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Mercati: il NYSE rinuncia al delisting di tre titoli cinesi

Diversamente da quanto annunciato il 31 dicembre, il board del New York Stock Exchange (NYSE) ha deciso di non estromettere dal proprio indice i tre titoli Tlc China Telecom, China Mobile, China Unicom.

Mercati: il NYSE rinuncia al delisting di tre titoli cinesi

Passo indietro del New York Stock Exchange (NYSE). Nella tarda serata di ieri – lunedì 4 gennaio – il board del celebre indice statunitense ha deciso

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Passo indietro del New York Stock Exchange (NYSE). Nella tarda serata di ieri – lunedì 4 gennaio – il board del celebre indice statunitense ha deciso di non procedere con il delisting di tre titoli Tlc cinesi, China Telecom, China Mobile e China Unicom.

La prospettiva di una estromissione dall’indice dei tre colossi del Dragone era stata tracciata il 31 dicembre, e rispondeva alla necessità del NYSE di conformarsi all’ordine esecutivo della Casa Bianca di bloccare gli investimenti sui titoli legati a doppio filo all’Esercito di Liberazione Popolare, le forze armate di Pechino.

Il NYSE fa dietrofront sulle Tlc cinesi
La decisione del NYSE, annunciata dai rappresentanti dell’indice con un comunicato diramato nella serata di ieri, ha colto di sorpresa gli operatori di Borsa, ormai pronti – tra il 7 e l’11 gennaio – a rinunciare alle loro attività di trading sui tre titoli Tlc cinesi.

Il passo indietro è maturato dopo le consultazioni del board del NYSE con le autorità di regolamentazione, e ha finito per alimentare il rally delle tre aziende controllate da Pechino nei mercati asiatici, tutte in territorio positivo sulla spinta della rinnovata fiducia degli investitori.

In tal senso, un eventuale delisting non avrebbe comunque comportato un blocco completo delle operazioni di trading sulle aziende interessate dal provvedimento del NYSE: gli investitori internazionali avrebbero potuto infatti continuare a piazzare le loro scommesse su China Telecom, China Mobile e China Unicom, essendo quest’ultime quotate anche sul Hong Kong Stock Exchange (HKSE).

Il rischio, piuttosto, era di un ulteriore deterioramento dei rapporti bilaterali USA-Cina, già fiaccati negli ultimi quattro anni dall’impianto di politiche protezionistiche varato dall’amministrazione Trump e, anche, dalle azioni ostili verso Pechino sui capitoli dell’economia e della sicurezza nazionale.

In ballo, poi, c’era anche la centralità del NYSE e del mercato azionario a stelle e strisce, che negli ultimi vent’anni ha ampiamente beneficiato delle performance dei titoli cinesi, quest’ultime in grado di raccogliere 144 miliardi di dollari dall’inizio degli anni duemila ad oggi.

In ogni caso, nonostante la proclamazione del democratico Joe Biden sia ormai alle porte, il ban contro gli investimenti sui titoli cinesi legati alle armate di Pechino entrerà in vigore lunedì 11 gennaio, e alcuni indici si sono già conformati all’ordine esecutivo di Donald Trump: tra questi, l’MSCI, gli S&P Dow Jones e l’FTSE Russell, che hanno iniziato a dicembre le operazioni di delisting di alcune aziende cinesi.

Fonte: www.money.it

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