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Biossido di titanio vietato dai cibi ma non dai farmaci: ecco dove si trova oggi

Vietato il biossido di titanio negli alimenti. Secondo la Commissione europea, che ha rivalutato i dati in merito al biossido di titanio, l’additivo E171 è da sostituire. Dove si trova oggi?

Biossido di titanio vietato dai cibi ma non dai farmaci: ecco dove si trova oggi

La Commissione europea ha ufficialmente vietato il biossido di titanio come additivo alimentare (E171). Dopo quasi due anni dalla richiesta ufficiale,

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La Commissione europea ha ufficialmente vietato il biossido di titanio come additivo alimentare (E171). Dopo quasi due anni dalla richiesta ufficiale, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha aggiornato il suo parere (datato 2016) sull’uso del biossido di titanio negli alimenti. Nulla cambia invece per gli altri utilizzi, a partire da quelli estetici, fino all’uso nei farmaci.

L’uso del biossido di titanio era già sconsigliato e vietato in diversi Paesi. Il divieto europeo arriva con leggero ritardo e sarà applicato con uno scarto ulteriore di 6 mesi, per lasciare ai Paesi la possibilità di organizzarsi. Ma a cosa serve il biossido di titanio? Il suo utilizzo non è essenziale, non ha valore tecnologico, cioè è usato solo a scopo estetico. Non ha valore nutritivo, né di conservazione.

Ha però un valore di genotossicità pericoloso e l’utilizzo in prodotti per bambini preoccupa ancora di più. Ecco dove si trova e come evitarlo.

La Commissione europea sul biossido di titanio: una decisione per la salute, ma in ritardo

La Commissione europea, il 14 gennaio 2022, ha preso una decisione definitiva sul biossido di titanio. Presentata da almeno due anni, la richiesta per la rivalutazione (datata 2016) è stata effettuata e i dati hanno supportato la richiesta e l’attuazione di un divieto di utilizzo del biossido di titanio come additivo alimentare.

Il biossido di titanio si riconosce sull’etichetta – quando viene riportato – con il codice E171. Con uno scarto di altri 6 mesi, quindi a partire da questa estate, i Paesi dovranno collaborare per eliminare questo additivo dagli alimenti.

Diversamente, per gli altri utilizzi del biossido di titanio, non è previsto nessun divieto. Al momento è stata riconosciuta la genotossicità in riferimento all’assunzione di cibo e non negli altri utilizzi.

Che cos’è il biossido di titanio e dove si trova

Ha però un valore di genotossicità pericoloso e l’utilizzo in prodotti per bambini preoccupa ancora di più.

All’interno delle creme non è dannoso, ma lo è quando si respira in grandi quantità durante l’estrazione e la lavorazione.

Dove viene utilizzato? Nel settore alimentare si trova ancora in:

  • dolci e prodotti da forno
  • zuppe e brodi
  • salse pronte
  • gomme da masticare e caramelle
  • creme spalmabili
  • frutta secca trasformata

Nel settore dei cosmetici si trova in:

  • creme per il cambio del pannolino
  • ciprie e trucchi
  • deodoranti
  • dentifrici
  • creme solari

Nei farmaci l’utilizzo di biossido di titanio non verrà vietato. Al momento, secondo quanto ha dichiarato l’EMA (Agenzia Europea del Farmaco), non è possibile sostituirlo in un lasso di tempo breve.

Quali sono i rischi legati al biossido di titanio: salute, ambiente e diritti umani

I rischi legati al biossido di titanio sono dovuti alla sua genotossicità. Con questo termine ci si riferisce alla capacità della sostanza di danneggiare il DNA e il materiale genetico delle cellule. La genotossicità può portare a effetti cancerogeni. La possibilità ha reso necessario il divieto nell’uso alimentare.

Ma l’estrazione di biossido di titanio ha diversi altri punti di problematicità. Le problematiche ambientali dell’estrazione, si accompagnano a quelle legate alla salute durante la lavorazione. I rischi riguardano l’esposizione di livelli di radiazione dovuta a presenza di uranio e altri materiali simili. Inoltre, bisogna considerare questo settore nel quadro più ampio dello sfruttamento dei lavoratori.

Nel complesso il divieto di utilizzo di biossido di titanio può avere diversi effetti positivi, come la diminuzione dello sfruttamento e dei danni ambientali.

Fonte: Money.it

 

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