

In uno studio recente il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) ha denunciato il limite odierno della comunicazione sui cambiamenti climatici: gli scienziati usano un linguaggio poco familiare ed eccessivamente tecnico quando parlano di climate change e sostenibilità.   La proposta dell’Earth’s Black Box è sicuramente un gesto dimostrativo, ma ha anche il pregio di creare una raccolta di informazioni utili per le generazioni future. Soprattutto, la scatola nera è qualcosa che incuriosisce,  fa riflettere e cattura l’attenzione per un attimo, aprendo uno spiraglio di futuro. Non è cosa da poco.

Fonte: Wired.it

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