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Adesso 40mila euro, certo. Ma quanto valgono davvero i Bitcoin?

Non è una moneta secondo lo schema tradizionale. Ma soddisfa l'esigenza di una valuta digitale e indipendente. E quindi ha un valore.

Adesso 40mila euro, certo. Ma quanto valgono davvero i Bitcoin?

La risposta potrebbe essere semplice: seppur tra molte oscillazioni, il prezzo dei Bitcoin è superiore ai 40.000 euro ed è quattro volte il prezzo di

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La risposta potrebbe essere semplice: seppur tra molte oscillazioni, il prezzo dei Bitcoin è superiore ai 40.000 euro ed è quattro volte il prezzo di un anno fa. In realtà il prezzo dei Bitcoin rappresenta un enigma per gli esperti di finanza. Per costoro, i Bitcoin ricordano molto la leggenda del calabrone che non potrebbe volare in quanto non rispetterebbe le leggi della fisica. La tesi fu avanzata dallo scienziato Antoine Magnan nel 1934 ed è stata considerata valida per molto tempo salvo poi venire smentita da analisi approfondite sulla dinamica del volo dell’insetto nel 2005. Ci sono voluti settanta anni per venire a capo di una ovvietà…

Al pari del calabrone, gli esperti di finanza si affannano a sostenere che non c’è valore nei Bitcoin e che quindi il volo del suo prezzo sarebbe del tutto inspiegabile e non sarebbe altro che una clamorosa bolla destinata a sgonfiarsi. E’ da tempo che questa tesi viene avanzata eppure il prezzo continua ad essere elevato ed anzi è cresciuto. Se si tratta di una bolla la sua durata è un fatto raro.

Per rispondere alla domanda conviene domandarsi cosa è il Bitcoin.

Il Bitcoin è un ‘‘oggetto’’ digitale che presenta una doppia natura: moneta digitale e asset digitale.

Nella sua essenza un Bitcoin è una sequenza di bit (id digitale) che viene registrata nella blockchain identificando in modo univoco il possessore. Anche il possessore è noto sotto forma di un codice. Si tratta di informazioni note a tutti coloro che frequentano la blockchain.

Ma perché Bitcoin vale oltre 40.000 euro?

Passiamo in rassegna le due diverse ipotesi.

Se Bitcoin è una moneta digitale allora per noi cittadini europei dovrebbe essere del tutto equiparabile ad una moneta reale come il dollaro e il prezzo di 40.000 euro non sarebbe altro che il tasso di cambio del Bitcoin: per avere un Bitcoin occorre corrispondere 40.000 euro. A ben guardare Bitcoin non ha le caratteristiche per essere una moneta.

Da quando è stata inventata, la moneta ha sempre avuto tre caratteristiche: deve essere mezzo di scambio, cioè deve essere accettata per scambiare beni e servizi, deve essere riserva di valore, cioè conservare il suo valore nel tempo e, infine, deve essere unità di conto con la quale si misura il valore di attività finanziarie reali, beni e servizi.

Bitcoin non presenta queste caratteristiche. Salvo casi molto rari (come recentemente El Salvador) non ha corso legale e quindi un negoziante non è obbligato ad accettare Bitcoin in cambio della sua merce come invece accade per l’euro. Non è stabile nel corso del tempo: per capirsi una tazzina di caffè ha avuto più o meno lo stesso prezzo dopo l’adesione all’euro, non altrettanto accadrebbe se decidessimo di pagare in Bitcoin: il suo prezzo potrebbe anche avere oscillazioni del 50% in due mesi. Infine l’essere unità di conto presuppone che i beni e i servizi siano valutati anche in Bitcoin – oltre che in euro. Una doppia moneta che esiste soltanto in alcuni paesi soggetti a restrizioni finanziarie.

Se non è una moneta allora il Bitcoin sarà un asset digitale cioè un titolo (in questo caso una sequenza di bit) che mi dà diritto ad usufruire di alcuni servizi/benefici. Qui il discorso si fa più complicato in quanto non c’è prerogativa che sia unica del Bitcoin e quindi che ne giustifichi questa interpretazione. L’unica prerogativa sembra essere quella della notarizzazione. Poiché le transazioni in Bitcoin sulla blockchain sono immutabili, posso attaccare a loro una informazione per far sì che questa sia reperibile e considerata certa.

Di fronte a queste considerazioni si è giunti a paragonare i Bitcoin all’oro. Anche l’oro non ha di fatto alcun valore se non per la sua natura ornamentale in alcune civiltà, eppure è un bene rifugio in situazioni di crisi. I sostenitori di questa tesi pensano che poiché le nuove emissioni di Bitcoin sono sempre meno sostanziose e il quantitativo si avvicina alla sua consistenza definitiva, il prezzo sconti l’effetto cosiddetto ‘‘terre rare’’ con il prezzo che aumenta in quanto l’offerta è limitata e le persone desiderano detenere Bitcoin come bene rifugio. E’ una interpretazione che può avere un suo significato anche se occorre ricordare che l’oro rappresenta un unico come bene rifugio difficilmente replicabile.

Passate in rassegna le posizioni degli scettici rimane da capire il perché del prezzo di Bitcoin. Una prima risposta è che il Bitcoin è il frontrunner nell’ambito delle criptovalute, ha i riflettori puntati addosso e questo fa sì che se Elon Musk decide di accettare i Bitcoin per comprare uan Tesla il suo prezzo si impenna in quanto significa che si avvicina a diventare una moneta (mezzo di scambio). Una risposta più articolata è data dal fatto che c’è voglia di una moneta digitale che bypassi (tramite la blockchain) il sistema bancario e i circuiti delle carte di credito e che sia universale senza sottostare alle decisioni di politica monetaria di una Banca Centrale (il quantitativo è determinano in modo automatico). E’ difficile stabilire se Bitcoin sarà in grado di soddisfare queste aspettative, ma è sicuro che ne alimentano il valore. Si badi bene che non è l’unica proposta sul tavolo. Il tentativo di Libra avanzata da Facebook andava proprio nella direzione di creare moneta digitale sovranazionale, l’euro e il renmibi digitale si candidano ad essere monete emesse da banche centrali ma che bypassano il sistema bancario.

Il mondo della moneta è in fermento con innovazioni che potrebbero davvero cambiarne la sua storia. Ne vedremo delle belle.

Fonte: Huffpost

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