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Ritrovato il relitto della nave che cercò di salvare il Titanic

Scoperto nel Mare d'Irlanda il relitto della nave mercantile che nel 1912 inviò un messaggio radio al Titanic per avvisare, inutilmente, della presenza di iceberg.

Ritrovato il relitto della nave che cercò di salvare il Titanic

Un team di ricercatori della Bangor University (Galles, Regno Unito) ha ritrovato al largo del Mare d'Irlanda il relitto della SS Mesaba, la nave merc

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Un team di ricercatori della Bangor University (Galles, Regno Unito) ha ritrovato al largo del Mare d’Irlanda il relitto della SS Mesaba, la nave mercantile che tentò (invano) di avvisare il Titanic della presenza di iceberg sulla sua rotta.

Nel 1912, la SS Mesaba stava attraversando l’Oceano Atlantico quando inviò un messaggio radio al capitano del Titanic Edward Smith, allertandolo della presenza di diversi iceberg nei pressi della costa di Terranova. Se il messaggio fosse stato ascoltato, il destino dell’Inaffondabile e di 1.500 dei suoi passeggeri sarebbe potuto essere diverso.

Il relitto del Titanic riposa al largo delle coste di Terranova, in Canada. Dal 1985, l’anno della scoperta, sono collassate diverse parti della nave – il tronchetto, il ponte di poppa, la coffa e la palestra. Nell’immagine (del 2004) la prua sulla quale Rose “volò” con Jack nel celebre film Titanic (1997) vincitore di 11 Oscar. © NOAA/Institute for Exploration/University of Rhode Island (NOAA/IFE/URI)Dopo la tragedia del Titanic, il lavoro della nave mercantile continuò fino al 1918, quando venne affondata da un sottomarino tedesco. Da allora è rimasta nel fondo del mare, dimenticata per oltre un secolo.

TECNOLOGIA ALL’AVANGUARDIA. Oggi, con l’aiuto delle nuove tecnologie, il relitto dell’SS Mesaba è stato ritrovato al largo del Mare d’Irlanda, sul fondale del quale giacciono 273 navi in meno di 20.000 km2. Il merito è di un ecoscandaglio multifascio all’avanguardia, un moderno sonar in grado di mappare il fondale marino in modo preciso e veloce. «Siamo riusciti a sviluppare un metodo relativamente economico per esaminare i relitti», spiega Innes McCartney, che ha partecipato alla ricerca. «Prima dovevamo immergerci più volte per identificare un relitto: ora, invece, ci basta collegare le informazioni che riceviamo dal sonar con quelle storiche, senza dover interagire fisicamente con ogni nave affondata».

Fonte: Focus.it

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