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Banco Bpm e Unicredit: matrimonio con un Rote al 7% nel 2023

La banca guidata dal ceo Orcel soffre oggi in borsa dopo l'ennesima indiscrezione sulle difficoltà di un accordo con il Mef su Mps. Ormai manca una settimana alla trimestrale di Unicredit e i bonus fiscali (Dta) per ora non sono stati prorogati al 2022. Gli analisti iniziano a fare due calcoli su un M&A tutto lombardo che avrebbe una buona redditività (Rote)

Banco Bpm e Unicredit: matrimonio con un Rote al 7% nel 2023

Un matrimonio complicato fra Unicredit e Mps, pare più semplice quello con Banco Bpm a questo punto. Se, infatti, l'aumento di capitale dovesse passar

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Un matrimonio complicato fra Unicredit e Mps, pare più semplice quello con Banco Bpm a questo punto. Se, infatti, l’aumento di capitale dovesse passare da 2,5 a 7 miliardi di euro e la riduzione di personale coinvolgere 14 mila persone su 20 mila, l’operazione parrebbe “irrealistica” (Bestinver). E una combinazione fra i due gruppi lombardi a questo punto emerge come più semplice e interessante.

La distanza tra le parti si sarebbe concretizzata sull’entità del rafforzamento patrimoniale di Siena per garantire a Unicredit la neutralità patrimoniale dell’operazione, con il governo che non vorrebbe allontanarsi troppo dall’aumento di 2,5 miliardi previsto nello scenario standalone condiviso con la Bce, mentre Unicredit riterrebbe necessari oltre 5 miliardi (Reuters parla di 7 miliardi, oltre i 5 spesi nel 2017 dal governo per permettere a Intesa Sanpaolo di rilevare le due popolari venete).

Il Messaggero scrive, citando fonti dirette del dossier, che il ceo Orcel ha posto un aut aut alla controparte: term sheet (accordo quadro) entro il 27 ottobre (il giorno del board, prima dell’annuncio della trimestrale), rinviando l‘execution ai mesi successivi, oppure l’istituto potrebbe abbandonare il tavolo. Orcel sarebbe pronto a presentare il nuovo piano al 2025 entro novembre anche senza Mps, aggiunge il quotidiano. Fra l’altro, la stessa Unicredit avrebbe sollecitato la presentazione di manifestazioni di interesse per le sue attività di leasing per sondare l’interesse degli investitori nell’ambito della valutazione di una potenziale vendita, scrive Reuters.

Secondo Equita Sim, nonostante Unicredit appaia la migliore controparte per rilevare Mps, “una potenziale interruzione delle trattative con il Mef potrebbe essere una notizia negativa per il titolo a breve termine”. Allo stesso tempo, tuttavia, gli analisti valutano positivamente la disciplina del manager “nel non dover perseguire necessariamente l’operazione… Se l’accordo con Mps dovesse fallire”, Equita si aspetta un effetto positivo per Banco Bpm, dal momento che la Sim milanese ritiene che aumenterebbe l’impatto speculativo in vista di un possibile M&A”.

Anche Citi ritiene si aspetta che la situazione rimanga “molto fluida, e potenzialmente Unicredit potrebbe guardare anche ad altre alternative, per esempio a Banco Bpm, il cui prezzo delle azioni potrebbe trarne beneficio”. Gli analisti della banca d’affari americana, in un calcolo di qualche mese fa, hanno valutato la possibilità di un merger fra i due istituti lombardi, che permetterebbe di avere un gruppo, nel caso di sinergie di costo per il 25% e sui ricavi del 5%, con un Rote (Return on tangible equity, è il rendimento del patrimonio netto tangibile) atteso al 2023 al 7% (+0,7% rispetto all’ipotesi standalone) e di aumentare l’utile per azione in capo all’acquirente dell’8%.

Il gruppo risultante viaggerebbe ad un rapporto P/Tbv di 0,43 volte, con Intesa Sanpaolo, per esempio, che scambia attorno a 0,9 volte e Mediobanca a oltre le 8 volte. Questa mattina il Ftse Mib viaggia poco sopra la parità, mentre Unicredit cede lo 0,56% a 11,65 euro, Mps lo 0,23% a 1,08 euro e Banco Bpm lo 0,5% a 2,89 euro.

Fonte: Milanofinanza.it

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