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Metaverso: cosa sappiamo dei “metarischi” e come mitigarli

Il Metaverso è ancora lontano dall’essere una realtà solida, ma considerato il clamore creato ci si devono aspettare inevitabili effetti economici che, c’è da scommettere, attireranno le attenzioni dei cyber criminali. Ecco perché è importante imparare a riconoscere i metarischi e le soluzioni per difendersi

Metaverso: cosa sappiamo dei “metarischi” e come mitigarli

Di questi tempi, il termine “Metaverso” è sulla bocca di tutti. Sempre più brand cercano di farsi spazio nel Metaverso utilizzando svariati formati di

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Di questi tempi, il termine Metaverso è sulla bocca di tutti. Sempre più brand cercano di farsi spazio nel Metaverso utilizzando svariati formati di integrazione. Gucci, ad esempio, è pronta a lanciare il proprio mondo virtuale nel Metaverso The Sandbox. La casa di alta moda ha annunciato che acquisterà lo spazio virtuale da The Sandbox e inizierà a costruire il suo mondo.

Anche Warner Music Group ha annunciato il suo ingresso nel Metaverso The Sandbox. L’azienda costruirà il suo spazio brandizzato, che comprenderà anche un parco a tema e un’area concerti.

Inoltre, ha aperto a New York il Fly-fish Club, primo ristorante ad utilizzare gli NFT. Per potervi accedere bisognerà essere in possesso di una tessera NFT e il numero dei posti all’interno del club è limitato: i proprietari hanno rilasciato 2,7mila token, garantendo l’ingresso ai membri regolari, e 385 token destinati agli ospiti top level. Un abbonamento permanente costa 2,5 Ethereum, ovvero poco più di 8.000 dollari: grazie a questa tessera, gli ospiti potranno accedere ad un cocktail bar, ad un ristorante e ad eventi esclusivi.

Considerato il clamore intorno al Metaverso, ci si devono aspettare inevitabili effetti economici. Secondo le stime di PWC su realtà virtuale e realtà aumentata, queste tecnologie potrebbero avere un impatto su 23 milioni di posti di lavoro entro il 2030.

Allo stesso modo, tutto questo potrebbe tradursi in una crescita economica di 1,92mila miliardi di dollari. Una ragione dietro questa impennata potrebbe avere a che fare col fatto che le tecnologie usate nel Metaverso potrebbero minimizzare il gap tra teoria e pratica.

Possiamo parlare anche di prospettive aziendali?

Il Metaverso può essere utile non solo per gli utenti che giocano e trascorrono parte del proprio tempo in luoghi virtuali ma anche per le aziende che potrebbero trarre benefici dall’utilizzo di spazi digitali.

Una tra le opzioni più ovvie è quella di migliorare il training e la formazione dei dipendenti. Il Metaverso e le tecnologie immersive riescono a velocizzare e potenziare le competenze digitali aziendali.

Il Metaverso offre nuove esperienze di apprendimento interattivo grazie alle realtà VR, AR e miste, che consentono alle persone di apprendere in maniera più rapida, immagazzinando informazioni in modo più efficiente e divertente.

Un recente studio di PWC dedicato all’uso della realtà virtuale per lo sviluppo delle soft skills, ha rivelato che i dipendenti che hanno ricevuto una formazione tramite simulazioni di realtà virtuali hanno imparato quattro volte più velocemente rispetto a chi ha ricevuto una formazione in classe e due volte più velocemente rispetto a coloro che hanno seguito il corso online.

Inoltre, in merito alla ripartizione delle risorse, le sessioni erano più brevi: solo 20 minuti rispetto a un’ora.

Secondo le previsioni di Aimprosoft, ci si aspetta che nei prossimi anni il mercato dell’apprendimento digitale cresca significativamente, passando da 185,26 miliardi di dollari registrati nel 2020 a 388,23 miliardi di dollari nel 2026.

I “metarischi”: implicazioni privacy e cyber security

Da un lato non è sempre chiaro che cosa intendano le persone quando parlano di “Metaverso”. Si riferiscono forse a un particolare mondo virtuale, come Fortnite, o a un ecosistema di realtà virtuale come Oculus? Per complicare ulteriormente le cose, alcuni aggiungono anche altre parole chiave come “NFT” o “blockchain”: c’è una startup, ad esempio, che promette una soluzione per creare avatar digitali abilitati all’IA che possano essere rilasciati e venduti come NFT da usare nel Metaverso – abbastanza informazioni da far girare la testa.

Tutta questa complessità spinge le persone a chiedersi se non vi siano delle implicazioni per privacy e cyber security.

Furti di identità e frodi

Tralasciando il clamore, si può notare come non ci siano grosse novità in merito. Persiste il problema di una possibile appropriazione di account, che può comportare furti di identità e frodi. Proprio come accade nel caso in cui gli attaccanti riescano ad accedere agli account di posta elettronica privati o aziendali tramite phishingmalware o furto di credenziali, lo stesso potrebbe accadere ai dati personali memorizzati nel “Metaverso”.

Da un punto di vista aziendale, significa che l’essere umano è sempre l’anello più debole quando si parla di cyber security.

Alcune cose, però, potrebbero essere diverse, e proviamo a pensare a come potrebbero cambiare ulteriormente tra qualche anno. Una delle promesse del Metaverso è l’interoperabilità, ovvero che la casa acquistata su Decentraland e quelle sneaker virtuali di lusso acquistate su OpenSea saranno disponibili su tutte le piattaforme, incluse quelle utilizzate per lavorare nel proprio ufficio virtuale.

Questo crea vulnerabilità e accentua ulteriormente la necessità di proteggere gli account personali.

La responsabilizzazione dell’utente

Un altro problema consiste nel fatto che questa interoperabilità può basarsi su blockchain, come ad esempio Ethereum. Questo responsabilizza ulteriormente l’utente finale affinché si preoccupi di proteggere la propria identità, digitale e non, dal momento che le blockchain non hanno, per definizione, un’autorità centrale di controllo.

Questo significa che se ad un utente viene rubato il suo avatar NFT, la piattaforma non potrà essergli di nessun aiuto, come dimostrano anche i recenti casi di furto di NFT-ape di alto profilo. Inoltre, collegare l’identità (e l’accesso ai dati personali) ad un portafoglio blockchain, sul quale vengono memorizzati denaro e proprietà digitali, rende il tutto più invitante per i cyber criminali.

L’importanza dell’affidabilità della piattaforma

Infine anche l’affidabilità della piattaforma è importante. Molte aziende si stanno già servendo del cloud come infrastruttura principale e hanno una forza lavoro distribuita, per cui spostare gli uffici in un mondo VR sarebbe un passo logico (sebbene la tecnologia debba evolversi ancora molto per rendere appetibili 8 ore di realtà virtuale al giorno).

Tuttavia, le aziende le cui operazioni coinvolgono la gestione di dati personali o informazioni classificate potrebbero voler continuare a fare affidamento su soluzioni on-premise e non esporre le identità dei loro dipendenti su una blockchain.

Questo significa che se il Metaverso dovesse effettivamente diventare un nuovo paradigma (questione tutta ancora da vedere), le basi della mitigazione delle minacce saranno le stesse: proteggere gli account usando password manager e autenticazione a due fattori (2FA), usare una soluzione di cyber security affidabile per prevenire malware e attacchi di phishing e tenersi sempre aggiornati sulle migliori pratiche di cyber security.

Se si utilizzano le criptovalute, è consigliabile investire in un portafoglio hardware e seguire consigli di cyber sicurezza su come mantenerle al sicuro.

Conclusioni

Naturalmente al momento il Metaverso è lontano dall’essere una realtà solida ma, quando diventerà effettivamente parte del nostro quotidiano, non tutti i brand riusciranno a ritagliarsi il proprio spazio e a crescere in questi mercati così competitivi.

Proprio come le persone che li controllano, gli avatar avranno tempistiche, opportunità ed energie limitate per interagire con le aziende. I brand che un domani sperano di prosperare nel Metaverso, dovrebbero esplorarne i confini e le possibilità già da oggi e fare le proprie scommesse prima che i mondi virtuali da conquistare a disposizione finiscano.

Fonte: Cybersecurity360.it

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