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Osservatorio Enpaia-Censis: alle famiglie il cibo piace sano, locale e sostenibile

Nei primi 9 mesi del 2021 la spesa per i consumi alimentari domestici segna +0,7% spetto allo stesso periodo del 2020

Osservatorio Enpaia-Censis: alle famiglie il cibo piace sano, locale e sostenibile

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L’onda lunga del lockdown, a tavola. Mentre il settore della ristorazione continua a pagare un prezzo altissimo alla pandemia, anche il progressivo ritorno alla normalità non ha intaccato il rapporto con il cibo che si materializza, nella quotidianità degli italiani, soprattutto nel mangiare prodotti acquistati e cucinati in casa.

Nei primi 9 mesi del 2021 la spesa per i consumi alimentari domestici segna +0,7% rispetto allo stesso periodo del 2020, anno in cui si è registrato un picco del +7,4% rispetto al 2019. Lo indica il nuovo rapporto sulla filiera del cibo dell’Osservatorio Enpaia-Censis. Con la pandemia si è imposta la convivenza di due esigenze: i prezzi sostenibili e quella di prodotti con un effetto positivo sulla salute, a ridotto impatto ambientale.

«La potenza della filiera del cibo, ovvero l’insieme strutturato dei protagonisti che offrono la disponibilità dei prodotti alimentari, trasferendoli dai campi alle tavole – si legge nel rapporto – è la migliore garanzia che l’agricoltura, come suo motore trainante, è destinata a rilanciarsi nel prossimo futuro». In pieno periodo pandemico, nel 2020, la spesa alimentare complessiva degli italiani ha raggiunto i 160 miliardi di euro, l’1,9% in più rispetto all’anno precedente grazie soprattutto a negozi di prossimità e acquisti online. La quota sul totale dei consumi ammontava al 16,7%, rispetto al 14,8% della media Ue. In precedenza era del 14,3% in Italia e del 13% nella Ue. Anche nei periodi più duri di restrizioni la spesa alimentare ha tenuto con il ricorso più intenso a supermercati, negozi di vicinato e ecommerce.

Inoltre, secondo il rapporto, il 75,8% degli italiani ha fiducia che la filiera, anche nell’emergenza, continuerà a garantire gli approvvigionamenti alimentari sugli scaffali di negozi e supermercati.

La consuetudine di mangiare prodotti acquistati e cucinati in casa, che riguarda 8 italiani su 10 ed è uscita rafforzata dalla pandemia, non sempre però è sinonimo di qualità. «La funzionalità – spiega il rapporto – è uno dei vettori decisivi del rapporto delle persone con il cibo, con la spesa che viene modulata sulla necessità di garantire nel quotidiano, spesso concitato, i prodotti per cucinare». La funzionalità implica anche velocità e facilità di utilizzo, tanto che al 17% degli italiani capita con frequenza (e al 54% occasionalmente) di consumare prodotti in scatola surgelati.

Il rapporto certifica infine l’importanza del ricorso alle piattaforme del food delivery, usate “spesso” dal 13% degli italiani e occasionalmente dal 45,5%; percentuali che raddoppiano tra i giovani. La riscoperta dei consumi domestici si estende anche al luogo di lavoro per il 57,8% degli occupati. È l’amplificazione di una tendenza già in atto in epoca pre pandemica: ma la riscoperta di massa della fruizione domestica del cibo, sia acquistato che cucinato – conclude il rapporto – non annuncia un effetto sostituzione prolungato nel tempo rispetto al “fuori casa” come dimostra la crescita del desiderio di partecipare, “non appena possibile”, a eventi legati al mondo del cibo e del vino come le degustazioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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