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Regime forfettario 2022: requisiti, come funziona e cosa cambia

Regime forfettario 2022: quali sono le novità per le partite IVA? Tra nuovi adempimenti e vecchie regole, vediamo cosa cambia il prossimo anno per la flat tax al 15% (e al 5% per le start up).

Regime forfettario 2022: requisiti, come funziona e cosa cambia

Quali sono le novità per le partita IVA in regime forfettario nel 2022? Nella guida di seguito vediamo quali sono i requisiti per accedere alla flat t

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Quali sono le novità per le partita IVA in regime forfettario nel 2022? Nella guida di seguito vediamo quali sono i requisiti per accedere alla flat tax del 15%, ma anche cosa cambia col nuovo anno. Per esempio, si fa sempre più concreta la possibilità che la fatturazione elettronica diventi uno degli adempimenti obbligatori anche per le partite IVA forfettarie.

Per il resto, bisognerà attendere il testo della Legge di Bilancio 2022 per essere certi che tutti i parametri (comprese le cause di esclusione) rimangano le stesse. A oggi però, considerando il testo della manovra in attualmente in lettura al Senato, non dovrebbero esserci ulteriori cambiamenti.

In attesa del provvedimento ufficiale, vediamo quello una partita IVA in regime forfettario deve sapere.

Regime forfettario 2022: requisiti, cosa cambia e novità per le partite IVA

Partita IVA in regime forfettario: cosa significa?

Partiamo dalle basi: che cosa significa essere una partita IVA in regime forfettario? Si tratta di un regime fiscale per le partite IVA individuali, il cui scopo è quello di garantire alcune semplificazioni sia a livello fiscale che a livello contabile.

È stato introdotto dalla Legge di Stabilità 2015 (legge 190/214) e poi è stato riformato da:

  • la legge di Stabilità 2016 (legge 208/2015);
  • la legge di Bilancio 2020 (legge 190/2019).

    Proprio la Legge di Bilancio 2020 ha cambiato i parametri di accesso alla definizione agevolata. Attualmente, il regime forfettario è l’unico che garantisce alle partite IVA una gestione con alcune agevolazioni rispetto al regime ordinario.

Requisiti di accesso al regime forfettario 2022

Non sono previsti cambiamenti ai requisiti di accesso al regime forfettario per il prossimo anno, quindi nel 2022 dovrebbero essere valide le stesse regole e i medesimi limiti in vigore quest’anno. Per essere certi, tuttavia, aspettiamo il testo ufficiale della Legge di Bilancio.

Gli altri requisiti sono:

  • non aver sostenuto spese superiori a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per compensi erogati ai collaboratori, anche assunti per l’esecuzione di specifici progetti;
  • non aver percepito oltre 30.000 euro di redditi da lavoro dipendente o da pensione. Tale soglia non si applica ai lavoratori licenziati o che si sono dimessi, che quindi hanno libero accesso al regime agevolato.

Non sono previsti limiti di spesa per i beni strumentali.

Quanto si paga di tasse col regime forfettario?

Il regime forfettario consiste nell’applicazione di un’aliquota di tassazione fissa su ricavi e compensi fino a un massimo di 65.000 euro annui.

La tassa fissa è:

  • al 5% per le start up;
  • al 15% per le altre partite IVA.
    Per calcolare quante tasse si pagano, bisogna moltiplicare l’importo fatturato per l’aliquota fiscale del 5% o 15% e successivamente moltiplicare per il coefficiente di redditività.

Gli adempimenti della partita IVA forfettaria: scontrino elettronico obbligatorio

Per quanto riguarda gli adempimenti collegati al regime forfettario, abbiamo detto che si tratta di una forma di tassazione con delle semplificazioni fiscali. Tuttavia degli obblighi ci sono: chi vuole usfruire della tassazione agevolata al 15% è obbligato a emettere lo scontrino elettronico.

La memorizzazione e l’invio dei corrispettivi giornalieri all’Agenzia delle Entrate può avvenire:

  • con l’acquisto di un nuovo registratore telematico (si può usufruire del relativo bonus, che arriva a un massimo di 250 euro);
  • adeguando, se tecnicamente possibile, il proprio registratore di cassa (il credito d’imposta, in questo caso, è di 50 euro);
  • utilizzando i servizi online gratuiti del sito dell’Agenzia delle Entrate.

Novità sulla fatturazione elettronica per i forfettari

A oggi la fattura elettronica non è obbligatoria per le partite IVA in regime forfettario, ma la prospettiva potrebbe cambiare a breve. Il 5 novembre è stato pubblicato il documento con cui l’Italia ha proposto alla Commissione Europea la proroga dell’obbligo di fatturazione elettronica fino al 31 dicembre 2024, con l’estensione dell’adempimento al regime forfettario.

La proposta riguarda la richiesta di autorizzazione da parte dell’Italia di continuare ad applicare la deroga agli articoli 218 e 232 della direttiva IVA, così da poter continuare a imporre la fatturazione elettronica obbligatoria. La deroga vigente, infatti, è in scadenza al 31 dicembre 2021.

Fac simile fattura elettronica in regime forfettario

I titolari di partita IVA che emettono fattura nel regime forfettario non devono assoggettare i compensi fatturati a ritenuta d’acconto.

Quando un professionista o un agente in regime forfettario riceve un incarico è bene che comunichi alla controparte il non assoggettamento a ritenuta d’acconto, così da non generare confusione negli adempimenti che il committente deve eseguire.

Le fatture emesse dai forfettari devono essere assoggettate a imposta di bollo da 2 euro nel caso in cui l’importo totale della fattura sia superiore ad euro 77,47.

Come si calcola il reddito in regime forfettario e codici ATECO

Le partite IVA forfettarie determinano il reddito da assoggettare a tassazione fiscale e contributi previdenziali applicando la seguente relazione:

Reddito fiscale= Fatturato*coefficiente di redditività

dove il coefficiente di redditività varia da contribuente a contribuente, a seconda del tipo di attività svolta e del relativo codice ATECO.

GRUPPO DI SETTORE COD. ATTIVITÀ ATECO 2007 COEFFICIENTE DI REDDITIVITÀ
Industrie alimentari e delle bevande (10-11) 40%
Commercio all’ingrosso e al dettaglio 45 – (da 46.2 a 46.9) – (da 47.1 a 47.7) – 47.9 40%
Commercio ambulante di prodotti alimentari e bevande 47.81 40%
Commercio ambulante di altri prodotti 47.82 – 47.89 54%
Costruzioni e attività immobiliari (41 – 42 – 43) – (68) 86%
Intermediari del commercio 46.1 62%
Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (55 – 56) 40%
Attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari e assicurativi (64 – 65 – 66) – (69 – 70 – 71 – 72 – 73 – 74 – 75) – (85) – (86 – 87 – 88) 78%
Altre attività economiche (01 – 02 – 03) – (05 – 06 – 07 – 08 – 09) – (12 – 13 – 14 – 15 – 16 – 17 – 18 – 19 – 20 – 21 – 22 – 23 – 24 – 25 – 26 – 27 – 28 – 29 – 30 – 31 – 32 – 33) – (35) – (36 – 37 – 38 -39) – (49 – 50 – 51 – 52 -53) – (58 – 59 – 60 – 61 – 62 – 63) – (77 – 78 – 79 – 80 – 81 – 82) – (84) – (90 – 91 – 92 – 93) – (94 – 95 – 96) – (97 – 98) – (99) 67%

Chi non può accedere al regime forfettario

Chi sono gli esclusi dal regime forfettario? Le seguenti categorie di contribuenti non possono approfittare della flat tax al 15%:

  • titolari di quote in società di persone in qualsiasi percentuale;
  • titolari di quote srl e associazioni che permettono il controllo;
  • chi ha avuto una partita iva negli ultimi 2 anni per la stessa tipologia di attività.

Scendendo più nello specifico, alcune categorie escluse sono:

  • le persone fisiche che si avvalgono di regimi speciali ai fini Iva o di regimi forfettari di determinazione del reddito;
  • non residenti, ad eccezione di coloro che risiedono in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo che assicuri un adeguato scambio di informazioni e che producono in Italia almeno il 75% del reddito complessivamente realizzato;
  • i soggetti che effettuano, in via esclusiva o prevalente, operazioni di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi;
  • gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni che partecipano contemporaneamente a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari ovvero che controllano direttamente o indirettamente società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione, le quali esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte individualmente;
  • le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta ovvero nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a tali datori di lavoro, fatta eccezione per chi inizia una nuova attività dopo aver svolto il periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni;
  • coloro che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e/o assimilati di importo superiore a 30.000 euro, tranne nel caso in cui il rapporto di lavoro dipendente nell’anno precedente sia cessato (sempre che in quello stesso anno non sia stato percepito un reddito di pensione o un reddito di lavoro dipendente derivante da un altro rapporto di lavoro).

Bonus IRPEF 100 euro anche per i forfettari?

Le partite IVA forfettarie quindi non escluse a prescindere dalla possibilità di avere il bonus 100 euro, ma devono essere in possesso di determinati requisiti.

Innanzitutto, i redditi che il titolare della partita IVA in regime forfettario produce come lavoratore autonomo devono essere considerati nella determinazione del reddito complessivo ai fini della verifica della spettanza del trattamento integrativo.

Tuttavia, con la riforma fiscale in corso, il bonus 100 euro dovrebbe essere riassorbito dalle detrazioni, che verranno rimodulate in base alla nuova IRPEF con quattro aliquote.

Partite IVA forfettarie e cessione del credito superbonus 110%

L’opzione della cessione del credito spetta anche ai forfettari, che quindi hanno la possibilità di monetizzare la detrazione fiscale. Il titolare di partita IVA in regime forfettario può beneficiare degli sconti sui lavori in casa cedendo il credito d’imposta maturato, anche al genitore. L’impresa può, a sua volta, cedere il credito ad altri soggetti, incluse banche e intermediari finanziari. Tutte le regole che i forfettari devono seguire per la cessione del credito si trovano nella risposta all’interpello n. 432 del 2 ottobre 2020.

Quanto dura il regime forfettario al 5% e gli altri vantaggi per le start up

Il regime forfettario prevede anche importanti vantaggi fiscali per chi avvia una nuova attività.

Nel dettaglio si tratta dell’aliquota dell’imposta sostitutiva ridotta al 5% in presenza dei seguenti requisiti:

  • il contribuente non deve aver esercitato, nei tre anni precedenti, attività artistica, professionale o d’impresa, anche in forma associata o familiare;
  • l’attività da intraprendere non costituisce, in nessun modo, mera prosecuzione di altra precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il caso del periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni;
  • se viene proseguita un’attività svolta in precedenza da altro soggetto, l’ammontare dei relativi ricavi e compensi realizzati nel periodo d’imposta precedente quello di riconoscimento del beneficio non supera il limite che consente l’accesso al regime.

La durata del regime forfettario start-up è limitata a cinque anni: per esempio, chi ha aperto la partita IVA nel 2019 può usufruire dell’aliquota al 5% per gli anni di imposta 2019, 2020, 2021, 2022 e 2023.

Fonte: Money.it

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