HomeCommunication & Tecnologies

Alcuni suoni ci fanno sentire meno il dolore?

Uno studio condotto sui topi indaga sulle proprietà analgesiche di alcuni suoni, che intervengono a livello neurale riducendo la percezione del dolore nel cervello.

Alcuni suoni ci fanno sentire meno il dolore?

Dagli anni Sessanta del secolo scorso sappiamo che la musica aiuta ad alleviare il dolore acuto e cronico negli umani: quello che fino a oggi non era

L’editing genetico potrebbe combattere la predisposizione per l’alcolismo
Scoperta una nuova cellula cerebrale che potrebbe cambiare il futuro delle neuroscienze
Un approccio innovativo alla diagnosi precoce delle demenze basato sullo studio della connettività funzionale del cervello attraverso metodiche informatiche

Dagli anni Sessanta del secolo scorso sappiamo che la musica aiuta ad alleviare il dolore acuto e cronico negli umani: quello che fino a oggi non era chiaro, però, era in che modo il cervello provocasse questa analgesia, o riduzione del dolore. Ora uno studio condotto sui topi rivela che i suoni a bassa intensità agiscono a livello neurale, riducendo l’attività dei neuroni che fanno percepire il dolore nel talamo, una struttura del sistema nervoso centrale. La scoperta, sottolineano i ricercatori, potrebbe aiutare a sviluppare in futuro nuovi metodi per ridurre il dolore, più sicuri e meno invasivi di quelli attuali. I risultati delle sperimentazioni sono stati pubblicati su Science.

L’ESPERIMENTO. Per ridurre il dolore delle zampe infiammate, gli studiosi hanno fatto ascoltare tre tipi di suoni diversi a un gruppo di topi: un pezzo di musica classica, un arrangiamento sgradevole dello stesso pezzo e rumore bianco (una sorta di fruscio costante, potete ascoltarlo qui). Sorprendentemente tutti e tre i suoni, se riprodotti a bassa intensità rispetto al rumore di fondo (con un volume simile a un sussurro) riducevano nei roditori la sensibilità al dolore.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aumentare l’intensità dei suoni non sortiva alcun effetto analgesico sui topi: «Ci ha stupito verificare che ciò che contava era l’intensità del suono, e non la sua tipologia o il fatto che fosse gradevole o meno», sottolinea Yuanyuan Liu, uno degli autori della ricerca.

Gli studiosi hanno poi indagato che cosa accadesse a livello neurale nel cervello dei roditori e hanno visto che il suono veniva prima ricevuto ed elaborato nella corteccia uditiva, per poi passare al talamo, una struttura che agisce come una sorta di stazione radio per la ricezione di segnali sensoriali, tra cui il dolore. Nei topi, il rumore bianco riduceva l’attività dei neuroni che ricevevano il segnale di dolore nel talamo, sortendo un effetto analgesico.

TOPI, NON UMANI. È importante ricordare che la sperimentazione è per ora stata condotta solo su cavie animali, e che il cervello umano potrebbe funzionare in modo molto diverso: «Non sappiamo se la musica ha un significato per i roditori, ma di certo per gli umani entrano in gioco diverse componenti emozionali», sottolinea Liu. In futuro sarà importante capire se e in che modo la scoperta si applica agli umani, e se alcuni aspetti, come la piacevolezza o l’armonia del suono, influiscano nella riduzione del dolore.

Fonte: Focus.it

Commenti