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Il far west dei Bitcoin è un po’ meno selvaggio. Nasce l’albo dei cripto-operatori italiani

Exchanger e professionisti del settore dovranno comunicare alle autorità i dati su clienti e operazioni effettuate. La prima forma di monitoraggio del mondo cripto in Italia

Il far west dei Bitcoin è un po’ meno selvaggio. Nasce l’albo dei cripto-operatori italiani

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Quante volte lo abbiamo sentito dire nell’ultimo anno? Autorità, esperti, legislatori, banche ecc. Uno dietro l’altro hanno lanciato appelli molto simili: il Bitcoin e il mercato delle criptovalute hanno bisogno di regole. Dal rischio di finanziamento illecito a terrorismo e mafie passando per la minaccia che le monete crittografiche porrebbero alle politiche monetarie delle banche centrali: le cripto, come tutte le innovazioni, sono un’opportunità ma anche un pericolo. L’Italia, in linea con la normativa antiriciclaggio europea, sta accelerando il ‘censimento’ del settore. Un decreto del ministero dell’Economia istituisce un registro per gli operatori che gestiscono moneta virtuale, obbligandoli a comunicare i dati di clienti e operazioni eseguite. È la prima forma di monitoraggio del mondo cripto in Italia.

Il G7 Finance – il summit dei ministri delle Finanze delle sette grandi economie occidentali – lo diceva già a ottobre: le cripto possono diventare fonte di instabilità. Il rischio è duplice: da un lato abbiamo bisogno di costruire un modello di finanza sostenibile, dove le novità più disruptive – come il Fintech – possano favorire l’innovazione senza produrre danni collaterali. Poi, va messa al riparo la capacità di banche centrali ed autorità internazionali – come l’FMI – di condurre politiche monetarie in modo efficace, senza che si sviluppino ambienti alternativi dove la lunga mano del legislatore non possa più intervenire.

“Serve una nuova Bretton Woods” tuonava Paolo Savona qualche mese fa, riferendosi alla necessità di trovare un minimo comun denominatore tra Stati e autorità monetarie di fronte all’ascesa delle criptovalute private. “L’innovazione tecnologica della finanza – secondo il presidente Consob – se da un lato è sinonimo di libertà e progresso, rischia, dall’altro, di trasformarsi in una minaccia per gli investitori meno competenti”. In attesa di una nuova Bretton Woods – ammesso che mai si terrà – gli stati si muovono da battitori liberi. L’Italia, ad esempio, sta procedendo a spron battuto verso la nascita di un registro degli operatori di valute digitali.

Un albo di professionisti e aziende impegnati nel settore, dall’exchanger al consulente. Tra questi, ad esempio, spunta il nome di Ferdinando Ametrano, amministratore delegato di CheckSig e docente di Bitcoin and Blockchain Technology all’Università di Milano Bicocca. “L’istituzione di un registro dei virtual asset service provider era prevista da anni nel nostro ordinamento” dice ad Huffington Post. “Se le norme presenti nel decreto saranno confermate, saranno utili a discriminare gli operatori affidabili dai cialtroni improvvisati”.

La prima volta, nel nostro paese, che si procede con un censimento del genere. “Una vera e propria anagrafe degli operatori del mondo cripto” ci spiega Angelo Messore, partner responsabile del dipartimento Fintech dello studio Lexia Avvocati. Regolare Bitcoin e compagnia, fanno notare dallo studio Lexia, è una sfida particolarmente complessa per il legislatore. “Sebbene esistano delle spinte sovranazionali tese ad armonizzare le regole, sono ancora ampi i margini di discrezionalità accordati agli stati membri. In questo contesto – prosegue Messore – il legislatore italiano si è premurato di allineare le regole domestiche antiriciclaggio alle indicazioni europee, prevedendo che i prestatori di tali servizi siano annoverati tra i soggetti tenuti a obblighi di adeguata verifica della clientela e di segnalazione delle operazioni sospette di riciclaggio alla Banca d’Italia”.

L’iscrizione al nuovo registro non potrà essere evitata, pena la sospensione immediata dell’attività. Un elenco, ma non solo. Perché il decreto dispone anche l’obbligo di comunicazione da parte degli operatori di tutta una serie di dati, tra cui:

  • il saldo totale delle valute legali e virtuali di ogni cliente
  • il valore di tutte le operazioni di conversione da valuta tradizionale a cripto e viceversa
  • il valore di tutte le operazioni di trasferimento di valuta legale e virtuale in entrata e in uscita del cliente rispetto all’operatore utilizzato.

Il decreto prevede inoltre che l’Oam, cioè il già esistente organismo per la gestione degli elenchi degli agenti e mediatori finanziari incaricato di occuparsi del nuovo registro

collabori con forze dell’ordine e magistratura quando necessario, in particolare sulla condivisione dei dati. È chiaro, in questo caso, l’intento del regolatore di favorire gli sforzi delle autorità nel contrasto al riciclaggio illecito di denaro tramite criptovaluta, spiega l’avvocato Messore. “L’approccio italiano al tema risente delle ancora poche, al momento, iniziative europee, le quali prendono le mosse da possibili utilizzi illeciti delle valute digitali”. Ma il decreto, secondo Ametrano, non porterà a cambiamenti sostanziali: “Le informazioni che noi operatori dovremo inviare periodicamente sono di fatto già utilizzabili da fisco e autorità giudiziaria”.

Fonte: Huffpost

 

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