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Banco Bpm sugli scudi, il mercato annusa l’operazione straordinaria

Per Ubs un consolidamento con la banca milanese come preda da parte di Credit Agricole o di Unicredit dovrebbe essere carta contro carta per non abbassare i requisiti patrimoniali. E il Creval, aggiunge Equita, non è esclusa dai giochi

Banco Bpm sugli scudi, il mercato annusa l’operazione straordinaria

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Uno dei temi caldi del mercato italiano, come scrive anche oggi MF-Milano Finanza, è l’accelerazione sul fronte M&A nel settore bancario, che, come ricorda un report di ieri di Equita Sim, scambia poco sopra i minimi storici. Oggi gli analisti di Ubs fanno alcune considerazioni su Banco Bpm, considerato il fatto che potrebbe avere sia un ruolo di preda che di acquirente o aggregatore con altre realtà.

E infatti il titolo balza questa mattina del 5,58% a 1,6 euro per azione e 2,41 miliardi di market cap, mentre il Ftse Mib viaggia in leggero rosso. Secondo gli analisti svizzeri, i due accordi già chiusi in Europa, l’operazione di Intesa Sanpaolo su Ubi e quello annunciato in Spagna (Caixia-Bankia), sono alla fine esempi di come le banche stiano rispondendo a una maggiore pressione su ratio di redditività già deboli, con un deterioramento amplificato dal Covid che peggiora i margini di guadagno (NII) in calo storico per il settore.

In questo contesto, scrive Credit Suisse, “la recente performance di Banco Bpm è stata pesantemente influenzata dalle aspettative del mercato sul titolo che gioca un ruolo centrale nel processo di consolidamento in Italia”.  Il gruppo guidato dal ceo Giuseppe Castagna è considerato un target dal mercato per Unicredit (anche se ieri l’ad Jean Pierre Mustier ha ribadito no M&A, piuttosto cedola e buyback) e Credit Agricole (7,23 euro, -1,53%) o un acquirente nei confronti di Bper e Mps (in quest’ultimo caso c’è da risolvere 10 miliardi di controversie che tengono alla larga qualunque acquirente).

E qui Ubs ipotizza due scenari. Nel primo, Banco Bpm è un obiettivo di Unicredit o Credit Agricole. In entrambi gli scenari, i vantaggi finanziari “sembrano ragionevoli” per gli analisti, nell’ordine di una crescita del 5/10% dell’utile per azione entro il terzo anno in un’operazione carta su carta. Se entrassero in scena i soldi in contante, un deal del genere potrebbe compromettere la solvibilità o gli obiettivi di rendimento del capitale a seconda delle condizioni di un potenziale accordo. Unicredit (+0,82% a 7,015 euro), però, sembra più riluttante dei francesi ad allargarsi a livello nazionale, ricorda Ubs.

Nel secondo scenario, Banco Bpm è visto come consolidatore e Mps (+1,8% a 1,35 euro) e Bper (-0,65% a 1,53 euro) potenziali prede o anche come aggregatore di una fusione a tre. Date le grandi dimensioni di questi due potenziali partner, ricorda Ubs, nella misura di 50-60 miliardi di asset ponderati per il rischio contro 65 miliardi in pancia al gruppo milanese, in entrambi i casi “sembra probabile un’iniezione di capitale per ricostituire il capitale post accordo, riducendo quindi i benefici sul fronte dell’utile per azione”. Tuttavia i broker elvetici vedono un’operazione con Bper quale proposta migliore, perché assicurerebbe 30-40% di accrescimento rispetto a Mps (5-15% di diluizione), soprattutto nel contesto delle persistenti cause legali in capo a quest’utlima, per oltre 10 miliardi di euro in totale.

Secondo Ubs, Banco Bpm viene scambiato oggi a un premio elevato rispetto ai concorrenti, calcolato sulle attese prezzo/utile al 2021, ovvero a 13,5 volte e a 0,20 volte il Tangible Book Value. Gli analisti confermano il target price a 0,97 euro e di conseguenza il rating è sell “su basi puramente fondamentali”, quindi senza includere un eventuale scenario M&A per ora.

Intesa Sanpaolo, invece, conferma oggi il giudizio add sul Banco con un target price di 1,64 euro per azione giudicando il gruppo milanese al centro del processo di consolidamento in Italia, “essendo il modo più efficace per aumentare la penetrazione del sistema bancario italiano con un profilo di rischio limitato”.  A questo punto, però, gli analisti ritengono che rischia di restare fuori dai giochi il Creval (su cui Reuters oggi scrive che il Credit Agricole pare abbia scartato l’opzione) perché “le sue limitate dimensioni rendono l’M&A un obiettivo non prioritario per gli attori che intendono aumentare significativamente le proprie quote di mercato in Italia”.

Per Intesa, l’unico player italiano con la forza necessaria per integrare Mps resta Unicredit, “ma senza garanzie sulla neutralità patrimoniale dell’accordo”, una priorità per il ceo Mustier, gli analisti non si aspettano alcuna mossa. Equita Sim, però, non crede che il Credito Valtellinese perda il suo appeal speculativo e per tre ragioni: un Cet 1 ai livelli massimi di settore al 16,7%, un’asset quality “in deciso miglioramento” al 6,4% e una base azionaria frammentata. Oggi, infatti, il Creval sale del 3,28% a 7,9 euro per azione.

Fonte : www.milanofinanza.it

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