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La corruzione dilagante sui migranti e la propaganda clericale

La corruzione dilagante sui migranti e la propaganda clericale

L’ultima vicenda che ha visto la moglie del responsabile del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno indagata p

Accogliere profughi e migranti in nazioni a loro culturalmente simili
SITUAZIONE MIGRAZIONE A NORD EST. Per nulla facile contrastare e regolamentare il fenomeno.
Le speranze dei migranti usate come armi di ricatto

L’ultima vicenda che ha visto la moglie del responsabile del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno indagata per caporalato è di una gravità assoluta e pone, nei fatti, il problema di quanto sia penetrata la corruzione nel cuore dello Stato.

E’ noto da anni che i migranti sono portati in Italia da un corridoio gestito da mafie e che chi arriva sul territorio italiano finisce nelle fauci del caporalato, che trasforma i migranti in schiavi.

A non volerlo capire c’è Papa Francesco, il cui ritornello ossessivo sull’abbattimento dei muri e dei confini è funzionale alla delocalizzazione di manodopera a basso costo e ad alimentare un business che coinvolge, come più volte si è visto, organizzazioni di varia natura, volte apparentemente alla solidarietà e, di fatto, allo sfruttamento.

La propaganda clericale copre così un marciume dilagante che l’ultimo episodio ci fa capire essere penetrato nei gangli dello Stato e che si configura come alto tradimento da parte di chi dovrebbe garantire la legalità.

Nella fattispecie la gravità del fatto è che è difficile pensare che il responsabile del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione non sapesse nulla delle attività della moglie e di quanto avveniva nel foggiano.

Il capo Dipartimento non vedeva, non sapeva, ignorava persino quanto avveniva in casa sua.

Se così fosse andrebbe cacciato dai ruoli dello Stato per manifesta incapacità. Se non è così è peggio.

E’ del tutto evidente che c’è un legame oggettivo, non necessariamente intenzionale, tra la propaganda del Papa regnante, gli interessi del Grande Reset e quelli, miserrimi, delle varie organizzazioni che guidano i nuovi schiavi verso la schiavitù.

Il Papa, come il capo del Dipartimento, non vede, non sente, ma recita il ritornello dei migranti: un gingol che copre, oggettivamente, anche se non necessariamente intenzionalmente, le più nefande operazioni di sfruttamento e dei mercanti di esseri umani.

La decadenza dello Stato ex democratico è sotto gli occhi di tutti e le libertà civili, se sono nelle mani di funzionari come il capo Dipartimento, marito della signora indagata per caporalato, sono ormai preda di una deriva totalitaria che si ammanta di buonismo e di misericordia.

Il gesuitismo, alleato dei “Trenta tiranni” della finanza internazionale produce mostri.

Rimane una domanda finale: “Draghi che fa?”.

Se lo Stato è ridotto come il Dipartimento delle libertà civili e dell’immigrazione altro che Draghi. Ci vuole Mastro Lindo.

Fonte: Nuovo Giornale Nazionale

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