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Il bilancio del primo trimestre dei mercati finanziari

Il bilancio del primo trimestre dei mercati finanziari

I primi tre mesi del 2022 sono stati senz'altro densi di avvenimenti drammatici, con evidenti ripercussioni  sull'economia reale e sui mercati

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I primi tre mesi del 2022 sono stati senz’altro densi di avvenimenti drammatici, con evidenti ripercussioni  sull’economia reale e sui mercati finanziari. Nonostante ciò, specialmente sui mercati finanziari, le perdite, pur importanti, non si sono rivelate particolarmente infauste.
I principali indici di Borsa  confermano una contingenza complicata ma con dati in decisa contrapposizione con la rilevazione precedente
Guardando  al passato gli occhi vanno ai primi mesi del 2020, in coincidenza con la circolazione del virus quando tutti i listini hanno riportato importanti flessioni per poi comunque  recuperare velocemente nei mesi a venire. In questi primi mesi del 2022 tra le macro aree è l’Asia ad ottenere la miglior performance, seguita da Usa ed Europa. Chiude il ranking la Russia. Discreti  i movimenti sul piano valutario: l’euro allunga sulla  lira turca e sullo yen; debole invece,  nei confronti del dollaro Usa e yuan. Per quanto riguarda invece il risparmio gestito le categorie più efficienti  dal punto di vista geografico sono quelle che investono in  Brasile, Turchia, Africa e Indonesia e  I paesi emergenti figurano anche in chiusura del ranking con la Russia Il clima di insicurezza  incoraggia società a elevata capitalizzazione di borsa e mature. Nelle categorie azionarie settoriali e tematiche primeggia la corsa delle materie prime, in particolare i metalli minerali non preziosi e le fonti tradizionali di energie. Soffrono nel periodo in esame i prodotti ESG a causa di una rotazione settoriale originata da prese di profitto e operazioni speculative.. La natura  temporanea del rallentamento  dei comparti green,  potrebbe aver generato delle buone  occasioni di acquisto. Flette anche il mercato obbligazionario. L’America Latina è l’unico Paese con buoni risultati per l’investitore europeo in proporzione, il conflitto ha impattato sul comparto  obbligazionario  più che sull’azionario: le perdite in media sono solo lievemente inferiori a quelle registrate nel primo trimestre del 2020. L’inflazione si conferma un tematica  vincente, anche se non realizza performance positive ma, in ogni caso, si posizione discretamente  e continua a raccogliere le preferenze dei risparmiatori. Le scadenze brevi e i rating meno elevati rappresentano altri fattori di successo. Per un investitore europeo anche i bond statunitensi risultano vantaggiosi ma la causa è principalmente l’apprezzamento del dollaro.
In conclusione, possiamo sostenere  che nonostante il conflitto scoppiato in Ucraina con tutte le conseguenze sull’economia reale, i mercati finanziari non sono nel panico. È vero che la volatilità è ampia e non  trascurabile, ciononostante  i volumi sono ancora apprezzabili Non si registrano  fughe dagli investimenti o mercati immobilizzati , come invece si era verificato nel corso della crisi dei debiti sovrani.. Si nota invece evidentemente  un trasferimento  di capitali verso quegli asset che, a vario titolo, traggono vantaggio dalla tensione: settoriali difesa, materie prime e secondariamente beni rifugio sono le destinazioni privilegiate.
Storicamente l’alta volatilità si presenta come movimenti fulminei e violenti, che si concludono in tempi relativamente brevi.. Si nota inoltre che i macro trend strutturali non risultano invalidati dai ritracciamenti dell’ultimo trimestre: con le dovute correzioni, un portafoglio bilanciato in ottica di medio-lungo periodo può risultare ancora efficiente.
a cura dott. Francesco Megna – Referente Commerciale Banca

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